Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 25 Aprile 2022

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Una via di pace offerta a tutti

Ricordiamo oggi, nella comunione dei santi, l’evangelista Marco. Marco, cugino di Barnaba, accompagnò Paolo nella prima missione da cui si separò poi per un contrasto, ma lo ritroviamo accanto a Paolo negli ultimi anni della sua prigionia romana. Fu soprattutto vicino a Pietro che nella sua prima lettera lo chiamerà “figlio mio”. A Marco dobbiamo il genere letterario dei vangeli: fu il primo a mettere per iscritto le parole, la vita e la passione, morte e resurrezione di Gesù.

Il brano scelto per questa festa è una parte del sommario finale del vangelo di Marco. Una parte aggiunta – ma accettata come ispirata dalla chiesa – allo scritto propriamente di Marco che terminava con lo spavento e lo stupore delle donne andate al sepolcro di fronte alla rivelazione della resurrezione: evento che supera la nostra umana misura della realtà.

Nei versetti del sommario che precedono il brano di oggi Gesù rimprovera gli Undici per la loro incredulità e durezza di cuore perché non hanno creduto a quanto detto dai primi annunciatori della risurrezione. E tuttavia proprio a loro, non a dei professionisti di santità, affida il compito di annunciare l’evangelo. “Andando in tutto il mondo proclamate l’evangelo a ogni creatura …”: è un compito infinito e immenso eppure affidato a poveri discepoli e discepole che potranno contare solo sull’aiuto del Signore, che ha promesso il suo accompagnamento e la sua cooperazione; è evento di fede e non di progetti religiosi o calcoli politici.Il contenuto dell’annuncio è l’evangelo, la buona notizia sempre nuova cioè Gesù Cristo, figlio di Dio (e proprio così inizia il vangelo di Marco).

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“Chi crederà sarà salvato …. chi non crederà sarà condannato …”, è questa ormai la discriminante decisiva: non più puro o impuro, circonciso o non circonciso, giusto o ingiusto, santo o peccatore, ma l’accettare o non accettarela salvezza, gratuita e immeritata, che Dio ci offre in Gesù Cristo. Di fronte a Gesù si pone la nostra scelta per la vita o per la morte. Salvezza o rovina sono sempre cammini possibili per ciascuno. A tutti coloro che gemono sotto la schiavitù della morte, e di tutto il suo corteo di odio e di violenza, è offerta una via di pace al seguito del Signore risorto. 

Marco non scrive la cronaca di una storia che ha avuto un lieto fine, sarebbe solo un bel racconto edificante, Marco scrive a partire dall’evento della risurrezione, che ha lasciato i discepoli pieni di timore e stupore, e li ha costretti a rileggere la vita di Gesù, comprendendone il disegno salvifico di Dio. Sono i discepoli i primi convertiti: da una comprensione solo umana all’accoglienza di una rivelazione che riguarda la novità e la potenza di Dio.

I segni che accompagneranno la predicazione dei discepoli nella storia non possono che ricalcare la presenza di Gesù: la sua lotta contro i mali che affliggono l’uomo materialmente e spiritualmente, la capacità di ascoltare e di dire una parola di verità, il seminare speranza, il suscitare comunione … “Allora essi partirono e predicarono dappertutto mentre il Signore agiva insieme con loro …”.

fratel Domenico


Fonte

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