Luciano Manicardi, Commento al Vangelo di domenica 11 Aprile 2021

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Il soffio ritrovato

La seconda domenica di Pasqua ci pone ancora di fronte allโ€™annuncio pasquale: โ€œCristo รจ risortoโ€. Ma ci presenta anche il riflesso che questo annuncio provoca nella comunitร  cristiana. Il vangelo odierno ci presenta, se cosรฌ possiamo dire, la dimensione comunitaria della resurrezione, la resurrezione di un gruppo di discepoli, dunque la resurrezione come vissuto, come esperienza. Noi siamo abituati a pensare la resurrezione come evento escatologico, post-mortem ben piรน che come esperienza qui e ora, e a pensarla come evento individuale, personale, non comunitario. Ma la fede nella resurrezione di Gesรน chiede un inveramento nella comunitร , e chiede di divenire esperienza qui e ora, nellโ€™oggi.

In effetti, nel vangelo la situazione di morte รจ comunitaria e riguarda il gruppo dei discepoli. E morte, in questo caso, significa smarrimento, paralisi, non saper cosa fare, paura, privazione del passato e assenza di futuro. Privazione del passato perchรฉ Gesรน, il Signore che ha riunito e guidato la comunitร , non cโ€™รจ piรน; privazione del futuro perchรฉ il Signore, che con la sua parola ha aperto prospettive, indicato cammini da percorrere, attese da vivere e mete da perseguire, non cโ€™รจ piรน. Lo sradicamento temporale porta alla chiusura, al restringimento degli orizzonti, al ripiegamento su di sรฉ. Occorre ritrovare un respiro, un soffio, lโ€™unico soffio del Signore, quel soffio che รจ lo Spirito del Signore che puรฒ segnare lโ€™unica continuitร  possibile con il Signore che non cโ€™รจ piรน. Quello Spirito che รจ il grande fondamento della vita comunitaria. Occorre infatti ricostruire i legami e i rapporti sfilacciati del corpo comunitario, ferito tra lโ€™altro dallโ€™abbandono di uno dei Dodici. Il soffio di cui la comunitร  ha bisogno รจ il respiro del Signore stesso, quel respiro che emana anche dal corpo scritturistico che contiene la parola di Dio che รจ spirito e vita (cf. Gv 20,30-31; 6,63) e che solo puรฒ far vivere il corpo comunitario di logiche che non siano meramente mondane, ma evangeliche.

La pagina giovannea ci presenta la comunitร  dei discepoli la sera del giorno della resurrezione. Giorno in cui Maria di Magdala ha dato lโ€™annuncio ai discepoli โ€œHo visto il Signoreโ€ e ha riferito loro ciรฒ che il Signore le ha detto (Gv 20,18). Ma questo non basta a smuovere i discepoli. La donna non รจ creduta, come attestano con ancor piรน forza gli altri evangelisti. La comunitร  dei discepoli non รจ ferita dunque solo dalla perdita del Signore, non รจ menomata solo dallโ€™abbandono di Giuda, non รจ solo paralizzata e confusa dalla vergogna del tradimento ad opera di uno dei Dodici e del rinnegamento di Pietro, ma รจ anche attraversata dalla sfiducia dei discepoli verso Maria di Magdala. Quando in una comunitร  si insinua la sfiducia e quando la sfiducia diviene la lente con cui si guarda gli altri o un altro, allora la comunitร  รจ a rischio di implosione. Lโ€™evangelista esprime con chiarezza la situazione della comunitร  prima della resurrezione della comunitร  stessa: chiusura, paura, sfiducia reciproca, assenza di fede nel Risorto. Domina lโ€™orizzonte della morte. Non fatichiamo a immaginare anche il clima di sospetto reciproco: la scoperta che Giuda ha tradito il gruppo dei discepoli e consegnato Gesรน alle autoritร  รจ stata traumatica e destabilizzante per gli altri discepoli, e ha insinuato la domanda terribile: di chi posso fidarmi? Ecco la situazione di crisi che sta vivendo il gruppo dei discepoli. E a una crisi – che รจ una novitร  imprevista anche se si preparava da tempo e che รจ un elemento che cambia totalmente gli assetti di

una comunitร  – si reagisce in maniere diverse e spesso occorre tempo per arrivare a un riassetto che possa durare a lungo. Il movimento prevede normalmente questo processo: a una crisi, che รจ un sintomo che dice che una realtร  deve trovare una diversa organizzazione e un nuovo equilibrio per poter reggere lโ€™impatto con la storia, segue un tempo di riorganizzazione, che a un certo punto โ€“ se la riorganizzazione ha successo, perchรฉ vanno messi in conto anche i tentativi falliti โ€“ diviene processo di consolidamento che apre a un periodo di stabilitร  che, tuttavia, prima o poi diverrร  obsoleto e sarร  nuovamente scosso da una crisi, ovvero dalla necessitร  di rimettere in asse i propri equilibri per aderire alla realtร  e inserirvisi efficacemente.

Ebbene, al cuore di questa crisi, al cuore di questo gruppo spaurito ma che ha condiviso un passato sotto il segno del legame con Gesรน, la memoria di quellโ€™Assente si fa presenza e il Risorto si rende presente, come si renderร  presente una settimana dopo, nel giorno del Signore, la domenica, il giorno memoriale della resurrezione. Quel gruppo sarร  anche spaurito e confuso, sarร  pure diminuito e menomato, sarร  pure ferito e incerto, ma un punto unificante ce lโ€™ha: รจ un gruppo nato e cresciuto attorno a Gesรน, che si รจ formato attorno alla sua parola e al suo insegnamento. Certo, la persona e la parola di Gesรน hanno anche suscitato opposizioni e rivolte, come quella di Giuda, hanno portato Pietro a tradire per viltร , hanno lasciato ben poche tracce in diversi discepoli di cui non sappiamo praticamente niente, non hanno molto cambiato il comportamento e lo sguardo dei discepoli stessi, hanno prodotto in altri interpretazioni molto differenti e tuttavia: che cosa ha creato quel gruppo? Cosa lo ha riunito? Cosa lo ha tenuto insieme? La presenza di Gesรน รจ al cuore di quel gruppo anche nella sua assenza. La manifestazione del Risorto al cuore del gruppo dei discepoli dice come essi possono continuare a vivere anche senza Gesรน, colui che camminava davanti a loro indicando loro la strada. Si tratta di ricevere lo Spirito che ha animato Gesรน, che lo ha mosso e guidato.

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La comunitร  dei discepoli รจ anche sfaldata a causa della perdita di legami saldi: Tommaso non รจ presente con gli altri quando Gesรน si fa presente. Lโ€™individualismo ha preso possesso della comunitร  e ognuno si autorizza a comportarsi come vuole. Esserci o assentarsi, collaborare o fare in proprio: quando non si vuole piรน rendere conto ad altri, quando si cede alla tentazione e alla vertigine individualistica, allora la comunitร  non รจ piรน luogo di dilatazione della propria libertร  e in cui vivere la caritร , ma diviene prigione. E la facoltativitร  delle azioni comunitarie, lโ€™attribuire loro una dimensione opzionale, diviene per alcuni il segno della propria libertร  inalienabile, un vero e proprio diritto da difendere con i denti.

La reazione di Tommaso alle parole degli altri discepoli รจ di sfiducia, รจ una dura risposta che mostra il non accordare fiducia ai suoi fratelli. Vediamo qui quale sia la dinamica del male in una comunitร : si diffonde come a macchia dโ€™olio, per cerchi concentrici come quelli prodotti da un sasso gettato nellโ€™acqua, cresce e si ingigantisce come lโ€™effetto valanga che in breve diviene enorme e inarrestabile: รจ la logica e la dinamica della parola di diffidenza, sospetto e calunnia che diventa mormorazione, รจ la sfiducia palesata verso anche solo una persona che sdogana e rende praticabile un atteggiamento verso cui prima cโ€™era inibizione e reticenza. รˆ la banalitร  del meccanismo di propagazione del male in una comunitร . Tommaso non crede, vuole verificare di persona: non si fida. Siamo di fronte allโ€™atteggiamento di chi non crede allโ€™amore ma ha bisogno di sempre nuove verifiche, di chi ha bisogno di mettere alla prova lโ€™amore di chi ama. Di chi dunque non sa fare tesoro dellโ€™amore vissuto in passato per sapere di essere amato, non sa ricordare, fare memoria e vuole sempre avere conferme, quasi muovendosi con lโ€™atteggiamento della pretesa. E di una sempre instancabilmente rinnovata prova di tangibilitร  dellโ€™amore dellโ€™altro. Ovvero, lโ€™altro a mia disposizione. Mentre io sottraggo la mia disponibilitร  agli altri. La reazione di Tommaso, di arroganza e pretesa nei confronti degli altri, รจ suggellata da una sorta di giuramento: io pongo delle condizioni, dice Tommaso, e se queste non si verificano, โ€œio non crederรฒโ€ (non credam: Gv 20,25).

La scena successiva mostra Gesรน che di nuovo si manifesta in mezzo ai discepoli a distanza di otto giorni e tra i discepoli cโ€™รจ anche Tommaso. Gesรน si rivolge a Tommaso accondiscendendo alle richieste che egli aveva avanzato come condizioni del suo credere. E stavolta la reazione di Tommaso รจ radicalmente diversa da quella di alcuni giorni prima. Perchรฉ? Perchรฉ Tommaso si scopre accolto anche nella sua pretesa, nella sua sfiducia, nella sua incredulitร . E questo vince le sue resistenze, la sua incredulitร . Gesรน non mette in atto strategie di convinzione, ma accondiscende a ciรฒ che Tommaso aveva preteso mostrando di conoscere in profonditร  il cuore di questo discepolo. Tanto che Tommaso non sente piรน il bisogno di mettere il dito nelle ferite, di stendere la mano e metterla nel fianco. Non ha bisogno di soffermarsi sulla sofferenza dellโ€™altro perchรฉ ha visto in veritร  il proprio male. Si รจ visto accolto nel suo male profondo. Tommaso non compie i gesti che pure aveva solennemente posto come condizioni del suo credere, ma subito confessa la fede in Gesรน quale Signore e Dio. Tommaso ora crede allโ€™amore e se ne lascia vincere. E rinuncia alle sue pretese, alla sua sfiducia, accettando anche di fare la figura di chi smentisce se stesso. Tommaso si accetta accettando e riconoscendo di essere amato.

A cura di: Luciano Manicardi
Fonte: Monastero di Bose