Fraternità Gesù Risorto – Commento al Vangelo di domenica 28 Maggio 2023

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Iª lettura At 2,1-11 dal Salmo 103 IIª lettura 1Cor 12,3b-7.12-13 Vangelo Gv 20,19-23

Gesù realizza le promesse con cui più volte ha dato speranza ai suoi discepoli, soprattutto durante l’ultima Cena, e ancora l’ultima volta che è apparso loro risorto dai morti. Aveva promesso il Paraclito, cui aveva attribuito vari appellativi: Consolatore, Spirito di verità, Spirito di testimonianza, Potenza dall’alto. Ogni termine racchiude sfumature diverse e rivela i molteplici ruoli di questa Presenza divina, Presenza viva e operante all’interno della Chiesa e nell’anima di ogni credente in Gesù.

San Luca ne descrive la nuova venuta con immagini semplici e significative. Lo Spirito Santo si posa su ciascun apostolo come fiamma di fuoco, un fuoco che non brucia, come quello del roveto, davanti al cui splendore Mosè si è tolto i sandali e si è coperto il volto. Ogni apostolo di Gesù diventa portatore di questo fuoco divino, e ne viene trasformato. Con la sua venuta si realizzano le profezie di Ezechiele, che dice: “Metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi” (36,26s).

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Gli apostoli si sono accorti subito del cambiamento operato dallo Spirito. È sparito da loro il timore, se ne è andata la paura di parlare di Gesù in pubblico e di proporlo come Signore anche a chi ne aveva sollecitato la condanna a morte. Coloro che li ascoltano provengono da nazioni e da culture differenti, ma tutti capiscono che il messaggio vale per loro, che colui che viene annunciato può essere da loro accolto come l’Unico di cui c’è bisogno. È proprio vero che lo Spirito Santo dà testimonianza a Gesù e rende testimoni di lui coloro che lo ricevono.

Lo Spirito Santo non ha cambiato il suo agire. Anche oggi egli vuole essere testimone di Gesù e muove i cuori che lo accolgono a parlare di lui e a metterlo al di sopra di ogni filosofia, di ogni usanza, di ogni interesse. Se oggi c’è tanta paura a nominare Gesù in pubblico è per mancanza di Spirito Santo! Noi cristiani abbiamo bisogno di una nuova Pentecoste, di una nuova effusione dello Spirito su di noi e su tutta la Chiesa. È facile purtroppo trovare “cristiani” che evitano il nome di Gesù, incapaci di parlarne con coraggio e con gioia, anche all’interno della Chiesa stessa. Che cosa dobbiamo fare per ricevere lo Spirito Santo? Gli apostoli si erano ritirati in preghiera assidua e costante per nove giorni.

La venuta dello Spirito non è unica: egli può venire gradualmente, oppure può venire più volte per donare ogni volta doni diversi o per rendere idonei i discepoli a compiti e servizi differenti. Il brano del vangelo odierno ci mostra Gesù nell’atto di alitare col suo soffio lo Spirito Santo sugli apostoli. Ciò è avvenuto nel cenacolo durante la sua prima venuta dopo la risurrezione. Gli apostoli erano ancora paralizzati dalla paura, e tale paura non era scomparsa con questo primo intervento di Gesù. Essi hanno tuttavia ricevuto dal Signore lo Spirito che li rendeva idonei a perdonare i peccati dei credenti.

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Perdonare i peccati è caratteristica esclusiva di Dio. Gesù lo aveva fatto più volte, dimostrando così che Dio dava a lui, uomo, tutto il suo amore e la sua autorità. Ora Gesù trasmette agli apostoli questa stessa autorità grazie allo Spirito Santo presente in loro. Avranno bisogno di un po’ di tempo per riflettere su questo dono di Gesù, prima di rendersene convinti. Quando a Pentecoste lo stesso Spirito scende nuovamente su di loro in un modo diverso e pubblico, allora essi parleranno anche alla folla della necessità e possibilità di ricevere il perdono dei peccati.

Questo fatto, il perdono dei peccati, è il traguardo più bello per gli uomini. Gesù ne ha parlato quando ha consegnato il proprio sangue come bevanda durante la cena, affermando così che questo era il motivo della sua morte in croce, della offerta della sua vita. Ora egli dona lo Spirito perché quel perdono possa raggiungere tutti. Tutti possono godere del perdono, ma non in modo automatico. Sarà lo stesso Spirito ad indicare agli apostoli chi può e chi non può essere riconciliato con il Padre. I criteri di discernimento non saranno capriccio degli stessi apostoli, ma l’adesione o meno al vangelo, l’accoglienza o meno di Gesù, Figlio di Dio mandato dal Padre per salvarci.

La salvezza è sempre intesa come salvezza dal peccato: i profeti l’avevano annunciata in questo modo, tanto che anche Zaccaria, alla nascita del figlio Giovanni, aveva descritto la sua missione come preparazione delle strade al Signore che viene “per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati”. I peccati sono l’ostacolo alla pace e alla gioia, alla comunione e alla felicità degli uomini. L’amore del Padre raggiunge il suo scopo quando noi veniamo liberati dal peccato; Gesù viene nel mondo e muore per questo e risorge per donarci lo Spirito, che ci fa godere la comunione con Dio e tra noi.

Vieni, Spirito Santo!

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