Fabrizio Morello – Commento al Vangelo del giorno, 11 Aprile 2021

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Una pagina intensissima quella che ci propone la Domenica “ In Albis “ o della “ Divina Misericordia “.

Il personaggio centrale del testo è Tommaso, passato alla storia con il triste ma non meritato appellativo di “ incredulo “.

In realtà, se si legge con attenzione il testo, Tommaso non è “ peggiore “ degli altri discepoli, non è peggiore di noi, ma è il nostro “ Didimo “, il nostro gemello.

In altre parole Tommaso siamo tutti, Tommaso sono io, e l’invito che Cristo gli fa a “ non essere incredulo ma credente “ è l’invito che sta facendo agli altri discepoli e, oggi, a ciascuno di noi.

Gli altri discepoli non sono migliori di Tommaso ma, anzi, sono più increduli di lui.

Questo ci dice il testo.

Analizziamolo.

“ …mentre erano chiuse le porte del luogo ove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei venne Gesu’, stette in mezzo a loro e disse: Pace a voi

I discepoli, pertanto, dopo la morte del Maestro, si erano CHIUSI per TIMORE dei Giudei.

Gesu’, per far loro superare queste paure, va, entra anche se le porte erano chiuse, e compie dei gesti molto importanti.

Si fa riconoscere ( “ mostro’ loro le mani e il fianco “ ), dice per due volte “ Pace a voi “, dona loro lo “ Spirito Santo “ e li nomina quali continuatori della sua missione ( “ come il Padre ha mandato me anche io mando voi “ ).

I discepoli “ gioirono nel vedere il Signore “ ma tutto, purtroppo, si ferma ad un’emozione del momento.

Non è stato sufficiente vedere Cristo, sperimentare che era veramente Risorto, ricevere il suo Spirito per superare le loro paure.

E’ per questo che Tommaso, che non era presente, non crede loro quando dicono di “ aver visto il Signore “.

Non hanno il volto del Risorto, non sono testimoni della “ Pace “ che il Signore ha dato loro.

Non è quindi colpa di “ Didimo “ ma dei discepoli.

Da dove si ricava che i discepoli fossero ancora preda della paura nonostante avessero visto il Signore?

Dal testo, che ci dice: “ Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi! “.

Otto giorni dopo i discepoli erano ancora in casa a porte chiuse.

Non avevano capito nulla.

La prima venuta di Gesu’ non era stata sufficiente.

Ce ne è voluta un’altra.

Questa volta c’è anche Tommaso, che, dopo aver toccato Cristo, dice: “ Mio Signore e mio Dio “.

Tommaso crede la “ prima volta “ che vede.

Gli altri la “ seconda volta “.

Ci siamo convinti che Tommaso non è peggiore, ma, addirittura, è migliore degli altri discepoli che, pur avendo già visto, non avevano superato le loro paure e, di conseguenza, non erano stati buoni testimoni del Risorto per il loro compagno?

Ma, adesso, veniamo a noi.

Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto! “.

Siamo migliori di Tommaso?

Se facciamo un’interpretazione “ furbetta “ di questa frase dovremmo dire di si.

Noi “ non abbiamo visto “ Cristo Risorto e “ abbiamo creduto “.

Siamo quindi migliori.

Mi viene però…un dubbio.

E’ vero che noi “ non abbiamo visto?

Certo, non abbiamo visto Gesu’ in carne ed ossa ma, se siamo credenti, lo abbiamo certamente                  “ visto “ operare in tutti i passaggi della nostra vita.

Se facciamo una lettura di fede del nostro vissuto è impossibile che non ci accorgiamo di quante volte il Signore ci abbia accompagnato, di quante volte abbia gioito con noi, di quante volte abbia pianto con noi.

E allora possiamo dire che “ abbiamo visto “.

Tommaso quando vide….credette.

E noi, che abbiamo visto, crediamo?

Facciamoci questa domanda e, con sincerità, dovremo riconoscere che…” non siamo migliori di Tommaso “ ma, forse, come gli altri discepoli, siamo addirittura peggiori di lui.

Dobbiamo deprimerci?

No.

Dobbiamo convertirci e CREDERE.

Questo è quello che ci vuole dire questa meravigliosa pagina.

CREDI IN ME è il comandamento nuovo che ci ha portato Cristo con la sua Resurrezione.

Se credi in me, infatti, credi nella Resurrezione, credi nella vita, credi che la vita è più forte della morte e, quindi, la tua gioia sarà piena.

L’invito a “ non essere incredulo ma credente “ è quindi un grande inno alla gioia.

Chi crede ha la vita “ nel Suo nome “, chi non crede è già morto.

E’ questo il messaggio di felicità che ci dà l’ultimo versetto ( “ Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome “. )

Buona Domenica e buona riflessione a tutti.


A cura di Fabrizio Morello

Foto: mia.