Meditazione Per Il Primo Sabato Del Mese (Settembre 2022) Di Don Francesco Pedrazzi

367

Primo mistero della Gioia:

L’Annunciazione

26Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Il Vangelo dell’Annunciazione è spesso proclamato in occasione delle feste mariane. È forse il testo evangelico più importante sulla Vergine Maria, insieme a quello giovanneo in cui Gesù affida a sua Madre il discepolo amato e viceversa. Per accostare questo Vangelo bisogna prima di tutto allontanare la presunzione di conoscerlo già. Questa presunzione, in generale, impedisce di entrare in profondità nel testo biblico, di assaporarlo, di coglierne una luce sempre nuova per la nostra vita. 

È necessario anzitutto ricordare la collocazione redazionale del testo. L’annuncio della maternità divina alla Vergine Maria segue un altro annuncio: quello della nascita di Giovanni Battista a Zaccaria. È una scelta redazionale non casuale, perché i due racconti sono legati sia in senso teologico sia in senso cronologico.   

  • «Il Verbo si fa carne…» e viene ad abitare in noi (il rapporto intimo tra Annunciazione ed Eucaristia)

26Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27 a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.

«Al sesto mese»

Ecco il nesso cronologico. Maria riceve l’annuncio dell’angelo Gabriele dopo sei mesi dall’annuncio a Zaccaria. Dato confermato anche alla fine del racconto: «questo è il sesto mese per lei [Elisabetta], che era detta sterile». Ne deriva un dato molto più importante: l’annuncio della nascita del Battista coincide con il suo concepimento. La stessa cosa va detta dell’annuncio a Maria. Il momento in cui Gabriele annuncia a Maria la nascita di Gesù e lei pronuncia il suo “fiat”, avviene il concepimento del Figlio di Dio nel grembo di Maria, quello che san Giovanni esprime con parole sublimi ed eterne: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (1,14). Questo è importante da precisare, per capire che sotteso a questo racconto c’è l’evento più importante della storia umana: la sua Incarnazione: il Creatore è concepito da una creatura, l’Onnipotente si riveste di debolezza, l’Eterno diviene un essere temporale, l’Infinito si lascia racchiudere dal finito, si costruisce una dimora terrena. Questa dimora è il Corpo santissimo di Cristo nato da Maria Vergine. La stessa carne immacolata di Maria, fecondata dallo Spirito Santo, diviene carne del Cristo. Qui le parole umane suonano come timidi balbettii. Siamo a una comprensione non tanto intellettuale, ma mistica, cioè resa possibile dallo Spirito Santo, mentre l’uomo “carnale”, cioè l’uomo «lasciato alle sue forze non comprende le cose dello Spirito di Dio» (cfr. 1Cor 2,14). 

Uno scritto della mistica Madre Maria Costanza Zauli ci può aiutare ad andare più in profondità in questo mistero: 

«Maria, nel momento in cui venne annunziata dall’Arcangelo, era inginocchiata, assorta nella preghiera. L’inattesa comparsa del messaggero di Dio la immerse ancor più profondamente nella contemplazione. Nel gran momento in cui il Verbo si rivestì di carne in Lei, la sua anima benedetta e tutto l’essere suo rimasero sotto l’onnipotente operazione di Dio Spirito Santo, che la consacrava Madre di Dio. Per quanta luce, chiarezza, ardore possano accogliersi nel sole, per quanti riflessi a varie tinte vengano a rifrangersi in un limpidissimo cielo, tutto sbiadisce al confronto di quanto accolse in sé Maria nell’attimo in cui la maternità divina ebbe impresso in Lei il suo sigillo di fuoco. Quale estasi fu la sua! … Come avrà potuto poi Maria, con quella straordinaria pienezza di Dio che aveva in sé, adattarsi ad una vita comune, che la impegnava nei più ordinari doveri domestici? Il Signore voleva gelosamente serbare per sé il segreto del suo ammirabile commercio con la Madre divina. Durante quella comunione che si protrasse fino al Natale, l’anima di Maria veniva temprata per l’immolazione che l’attendeva in un non lontano avvenire.

Le ricchezze di grazia conferite alla Santissima Vergine nell’Incarnazione hanno un bel riflesso in quelle che la Comunione sacramentale apporta all’anima fedele e ben disposta (27.3.1950). La vocazione eucaristica è in strettissimi rapporti con la missione di Maria. Gesù in sacramento aspetta dai suoi adoratori quell’omaggio di adorazione che gli tributava la Madre sua. La loro vita interiore dovrebbe essere un fedele riflesso di quella della Madre del Cielo (27.3.1939)».

Nel momento in cui Maria ricevette la visita dell’angelo era assorta in preghiera. Tuttavia, ricordiamo che non si trovava rinchiusa nel tempio di Gerusalemme, come una suora di clausura, ma nella casa di Nazareth. Conduceva una vita domestica ordinaria: cucinava, puliva la casa, andava al pozzo a prendere l’acqua, coltivava la terra… quello che facevano la maggior parte delle donne del suo tempo. Dio avrebbe potuto stabilire che restasse nel tempio e prendesse dimora in lei in quel luogo sacro. Invece, ha disposto di incarnarsi mentre conduceva una vita attiva, secolare. Ma non dobbiamo certo pensare che Maria si facesse “distrarre” dalle faccende domestiche, come Marta di Betania (che “si affannava” per le cose pratiche). Ella ben sapeva qual era la parte migliore, l’unica necessaria. Pertanto, il suo Cuore immacolato era perennemente unito a Dio e avvertiva il bisogno di staccare frequentemente dai lavori pratici per dedicarsi alla meditazione della Scrittura, alla preghiera dei salmi e alla contemplazione. È in uno di questi momenti che il “cielo si squarciò” (scrive la beata Anna Katharina Emmerick: «La stanza era piena di splendore; io non vedevo più la luce della lampada e nemmeno il soffitto… il cielo sembrava aperto…») a avvenne l’ineffabile. Quello che colpisce del testo della Zauli è il rapporto che stabilisce tra l’esperienza di intimità con il Signore che Maria fece in quel momento e l’esperienza che facciamo noi nella Comunione eucaristica: «Le ricchezze di grazia conferite alla Santissima Vergine nell’Incarnazione hanno un bel riflesso in quelle che la Comunione sacramentale apporta all’anima fedele e ben disposta»; «Gesù in sacramento aspetta dai suoi adoratori quell’omaggio di adorazione che gli tributava la Madre sua. La loro vita interiore dovrebbe essere un fedele riflesso di quella della Madre del Cielo». L’amore con cui la Madonna accolse in sé il Verbo della vita è la misura con cui dovremmo amare Gesù quando lo accogliamo nell’Ostia divina! Abbiamo visto quanto la spiritualità di Fatima sia una spiritualità “eucaristica”, non solo nel senso che siamo invitati a fare di tutta la nostra vita un sacrificio gradito a Dio, a dire il nostro sì alle “croci” che troviamo sul nostro cammino, ma prima di tutto nel senso che possiamo dire di sì alle croci della vita nella misura in cui facciamo di tutto per accogliere in noi Gesù con lo stesso amore con cui lo accolse Maria. Si potrebbe obiettare: non è possibile! lei è Immacolata, noi poveri peccatori! Questo è il punto: non è possibile accogliere con vero e intimo amore Gesù se non abbiamo in noi “lo spirito di Maria”!  È lei che accoglie Gesù in noi e lo ama e noi lo amiamo in quanto uniti al suo Cuore Immacolato! 

È significativa, al riguardo, una stupenda preghiera di ringraziamento dopo la Messa in latino del Messale romano riporti in cui si chiede alla Vergine Maria di amare Gesù per noi.

Ecco una possibile traduzione: «Maria, Vergine e Madre santissima, ho appena ricevuto il tuo amato Figlio che hai concepito nel tuo seno immacolato e che hai generato, allattato e stretto in teneri abbracci. Ecco, ti presento con umiltà e amore Colui che allietava la tua anima e la ricolmava di gioia, perché tu lo stringa [per me] tra le tue braccia, lo ami con il tuo cuore, lo offra alla santissima Trinità, in un atto di suprema adorazione, a tuo onore e gloria, per la mia salvezza e per quella del mondo intero. Ti prego, o Maria, Madre dolcissima, chiedi per me il perdono di tutti i miei peccati, la grazia per servire il tuo Figlio Gesù con una maggiore fedeltà e il dono della perseveranza finale, perché possa lodarlo insieme a te per tutti i secoli dei secoli. Amen»

Chiediamoci: noi con quanto amore ci accostiamo alla santa Eucaristia? Ricordiamo che quando si parla di “amore” nella Bibbia non si tratta tanto di un “sentimento”, ma di un atto di abbandono profondo alla volontà di Dio. Chi si accosta alla Comunione eucaristica con la pretesa di piegare Dio alla propria volontà non ha capito nulla né della fede cristiana né dell’Amore di Dio. Fare bene la Comunione è pronunciare ogni volta il proprio fiat incondizionato al Padre. Infatti è a questo che porta l’estasi contemplativa dell’Annunciazione. A questo deve portare la santa Eucaristia. Il “sì” dell’Annunciazione è il fondamento ultimo del “sì” sul Calvario. Il secondo non è possibile senza il primo e il primo sarebbe vano e incompiuto senza il secondo. Il “sì” alla croce è reso possibile dall’abbandono totale nell’intimità della comunione eucaristica. Come scrive la Zauli: nel tempo in cui Maria portò Gesù nel grembo, la sua anima «veniva temprata per l’immolazione che l’attendeva in un non lontano avvenire». 

  • Piena di gioia perché “Piena dell’amore di Dio”

28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te!»

Sono le prime parole dell’Ave Maria. Ci vorrebbe un trattato per commentarle! 

«Rallégrati!» 

L’invito a rallegrarsi richiama i testi profetici che invitano alla gioia la “Figlia di Sion, cioè il membro più eccelso di Israele, a cui tende tutta la storia della salvezza, perché da lei nasce il Messia, il Salvatore del mondo. Davvero questo è “il primo” di tutti i misteri “gaudiosi”! È la gioia stessa di Dio che inonda il cuore di Maria. La gioia nello Spirito Santo che deriva dal sapere che “il Signore è con lei”. Quel piccolo “rallegrati” dell’Arcangelo Gabriele è come un piccolo fiocco di neve che dà origine a una valanga: la valanga del “vangelo” che è un’“epidemia della vera gioia”. La gioia dell’Annunciazione contagerà santa Elisabetta e il piccolo Giovanni. È la “grande gioia” annunciata dagli angeli che contagerà i pastori nella notte santa della nascita del Salvatore. È la gioia che esplode al massimo dell’intensità nel mattino di Pasqua, perché il Signore ritorna vittorioso della morte e del peccato e rimane con noi per sempre fino alla fine del mondo. 

«Piena di grazia» 

L’espressione “piena di grazia” traduce un unico termine greco, rarissimo, impossibile da rendere adeguatamente in italiano (kecharitōménē), costruito a partire dalla parola “cháris”, “grazia”, “dono”. Significa uno stato permanente provocato da un’azione esterna, in questo caso un’azione divina. Questa parola è impiegata come se fosse un “secondo nome” di Maria. Oltre alla traduzione latina “Gratia plena” della Vulgata di san Girolamo, sono state proposte altre traduzioni: «Piena di Amore (di Dio)», «Ricolmata del favore divino» (Bibbia Gerusalemme), «Tu che hai il favore di Dio» (Bibbia TOB), «Amata in modo singolare»…

È un significato che va colto alla luce dell’insegnamento del Magistero sulla Vergine Maria, in particolare del dogma mariano proclamato nel 1854, quello dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria. Infatti, dire “piena di grazia” è quanto dire “Immacolata”, cioè l’unica creatura che non è stata sfiorata dalla macchia del peccato, né da quello originale né da quello attuale. Proprio per questo è “Amata in modo singolare”, perché nessuno come lei ha fatto esperienza della profondità abissale e della sublimità infinita dell’amore di Dio, della sua misericordiosa tenerezza e gratuità! Potremmo dire “Piena di grazia/Immacolata” è il “secondo nome di Maria”: quello che rivelò a santa Bernardette Soubirous con le parole: «Io sono l’Immacolata Concezione». Maria è Immacolata perché totalmente piena della grazia, del favore divino, del suo amore, dello Spirito Santo. Per questo si dice di lei anche che è la “Tutta bella”, la “Tutta santa”, la “Tutta pura”. Nel momento stesso in cui Maria è stata concepita, è stato ri-creato il “paradiso terrestre”, perché il Cuore di Maria è totalmente puro, abitato solo dall’Amore trinitario di Dio. Prima di divenire la Madre del Verbo, la Madre di Dio, era il Tempio dello Spirito Santo, la sua Sposa e la dimora della gloria dell’Altissimo. 

«Il Signore è con te»

Il Signore era con lei dal suo concepimento, ma da quel momento “Dio compie una cosa nuova”: la carne di Maria diviene carne di Dio; il suo cuore diviene un tutt’uno con il cuore di Dio, del suo Figlio Unigenito. Da allora possiamo parlare di un’“umanità di Dio” che non si può pensare senza un rapporto intimo con l’umanità di Maria. «Il Signore è con te» è una delle espressioni più ricorrenti della Bibbia, associata spesso all’invito a “non temere”, a non avere paura ma a riporre in Dio e nella sua potenza tutta lo propria fiducia. Chi crede all’amore di Dio non teme, vince ogni paura! «Nell’amore non c’è timore, al contrario l’amore perfetto scaccia il timore!» (1Gv 4,18). Maria è la “donna forte” che non teme gli assalti del male perché il suo cuore riposa sulla roccia incrollabile della fedeltà di Dio e del suo amore. La pienezza della gioia nel cuore di Maria scaturisce dall’esperienza piena della grandezza dell’amore di Dio: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore» (Lc 1,46-47). 

Immagine nel video:
Di Leonardo da Vinci – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=45633727