Esegesi al Vangelo di Domenica 11 marzo 2018 – p. Rinaldo Paganelli

NELLA LUCE PER RINASCERE

p. Rinaldo Paganelli

L’infedeltà di tutti

Le letture di questa domenica di Quaresima ci mostrano una storia sempre attuale che potrebbe essere riassunta con la storia dell’infedeltà alla Parola di Dio, al suo disegno e la continua fedeltà di Dio che non abbandona mai il mondo. L’infedeltà del popolo coinvolge tutti: il sacerdozio, il popolo e il Tempio, immagine della santità che diventa centro di decadenza. Dentro tutto questo il nostro Dio, misericordioso e paziente, Dio dei padri nostri, manda i suoi messaggeri perché ama i suoi figli, desidera ardentemente che nessuno vada perduto. In un primo tempo l’ira di Dio si manifesta nella distruzione di Gerusalemme e del Tempio; ma il peccato, per quanto grave, non cancella la fedeltà di Dio. La sua ira è provvisoria e lascia il posto all’amore e al perdono. La passione di Dio per la salvezza è così forte che all’incredulità del popolo risponde con la vita del suo Figlio prediletto. La croce, eretta nel mezzo della storia di tutti i tempi, diventa l’unica possibilità di liberazione per ogni «morso velenoso» che attanaglia il cuore.

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Guardare per essere salvi

La riflessione sapienziale aveva commentato il fatto del serpente innalzato da Mosè (Nm 21,4-9) in questo modo: «Chi sivolgeva a guardarlo era salvato non da quello che vedeva, ma solo da te, salvatore di tutti» (Sap 16,7), e questo vale a maggior ragione per il Cristo innalzato. Solo guardando al mistero della morte e risurrezione di Gesù, e rendendoci docili alla grazia possiamo vivere da creature redente, riconoscere e compiere quelle «opere buone» che non sono frutto della nostra esaltazione, ma sono dono preparato per noi dal Dio che salva. Nel contesto del colloquio notturno di Gesù con Nicodemo, Gesù si rivela qual è realmente e quale il suo interlocutore sta cercando: il maestro della verità. La salvezza sta nel credere, cioè nel tenere lo sguardo fisso su Gesù crocifisso, autore e perfezionatore della fede. L’evangelista evidenzia la dimensione universale (chiunque) del dono della vita eterna. Condizione unica ed essenziale per avere tale vita, che è comunione con Dio, è la fede in Gesù, l’accoglienza del dono che è il Figlio.

Una luce che ci rivela

In Cristo, la «luce è venuta nel mondo» (v. 19), la luce è la prima creatura di Dio (Gn 1,3), essa corrisponde alla prima parola di Dio fuori di sé, finché poi tutta la sua parola diventa luce sul cammino dell’uomo (Sal 119, 105). Essere di fronte a Cristo è come essere di fronte alla luce. Quando si è illuminati si appare per quello che si è, la nostra verità non può nascondersi e i travestimenti non sono possibili. Accogliere Cristo è come offrire la propria faccia a Lui per essere illuminati. Nascondersi da questa luce vuol dire amare le tenebre, ricercare la finzione del travestimento.  E questo è già un giudizio di condanna perché vuol dire rimanere risucchiati nell’abisso delle tenebre. I testi negano la concezione che enfatizza l’individuo, la sua ricerca di perfezione. La radicale «non paura» di Dio a porsi in relazione con l’umanità ferita è il segreto della pace. Dio non teme, ma anzi vuole porsi in relazione con l’umanità: anche se è un’umanità di «morti» come afferma l’Apostolo (Ef 2,5); anche se si tratta di un «mondo» che la santità di Dio non potrebbe che condannare. La relazione precede la sua accettazione: ognuno di noi «si trova davanti» l’atto indiscutibile dell’amore di Dio nella croce del Cristo.

Il superamento dei pregiudizi

Paolo parla di Dio come ricco di misericordia. A noi è chiesto di credere a questo amore inaudito del Padre. Nell’atto di fede si anticipa la fine dei tempi. Nel confronto quotidiano con l’amore del Padre si gioca tutto il nostro futuro. Chi crede e accoglie Cristo è un figlio del Regno, egli è già al di là, è già dentro le ultime cose. Gesù non aspetta il nostro consenso per dare la vita per noi. Il suo innalzamento sulla croce è decisione-obbedienza solo sua. Ovviamente, quindi, la misericordia non può essere meritata o conquistata. Può solo essere trovata e accolta. Certo, accettare questo è estremamente impegnativo, perché costringe a uscire non tanto dalle tenebre dei nostri peccati, quanto dalle tenebre ben più drammatiche dei nostri giudizi. Questa luce che svela che tutti siamo prigionieri del Male è insopportabile: «…gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce», perché la luce rivelerebbe che nessuno ha diritto al «posto», ma tutti lo possiamo ricevere solo dalla misericordia dalla quale siamo visitati e avvolti.

PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO

  • Ti senti disposto ad accogliere Cristo? Che cosa valorizzi della sua presenza?
  • Senti la necessità di purificare qualcosa dell’immagine che hai del Cristo?

IN FAMIGLIA

Alla persona che, in questo tempo, si mostra più serena in famiglia facciamo un’intervista. Ogni singolo membro formula una domanda che aiuti a capire e rivelare che cosa passa nell’animo di chi intervistiamo. Alla fine di questa esercitazione gli possiamo chiedere quale gli è sembrata la domanda più pertinente in ordine alla presentazione della sua serenità.

p. Rinaldo Paganelli

Tratto da: Stare nella domenica alla mensa della Parola, Anno B – ElleDiCi | Fonte

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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
della IV Domenica del Tempo di Quaresima – Anno B

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 11 Marzo 2018 anche qui.

Gv 3, 14-21
Dal Vangelo secondo Giovanni

14E come Mosé innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. 16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. 19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. 21Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 11 – 17 Marzo 2018
  • Tempo di Quaresima IV
  • Colore Viola
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 4

Fonte: LaSacraBibbia.net

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