Che clima teso in questo pranzo. Nessuno fiata. Gli occhi puntati verso Gesù. Sguardi giudicanti, presuntuosi, superbi. Sembra uno di quei pranzi che a volte viviamo con le nostre famiglie ma anche un incontro con la nostra comunità educativa pastorale o parrocchiale. Lunghi silenzi e tensioni latenti.
Comunicazioni e relazioni frustrate dal considerarci sempre vittime di qualcosa o qualcuno, dallo scarso spirito di accoglienza, dal giudizio dei comportamenti altrui e in generale dal considerarci migliori perché in fondo sono sempre gli altri a non fare nulla per risolvere questa situazione.
Però sono soprattutto questi i luoghi in cui il Signore vuole amarci e in cui ci chiede di amare. Si tratta di aprirci e di accettare che altri entrino nella nostra vita curando la disponibilità ad incontrare il Signore nei volti dei più prossimi come di quelli lontani. I volti di quelle persone con cui apparentemente condividiamo quasi tutto ma di cui forse non conosciamo i bisogni e i desideri profondi perché siamo troppo presi da altre cose.
Oggi potrebbe la giornata in cui dedichiamo più tempo per stare veramente a contatto con quei volti, con la nostra famiglia, con la nostra comunità . Per osservare, ascoltare, curare le relazioni, per imparare ad incontrare il Signore, per imparare ad amare, per camminare insieme nel testimoniare l’Amore di Dio
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