Fabrizio Morello – Commento al Vangelo del giorno, 17 Febbraio 2022

709

Oggi siamo al centro del vangelo di Marco.

Il testo propone la domanda piu’ scomoda ma piu’ importante che un cristiano è chiamato a farsi: “ Chi è Gesu’ per me? “

In altri termini: “ Perchè lo seguo, perché lo ascolto? “

Le risposte possono essere tante e, spesso, anche sorprendenti.

Ci si potrà accorgere di farlo per “ tradizione “, per “ ritualismo “ o perché “ si è affascinati dall’uomo, dai suoi ideali “ o perché si riconosce in Lui il Salvatore.

Puo’ essere di ausilio alla risposta il farsi una domanda preliminare.

So chi è veramente Gesu’?

Il Maestro non lo ha nascosto.

Come dice il testo ha fatto questo discorso “ apertamente “: “ il Figlio dell’uomo dovrà soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, RISORGERE “.

Gesu’ ci dice che se vogliamo seguirlo “ soffriremo molto “, saremo rifiutati “, addirittura rischiamo di essere “ uccisi “, per poi…..Risorgere.

Lo vogliamo un Dio cosi’ o lo rifiutiamo?

Se non ci piace lasciamo stare ma…prima di far cio’, non dimentichiamoci l’ultimo verbo che Gesu’ utilizza: RISORGERE.

E’ vero, bisogna passare attraverso la sofferenza, il rifiuto, forse anche la morte ma…..non finisce qui, dopo di esse c’è, come Cristo ci ha dimostrato con la sua vita, la RISURREZIONE.

Spesso ci si ferma, non si prosegue nel percorso di fede perché si pensa che “ non ne valga la pena “, che è inutile soffrire, rischiare di essere emarginati, derisi, allontanati a causa dell’adesione al Vangelo.

La forza la dà quella parola: RISURREZIONE.

Se credi nel Dio della Risurrezione e, quindi, nel Dio della vita, alla domanda: “ Chi è per me Gesu’ ? “ potrai tranquillamente rispondere: “ COLUI CHE MI DA VITA “ e, quindi, continuare a seguirlo.

Se ti fermi alla parola “ morte “…lascia stare perché non vale la pena di seguire un Dio cosi’, che, per lo piu’, non è il Dio di Gesu’ Cristo.

Buona giornata e buona riflessione a tutti.


A cura di Fabrizio Morello

Foto: mia.