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Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 19 Marzo 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mt 1,16.18-21.24a

Giuseppe, uomo giusto

Chi è Giuseppe? Matteo ce ne fornisce un ritratto sobrio e allo stesso tempo splendido. Giuseppe è innanzitutto un uomo generato da un altro, Giacobbe (cf. Mt 1,16). È l’anello di una lunga catena che, a partire da Abramo, e passando per Davide, testimonia la fedeltà incrollabile di Dio al suo popolo (Mt 1,1-16), di generazione in generazione. Ma è anche l’anello, in questa lunga catena, che rischia di spezzarsi: di lui non si dice, a differenza di tutti i suoi avi che “generò”. Giuseppe è solo “generato”. Una vita votata alla sterilità la sua? 

Giuseppe è poi uno sposo. Lo sposo di Maria, la madre di Gesù. Giuseppe conduce un’esistenza semplice, che potremmo considerare molto ordinaria: di estrazione, se non povera, certamente modesta (cf. Lc 2,24), di professione falegname (cf. Mt 13,55), aveva scelto di sposare una giovane, Maria appunto, accarezzando il sogno di una famiglia, di una discendenza, di poter generare anche lui figli sulla terra.

Giuseppe, ci dice ancora il testo, era anche “uomo giusto”: perché giusto? L’ordinarietà della sua vita è sconvolta da un fatto inatteso: la sua sposa aspetta un figlio e lui sa di non esserne il padre. Come comportarsi di fronte a questo evento? La legge lo autorizzava ad un’accusa pubblica; ma egli in cuor suo medita un ripudio segreto, per non esporre la fanciulla e allo stesso tempo potersi sottrarre alla situazione che gli sta sfuggendo di mano. Uomo giusto, forse, perché media la legge con l’umanità, il rigore con l’attenzione all’altro, il proprio diritto con il rispetto del mistero dell’altro.

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Giuseppe è un uomo che pensa, che “medita”, che non agisce di impulso, che si prende il tempo per vagliare nel cuore ciò che vive. Uomo che non si accontenta di risposte prefabbricate, di soluzioni facili. Uomo incapace di “lavarsi le mani” di fronte ai problemi (Mt 27,24-26). 

È anche un “sognatore”. Non perché fantastichi ad occhi aperti, ma perché nel buio del sonno, nelle tenebre del dubbio si lascia raggiungere da qualcosa che è “altro” dai suoi pensieri, che lo supera e gli mostra orizzonti insospettati, fino al dono di una vocazione: Giuseppe? Colui che potrà dare il nome al Figlio di Dio (Mt 1,21.25): “Tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”.

E infine Giuseppe, uomo dell’obbedienza, che prontamente “fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa” (Mt 1,2). E forse proprio per questo uomo giusto… Uomo capace di credere più alla fedeltà di Dio che ai propri dubbi, uomo che risponde prontamente, con i fatti, alla vocazione ricevuta, senza esitare, senza declinare, senza tentennare. Uomo che riesce a vedere ciò che a tutti sfugge: il Figlio di Dio nel figlio di Maria. 

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Giuseppe: uomo di Dio, che si fa servo di questa straordinaria storia che è l’incarnazione; uomo che con il suo “sì” non si appropria del Figlio di Dio, ma lo inserisce, secondo la promessa (Is 7,14), nella storia di Israele, per farne dono a tutti. Giuseppe, che “generò” secondo la Legge (Mt 1,25), che “generò” secondo il cuore di Dio…

sorella AnnaChiara

Per gentile concessione del Monastero di Bose

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