Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 16 Ottobre 2023

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Occhi pronti ad accogliere la luce

Nel brano evangelico di oggi Gesù prende ad esempio per ammonire ed esortare la sua generazione, che non è tanto diversa dalla nostra generazione, due realtà straniere: la regina del sud e la città di Ninive, e per far questo attinge alla narrazione scritturistica, in modo specifico al bel testo del Primo libro dei Re 10,1-10 dove si narra appunto della regina di Saba che sentito parlare della sapienza di Salomone viene da lui con atteggiamento un po’ scettico e incredulo per verificare questa sua fama, e dopo averlo incontrato dichiara: “Io non credevo a quanto si diceva, finché non sono giunta qui e i miei occhi non hanno visto; ebbene non me n’era stata riferita neppure una metà!” (cf. 1Re 10,6-7), ammettendo così di essersi sbagliata nel suo essere prevenuta nei confronti di Salomone.

Il secondo esempio invece è tratto dal breve, ma anch’esso bellissimo, libretto di Giona dove si narra come all’annuncio del profeta Giona la città di Ninive fece unanimemente penitenza, governanti e sudditi, ricchi e poveri e persino gli animali in una significativa comunione e solidarietà stimolata dalle parole minacciose del profeta, che ottennero così ascolto in un fattivo cammino di conversione.

In entrambi i casi si tratta di stranieri capaci di ascolto, capaci di accoglienza delle parole dell’altro e capaci di cambiare la propria opinione o la propria condotta.

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Nei versetti successivi del brano evangelico Gesù passa dalla metafora dell’ascolto a quella della vista: occorre avere un occhio semplice, non cattivo, per lasciarci raggiungere dalla luce, quella vera, e diventare luce nella luce, come quei bei volti di santi tutti luminosi perché abitati dalla luce di Cristo e capaci di irradiare questa luce fuori di sé, illuminando chi incontrano, come la lampada posta sul candelabro per illuminare coloro che entrano nella casa.

Per riconoscere il Signore occorre quindi un cuore docile, capace di ascolto, e un occhio semplice, capace di guardare senza i filtri dei nostri pregiudizi e delle nostre presunzioni, in una costante ricerca delle tracce del suo passare nelle nostre vite come un povero e un mendicante, uno straniero e un bisognoso, uno a cui forse non daremmo spontaneamente né ascolto né attenzione.

Ma per fare questo occorre ancora prima riconoscere che siamo una generazione malvagia (“non migliore dei nostri padri” direbbe la Scrittura), una generazione incapace di discernere i segni della presenza del Signore, del suo agire, incapace di ascoltare la sua parola, il suo parlarci al cuore perché facciamo ritorno a lui. Ma nonostante ciò noi siamo costantemente visitati da colui che è venuto nel mondo per chiamare e salvare i peccatori, che è venuto per insegnarci ad ascoltare con un cuore umile ed attento e a guardare con occhi pronti ad accogliere la luce.

La regina di Saba e gli abitanti di Ninive ci siano ancora oggi di esempio e di incoraggiamento, loro che da stranieri hanno saputo accogliere e discernere l’uomo di Dio a loro inviato, o da loro cercato, e da questo incontro si sono lasciati trasformare nei propri pensieri e nella propria condotta di vita.

sorella Ilaria

Per gentile concessione del Monastero di Bose

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