Una lenta, attenta e precisa cura di ogni dettaglio. Un sussurro deciso, nella brezza leggera, che nasconde in sé l’infinito. Tu, Signore, mi insegni il valore della pazienza e lì dove cerco forza, tu mi insegni la mitezza. Questo è il tempo di cercarti, il mio cuore lo sa da tanto, ma le mie braccia stanche continuavano a zappare la terra, le mie gambe indolenzite non hanno mai smesso di correre lungo il fiume.
In fondo la tua parola delicata, il tuo invito per me, è quello di guardarmi anzitutto intorno. Tu sei lì, nascosto dietro l’inferriata, che sussurri il mio nome e io non so da dove partire. Eppure mi hai fatto poco meno degli angeli e mi hai dato potere sugli spiriti impuri. Mi chiami a te e mi restituisci alla terra. Scopro che la missione è fra i miei amici, nella mia famiglia, nei miei studi, nel mio luogo di lavoro.
Mi indichi la via, ma mi accorgo che è dissestata e capisco che, strada facendo, sono io con i miei piedi a doverla costruire, e così con le tue parole guarire. È questo il regno dei cieli? È qui vicino? Qui tra le pecore perdute della mia città ?
Padre eternamente buono, Dio della meraviglia, forse il mio vecchio nome non mi serve più, perché me ne hai dato uno nuovo. Così lo accetto, Signore, padre dei poveri, e nel riposo corro senza sosta.
Marco Ruggiero
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato