Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 25 Marzo 2022

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Nella penombra di una casa

«Maria diviene per noi il cielo che porta Dio,
in lei la divinità altissima è discesa e ha dimorato;
in lei si è fatto piccolo per rendere noi grandi,
in lei si è intessuto il vestito che sarà per la nostra salvezza. […]
Essa è la sorgente da cui sgorga l’acqua viva per gli assetati» (Efrem il Siro).

Maria di Nazareth è la Donna dell’annunciazione, la Vergine del «sì», il nuovo «Roveto ardente», in cui il Totalmente Altro si manifesta e si fa presente come Dio Vicino: un cuore aperto all’ascolto di quel Dio che parla e che vuole entrare nella storia degli uomini attraverso la disponibilità e l’accoglienza di una sua creatura. «Vergine, | cattedrale del Silenzio, | anello d’oro | del tempo e dell’eterno» (D. M. Turoldo).

Il Primo Testamento era stato traversato da un annuncio di gioia, rivolto a Israele, il popolo che Dio ha amato e custodito «come la pupilla del suo occhio» (Dt 32,10):

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«Rallégrati, figlia di Sion,
grida di gioia, Israele,
esulta e acclama con tutto il cuore,
figlia di Gerusalemme! […]
Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te
è un salvatore potente.
Gioirà per te,
ti rinnoverà con il suo amore,
esulterà per te con grida di gioia»(Sof3,14.17).

Maria di Nazareth è il compimento delle prefigurazioni dell’antica Alleanza. È la «Figlia di Sion» che «primeggia tra quegli umili e quei poveri del Signore che con fiducia attendono e ricevono da lui la salvezza. Con lei, la figlia di Sion per eccellenza, dopo la lunga attesa della promessa, si compiono i tempi e si instaura la nuova “economia”, quando il Figlio di Dio assunse da lei la natura umana per liberare l’uomo dal peccato coi misteri della sua carne» (Lumen gentium 55).

Nell’Antico Testamento l’espressione «Figlia di Sion» indicava forse un quartiere di Gerusalemme, un sobborgo di sfollati e poveri, sorto a nord della Città santa, come una propaggine, una «figlia» della capitale, dopo la distruzione della Samaria nel 721 a.C. Come, dunque, la «Figlia di Sion» era, geograficamente e socialmente, una periferia gerosolimitana, allo stesso modo la pienezza della storia di Dio con gli uomini, che prende avvio con l’incarnazione della Parola eterna nel grembo di Maria, è un evento che si inscrive in una periferia anonima dell’Impero romano, in un villaggio periferico, Nazareth. Qui, nella penombra di una casa, nel nascondimento dell’umiltà, la novità di Dio, lo straordinario che si fa evento, viene a visitare questa periferia esistenziale, per trasformarla nel centro della gioia.

«Il racconto dell’annunciazione sembra insegnarmi che si comincia da poco. Nazaret è poca cosa, la casa della ragazza è poca cosa. E chi mai ha sentito il sussurro delle parole dell’angelo o le poche parole di quella ragazza piena di sogni all’angelo? Chi ha udito il sussurro di parole che avrebbero messo in cammino il mondo? Chi le ha udite? Nessuno, eppure mettevano in cammino il mondo: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. Noi, mi dico, tutti uomini e donne, giovani e anziani, con una possibilità di nascite, dice il vangelo. Chissà se ci crediamo. O se esitiamo…

Avvenga quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode. Avvenga perché tu, Signore, vieni nella nostra città, vieni nelle nostre case. Avverrà se ti farò posto in me, nei miei pensieri, nei miei sogni, nella mia vita. Avverrà se inizierò da me, come Maria. Senza aspettare che inizino altri» (Angelo Casati).

un fratello di Bose


Fonte

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