TOCCA E VEDI

Con la seconda Domenica di Resurrezione o della Divina Misericordia, la Chiesa conclude l’ottava di Pasqua: «Oggi ricorre l’ottavo giorno della vostra nascita, oggi trova in voi la sua completezza il segno della fede, quel segno che presso gli antichi patriarchi si verificava nella circoncisione, otto giorni dopo la nascita al mondo. Perciò anche il Signore ha impresso il suo sigillo al suo giorno, che è il terzo dopo la passione. Esso però, nel ciclo settimanale, è l’ottavo dopo il settimo cioè dopo il sabato, e il primo della settimana. Cristo, facendo passare il proprio corpo dalla mortalità all’immortalità, ha contrassegnato il suo giorno con il distintivo della risurrezione» (Sant’Agostino). Otto giorni sono trascorsi dal grande annuncio di Vita: «Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto» (Mt 28, 6-7).

A scandire il tempo di questa settimana sono stati i racconti delle apparizioni del Risorto. Questi, attraverso un linguaggio simbolico, manifestano gradualmente la “verità” della Pasqua; prima a Maria di Màgdala chiamandola per nome (Gv 20, 16), poi ai due di Emmaus nello spezzare il pane (Lc 24, 30), e ancora ai suoi discepoli attraverso i segni delle piaghe (Lc 24, 39) e della pesca miracolosa (Gv 21, 6). Simboli che trovano conferma e sintesi in un segno centrale del Vangelo di oggi: la piaga del costato. «La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: “Pace a voi!”» (Gv 20, 19).

Se da una parte la paura lacerava il cuore degli Apostoli, tanto da farli serrare nel cenacolo, dall’altra i segni della passione sono il farmaco della gioia: «mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore» (Gv 20, 20). Da piaghe di sofferenza a simboli di gioia! La piaga del costato diventa una realtà simbolica; essa tiene insieme morte e vita, paura e gioia, chiusura e missione: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo» (Gv 20, 25). Le parole di Tommaso esprimono i sentimenti di ogni uomo; sono espressione di quel desiderio innaturale di possedere ciò che è vero, di toccare e stringere ciò che mi dona sicurezza: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo ma credente!» (Gv 20, 27).

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La piaga del costato di Gesù è segno del mistero consumato sulla croce. Quale mistero? «Carissimo, non passare troppo facilmente sopra a questo mistero. Ho ancora un altro significato mistico da spiegarti. Ho detto che quell’acqua e quel sangue sono simbolo del battesimo e dell’eucaristia. Ora la Chiesa è nata da questi due sacramenti, da questo bagno di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito santo per mezzo del battesimo e dell’Eucaristia. E i simboli del battesimo e dell’Eucaristia sono usciti dal costato. Quindi è dal suo costato che Cristo ha formato la Chiesa, come dal costato di Adamo fu formata Eva. Similmente come Dio formò la donna dal fianco di Adamo, così Cristo ci ha donato l’acqua e il sangue dal suo costato per formare la Chiesa. E come il fianco di Adamo fu toccato da Dio durante il sonno, così Cristo ci ha dato il sangue e l’acqua durante il sonno della sua morte» (Sant’Agostino). Se il Vangelo non specifica l’azione di Tommaso, l’iconografia cristiana ne ha “fotografato” il momento della conoscenza: «Mio Signore e mio Dio!».

È bello pensare ciò che i colori dei secoli hanno rappresentato; la piaga di Cristo non viene soltanto indicata dall’Apostolo, ma essa diventa “abitazione” per la sua carne. È come se Tommaso volesse partecipare a quella “vita nuova” che ha origine dal fianco squarciato del Maestro. L’adorazione delle piaghe di Gesù permettono all’Apostolo di passare dall’incredulità alla partecipazione del grande mistero della Chiesa: «Vedete in che modo Cristo unì a sé la sua Sposa, vedete con quale cibo ci nutre. Per il suo sangue nasciamo, con il suo sangue alimentiamo la nostra vita. Come la donna nutre il figlio col proprio latte, così il Cristo nutre costantemente col suo sangue coloro che ha rigenerato» (Sant’Agostino).

La piaga del costato è simbolo di ognuno di noi! Tommaso ci indica la via da percorrere per essere veri cristiani: «Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno» (At 2,43-45). La piaga del costato diventa figura della Chiesa, luogo dove ogni uomo partecipa alla Salvezza operata da Cristo: «Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro – destinato a perire e tuttavia purificato con -, torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà.

Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia» (1Pt 1,6-8). Guardiamo al costato di Cristo per imparare ad essere dono d’amore per tutti, «accostiamoci con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia ad essere aiutati al momento opportuno» (Eb 4,16)

A cura di Bartolomeo de Filippis su Facebook

Luca signorelli, comunione degli apostoli, 1512, dalla chiesa superiore del Gesù a Cortona – Fonte: Wikimedia