Gesù pone una domanda sulla percezione e sulla comprensione che le persone hanno della sua identità , sondando il terreno attraverso il racconto dei discepoli. Interviene Pietro quando il dilemma viene ricondotto all’interno della relazione che gli interlocutori stanno intessendo con il maestro, e Gesù riconosce un’ispirazione nelle parole proferite. La risposta, tuttavia, per Pietro sarà un punto di partenza su cui costruire il successo e il fallimento come discepolo, non rappresenterà il raggiungimento di un traguardo.
La vita è affollata da domande: alcune ottengono risposta in breve tempo, altre chiedono intervalli lunghi durante i quali si soffre e si attende, altre infine sembrano rinnovarsi continuamente facendo e disfacendo le risposte che si provano a raccattare nel cammino della vita. Queste ultime somigliano a orizzonti ai quali mi avvicino, senza mai toccarli.
Sono quesiti che esigono apertura piuttosto che una granitica certezza. Sperimento allora che sostare in compagnia di queste domande, e non correre ai ripari rimediando una verità a basso prezzo che le costringa a un comodo silenzio, è fecondo: una fecondità che si realizza nella scelta di stare presso il punto interrogativo, accettando la parzialità delle risposte che possiedo e accettando di rimanere aperto ad altre risposte. Sono domande che custodiranno l’assenza di una risposta definitiva per tutta la vita?
Carmine Carano SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato