Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 12 Settembre 2021

893

Oggi ci troviamo davanti a un momento di comprensione profonda da parte dei discepoli di cosa significa seguire Gesù e, come tutti i momenti di comprensione profonda, comporta una crisi.

Tutto inizia con la domanda del Signore ai suoi discepoli sulla sua identità. Chi è Gesù? Un profeta, un uomo illustre․․․ chi è veramente, al di là di tutto quello che si può dire su di Lui? Questa è una domanda per ciascun cristiano. Ciascuno di noi è chiamato a riflettere e purificare la sua immagine di Gesù, per non cadere nella trappola di costruirsi un Signore a propria misura. Come dice Pietro Gesù è il Cristo, è il Figlio di Dio, è il Dio fatto uomo: estremamente vicino alla nostra umanità ma allo stesso tempo supera ogni nostra comprensione. Quando cerchiamo di rinchiuderlo in una categoria finiamo in un vicolo cieco, perché Dio non si può chiudere in un concetto. Più che da capire, è qualcuno con cui entrare in relazione, che ci invita a seguirlo e ci mostra il suo Amore.

Ma proprio qui il Signore entra a gamba tesa con qualcosa che mette in crisi i discepoli, Pietro in primis. Seguire il Signore significa seguirlo fino alla croce e questo, non lo neghiamo, non è proprio un messaggio comodo e consolante. Croce significa morte. Gesù comprende che è necessario annunciare questo messaggio, ma chiarirne anche il significato profondo. Usa la metafora del perdere la vita e ritrovarla. Seguire il Signore significa seguire un cammino dove non si può prescindere dal dono della propria vita.

Questo perdere la vita, che è un morire, è un dare la vita sapendo che solo una vita spesa, data, è vera vita. La vita è fatta per essere donata, non trattenuta. Ciascuno è chiamato dunque a comprendere in che senso Dio lo invita a dare la propria vita. Non necessariamente è un morire fisicamente: Dio non è un masochista che desidera che soffriamo per il soffrire. Per Gesù e per molte persona nella storia, è vero, dare la vita ha significato la morte anche fisica. Però questo perché la logica di giustizia, di Amore, e di dono di sé vissuta lungo tutta l’esistenza, li ha portati a scontrarsi con logiche umane di potere e a perdere fisicamente la vita. Sappiamo che non sono morti inutili per la testimonianza che portano.

Ma, ordinariamente, a noi il Signore chiede di dare la nostra vita in altri modi, uscendo dalle nostre comodità e paure, spendendoci generosamente per ciò a cui siamo chiamati giorno per giorno, affrontando con verità le situazioni. Anche questo è un dare la vita, e spesso è un lasciare morire qualcosa di noi, e non è facile.

Daniele Ferron SJ


Continua a leggere gli altri approfondimenti del giorno sul sito

Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato