Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 11 Gennaio 2023

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Il dono del futuro

Gesรน, lasciata la sinagoga, entra in casa e guarisce la suocera di Simone. La stessa sera tutta la cittร  si riunisce davanti alla porta.

Tutti sono lรฌ, tutti si riconoscono in qualche modo bisognosi. Tutti sperano che Gesรน li guarisca. Un โ€œtuttiโ€ che dice anche lโ€™enorme sofferenza che travaglia lโ€™umanitร  (Rm 8,22: โ€œtutta la creazione geme e soffre le doglie del parto fino a oggiโ€)โ€ฆ

La presenza di Gesรน sembra poter porre fine a tanta sofferenza. Tutti, quindi, accorrono, sostenuti da questa speranza. E possiamo chiederci: non รจ legittimo il loro desiderio? Chi รจ malato o oppresso dal male non ha diritto di sperare un futuro davanti a sรฉ? Certo, puรฒ e deve farlo; e questa umanitร  sofferente รจ infatti oggetto della cura amorevole del Signore; egli non vi si sottrae affatto.

Tuttavia Marco ci mette in guardia da un possibile fraintendimento, quello che qui รจ ancora in germe, ma che porterร  alla progressiva frattura tra Gesรน e la gente: tutti vanno da lui perchรฉ lo hanno visto guarire, non per quello che annuncia, non per la buona notizia che incarna. Agli occhi della gente la Parola che Gesรน va predicando (Mc 1,14) non รจ abbastanza forte, molto piรน forte appare loro la salvezza tangibile di una guarigione umanamente impossibile.

Non hanno colto che Gesรน, senza negar loro questa guarigione, vuol portarli alla salvezza profonda che solo il Vangelo puรฒ donare; certo, nel modo di Dio, non nel loro. Gesรน vuol donare loro futuro, ma quel futuro che egli incarna con la sua Parola. Quel futuro che รจ vita per lโ€™eternitร , il vero desiderio profondo dellโ€™uomo, di cui la guarigione รจ segno e caparra, non giร  realizzazione definitiva.

Ogni carne รจ come lโ€™erba, lo sappiamo bene, lo sperimentiamo e ci รจ continuamente ricordato anche dalla Parola di Dio (cf. Is 40,6); la malattia, fisica o psichica, ci mette di fronte impietosamente questa fragilitร . La malattia รจ male, e come tale รจ combattuta e mai giustificata da Gesรน; ma egli ci ricorda anche che la caducitร , il limite, la mortalitร  non sono lโ€™ultima parola: lโ€™amore, la vita per sempre, questa รจ lโ€™ultima, definitiva Parola di Dio.

La mattina dopo si consuma la prima esperienza, per i discepoli, di distanza radicale da Gesรน: essi accondiscendono al desiderio ambiguo della folla che cerca Gesรน il taumaturgo e vorrebbero che egli facesse altrettanto prestandosi al successo che ha ottenuto; ma Gesรน non puรฒ seguirli su questa strada: egli cerca chi lo ascolti, non chi lo osanni; รจ quanto emerge per lui chiaramente nella preghiera in quel luogo deserto. Lรฌ, nellโ€™assiduitร  con Dio, in quel deserto che rievoca quello delle tentazioni (cf. Mc 1,12-13) si manifesta la libertร  sovrana di Gesรน: lรฌ riconosce e vince la tentazione del successo e puรฒ rimettersi quindi in cammino: โ€œandiamocene altrove, nei villaggi vicini, perchรฉ io predichi anche lร โ€ (Mc 1,39). Non โ€œguariscaโ€, ma โ€œpredichiโ€: per lui il primato รจ dato allโ€™annuncio, anche se le guarigioni lo accompagneranno.

Gli costerร  cara questa scelta; egli sarร  a poco a poco rifiutato: le stesse folle che qui lo cercano (cf. Mc 6,56), ne chiederanno presto la morte: โ€œCrocifiggilo!โ€ (cf. Mc 15,11-14).

E questo rifiuto รจ possibilitร  reale anche per noiโ€ฆ

sorella AnnaChiara

Per gentile concessione del Monastero di Bose

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