Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 29 Giugno 2020

«Ma voi, chi dite che io sia?».
Non basta conoscere la voce degli altri, non basta sapere che per la gente Gesù è uno dei profeti, uno dei più grandi. Gesù ci ferma e ci chiede chi è lui per ciascuno di noi. Ce lo chiede con trepidazione, a dispetto di quel che dice la gente, di quel che dice il catechismo, di quel che dice la chiesa stessa. Non ci chiede di non sentire la voce degli altri, ci chiede di sentire la nostra voce tra le altre voci. Di riconoscerla e di esprimerla.

E saremo beati quando non lasceremo che la paura anticipi la nostra risposta, quando ce lo lasceremo rivelare dal Padre. Dovesse anche calare un lungo silenzio tra lui e noi, un lungo tempo necessario perché la nostra voce si alzi senza timore. Come fa Pietro, che a un tratto prende un respiro, rompe il silenzio, e dice: «Sei tutto ciò che Dio ha promesso al mio popolo! Tutto ciò che io spero!».

Gesù stesso aspetta, prima di chiedere. Aspetta di essere a Cesarea di Filippo, che non era solo una città pagana, ma tra le città pagane raggiunte, era la più lontana da Gerusalemme. Come se ci stesse chiedendo di parlare liberamente, di essere molto onesti con lui. Di guardarci negli occhi senza barriere, senza paura di essere giudicati, ma con la consapevolezza di potersi fare aiutare.

Elena Benini


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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato

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