Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 2 Settembre 2022

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I farisei fanno prontamente notare a Gesรน il diverso atteggiamento che i suoi discepoli tengono rispetto a quello di altri. Per loro รจ scontato che il discepolato si giochi in una serie di pratiche da mettere in atto. Non solo, queste pratiche sono orientate a una continua purificazione necessaria per poter stare davanti a Dio. E la purificazione viene compresa il piรน delle volte come privazione o sacrificio di un qualche aspetto particolare che caratterizza lโ€™umano.

Gesรน risponde alla giusta osservazione dei farisei in due tempi, con unโ€™immagine e due parabole, suggerendo due diverse piste di comprensione. Nellโ€™immagine degli invitati che sono con lo sposo, evoca la dimensione della festa, momento di convivialitร , di allegrezza, di leggerezza, in cui si esce dallโ€™ordinario e si vive un poโ€™ sopra le righe, in una dimensione che non รจ il solito della vita, ma che richiama il bello della vita. Come esseri umani, abbiamo bisogno di un momento dove lasciarci andare alla festa.

รˆ una concessione in cui ci permettiamo di riconoscere che il centro della nostra vita non cโ€™รจ la necessitร  della sopravvivenza, ma la gratuitร  di unโ€™eccedenza. Eccedenza che lโ€™essere umano dentro la festa sa ritrovare e gustare. In ogni festa infatti, mettiamo in campo elementi che non appartengono allโ€™ordinario ma che lo trascendono.

La festa va preparata, ma nello stesso irrompe nella vita. Il digiuno aiuta a preparare la festa, non รจ il centro della vita. Molte volte noi impariamo a rimandare allโ€™infinito il momento della festa e ci abituiamo a vivere in una condizione di digiuno perenne, nellโ€™attesa di una grande festa finale che non verrร  mai. Ci accontentiamo dellโ€™idea che prima o poi arriverร  una festa nella convinzione che piรน digiuniamo, piรน potremo gustare la festa: Gesรน scalza proprio questa mentalitร . Non รจ un invito a vivere la vita come una festa. Sarebbe troppo banale. E si sa, prima o poi le feste stancano. No, non si tratta di fare continuamente festa, si tratta piuttosto di cogliere il momento opportuno in cui festeggiare!

Le due parabole mettono in luce la naturale tendenza dellโ€™essere umano a rigettare la novitร  perchรฉ vista come pericolosa e insidiosa per la perdita dellโ€™equilibrio esistente. Il nuovo รจ qualcosa che ancora una volta mette in gioco lโ€™essenza umana che ha bisogno di trascendersi continuamente verso nuove forme per dire la sua realtร  di sempre. Ma che pure spaventa. Le due parabole smascherano due atteggiamenti con cui noi cerchiamo di annichilire lโ€™impatto con la novitร . La parabola del vestito rivela la nostra tendenza a usare il nuovo per riproporre il vecchio: un nuovo linguaggio, una nuova forma, ma tutto sommato sempre la solita minestra. La parabola del vino evidenzia il nostro tentativo di comprendere la novitร  con lโ€™esistente, cercando di contenerla nel giร  vistoโ€ฆ In ogni caso perdiamo sia il vecchio che il nuovo.

Gesรน ci invita ad essere coraggiosi, a prendere in mano la nostra vita e sentirne fino in fondo il gusto, perchรฉ questo รจ ciรฒ che ci restituisce senso e ci rende capaci di affrontare le difficoltร .

Flavio Emanuele Bottaro SJ

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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato