In questo santo Triduo, sacramento della morte e resurrezione del Signore, lโevangelo che segna il cammino di Gesรน verso la Pasqua รจ quello giovanneo della lavanda dei piedi. Gesto umile, gesto eloquente, ma anche gesto profetico.
Gesรน dirร a Pilato che il suo regno non รจ di questo mondo (Gv 18,36). Questo vuol dire non solo che la signoria di Gesรน non sarร riconosciuta, nella sua gloria, in questo mondo, bensรฌ nellโaltro; ma vuol dire anche che il modo di regnare di Gesรน non รจ come il modo di regnare dei potenti di questo mondo.
Gesรน lo aveva detto, con altre parole, anche negli altri evangeli (cf. ad esempio Mc 10,42-45), ma qui egli lo mostra, ne fa il mimo profetico, ne dona il gesto eloquente. Sia nella sua vita sulla terra, sia nella storia degli uomini, sia nel Regno del Padre (cf. Lc 12,37), la sua signoria รจ cosรฌ che si esercita: facendo il gesto dello schiavo, gesto che neppure a un ebreo, seppure fosse schiavo, era lecito compiere, in quanto troppo umiliante.
La buona notizia risuona piรน che mai in questa pagine dellโevangelo: รจ lโannuncio che il Signore depone la vita per coloro che ama, perchรฉ essi possano vivere. ร lโannuncio di un amore grande, fino alla fine, del Signore che dona se stesso agli uomini perchรฉ gli uomini abbiano la vita per mezzo di lui.
In questo egli trova la propria gloria, gloria dellโamore, gloria di chi dร la vita per gli altri, gloria che egli non riceve dagli uomini, a cui pur si dona, ma dal Padre.
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Non solo, ma Gesรน vive il suo lavare i piedi ai discepoli come lโaccoglienza di un dono che il Padre gli ha fatto (cf. v. 1): tutto gli era stato dato dal Padre, anche i discepoli, come manifestazione dellโamore che il Padre ha per lui: โErano tuoi e li hai dati a me; โฆ io prego per coloro che mi hai datoโ (Gv 17,6.9).
In quei discepoli, che sotto la croce lo abbandoneranno, di cui uno lo tradirร e un altro lo rinnegherร , Gesรน vede lโamore del Padre che lo visita facendogli dei doni, un dono: il dono di coloro che erano del Padre e che il Padre ha donato a lui. E Gesรน li accoglie, e impara ad amarli, come il pastore buono ama le sue pecore al punto da dare, se necessario, la sua vita per loro (cf. Gv 10,11-13), e continuerร ad amarli anche dopo la sua morte e resurrezione, senza nessun rancore e senza nessuna sete di vendetta; anzi, li chiamerร โfratelliโ (cf. Gv 20,17).
Amore scandaloso, amore folle, che sfida ogni incomprensione, rifiuto e durezza, amore che trova la propria gioia nel donarsi a coloro che ama perchรฉ questi possano vivere, amore che ha come unica ricompensa lโaccogliere in dono coloro che gli vengono dati dallโamore del Padre suo e Padre nostro, dal Dio suo e Dio nostro (cf. Gv 20,17).
Per questo il gesto della lavanda dei piedi ha in sรฉ giร il germe della resurrezione, poichรฉ lโannuncio dellโevento e del mistero pasquale รจ proprio questo: grazie alla morte e resurrezione di Gesรน ormai la morte e il peccato degli uomini sono stati sconfitti, e sconfitti non solo dalla Vita, ma soprattutto dellโAmore.
Amore per i suoi che รจ ciรฒ che ha ispirato tutta la sua vita insieme a loro (cf. v. 1). Gesรน muore come รจ vissuto: amando. Ed รจ questo suo quotidiano e fedele amore che ha vinto per sempre la morte!
sorella Cecilia
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