La roccia nella paura affonda
Continua il cammino di Gesรน e dei discepoli verso Gerusalemme, lร dove avverrร il suo esodo (cf. Lc 9,31), la sua morte. Gesรน sa cosa lo attende, perchรฉ ormai lโostilitร della gerarchia religiosa giudaica si รจ fatta ossessiva, mentre la simpatia della gente va scemando ogni giorno di piรน, perchรฉ non sembra realizzarsi quel Messia che pretendevano di trovare in Gesรน. Egli appare sempre piรน deludente per la folla e il profilo del fallimento di una missione e di una vita si fa sempre piรน evidente.
ร in questo contesto che Gesรน pronuncia alcune parole che dopo due millenni vengono ascoltate dai credenti con commozione profonda e convinzione perseverante: โNon temere, piccolo gregge, perchรฉ รจ benevolenza del Padre vostro dare a voi il Regno!โ. Gesรน guarda la piccola realtร della sua comunitร , una โbaraccaโ piรน che una costruzione, una ventina di uomini e alcune donne che lo seguono, sovente perplessi e ansiosi, e si rivolge loro con un linguaggio affettivo e fraterno: โNon avere paura, piccola realtร , che sembri inadeguata a compiere una missione riguardante tutto Israele, tutta lโumanitร . Non avere paura, minoranza debole e visibilmente fragile, senza appoggi nel mondo. Non avere paura, realtร poco visibile, inerme, senza influenza e impotente nel mondo. Non avere paura, comunitร che merita rimproveri e continuamente ha bisogno di richiami, di correzioniโ.
Perchรฉ? Perchรฉ comunque il Padre, Dio, nel suo amore vuole dare a questa comunitร il Regno, farla partecipare a quella vita che รจ la sua, la vita salvata, sensata, nella sua mano dalla quale nessuno potrร mai strapparla. Quella del piccolo gregge รจ unโimmagine distante da noi e probabilmente anche poco eloquente, ma ciรฒ che in essa รจ decisivo รจ il carattere della piccolezza. Gesรน vede dietro a sรฉ una piccola realtร , mentre grande รจ la realtร religiosa dei giudei, grandissima รจ la realtร del mondo in cui quella piccola comunitร รจ apparsa ed รจ cresciuta poco. Essa perรฒ non tema, non si lasci assalire dallโansia e dalla paura perchรฉ, in quella situazione cosรฌ precaria, ciรฒ che รจ decisivo รจ accogliere la promessa di Gesรน di partecipare al Regno di Dio.
Certo, per accogliere tali parole di Gesรน e, di conseguenza, non temere ma gioire, bisogna essere davvero il piccolo gregge che segue lui, coinvolto nella sua vicenda fino al fallimento e alla morte. Non basta dirsi cristiani, ma per esserlo veramente occorre essere โpoveriโ, peccatori che desiderano conversione, uomini e donne che non confidano in se stessi ma sanno mettere la fede e la speranza in Gesรน e nel suo Regno veniente. Non diamo per scontato che queste parole abbiano noi come destinatari, poichรฉ ci diciamo cristiani! Come dirsi figli di Abramo poteva essere un inganno (cf. Lc 3,8; Mt 3,9), cosรฌ pure dirsi discepoli di Gesรน puรฒ coincidere semplicemente con il vanto di unโappartenenza, con il darsi unโidentitร che copra il vuoto personale.
Comprendiamo allora lโaffermazione seguente di Gesรน: โVendete ciรฒ che avete e condividetelo; fatevi borse che non si consumano, un tesoro inattaccabile nei cieli, lร dove il ladro non arriva e il tarlo non consuma. Perchรฉ, dovโรจ il vostro tesoro, lร sarร anche il vostro cuoreโ. Per avere questa gioia del dono del Regno ci vuole poco, pochissimo: distaccarsi dai beni, condividendoli! Confesso che mi impressiona questa parola, unica condizione posta per essere piccolo gregge: spogliarsi e condividere. Spogliarsi di ciรฒ che si ha โ beni, denaro, terra โ non per disprezzo, non in nome di un cinismo filosofico, ma semplicemente per condividere con quanti non hanno e non possiedono. Ognuno ha delle ricchezze: soldi, possessi, ma anche forza, tempo disponibile, doni personali. Basta condividere ciรฒ con gli altri, che sono tutti fratelli e sorelle. Solo cosรฌ un discepolo, una discepola, diviene veramente tale, smette di avere due padroni (cf. Lc 16,13; Mt 6,24), smette di porre sรฉ al centro della vita e non รจ piรน tentato di essere alienato allโavere, al possesso, non รจ piรน tentato di mettere la fiducia e la speranza nelle ricchezze.
Sรฌ, lo ripeto, รจ cosรฌ semplice, eppure richiede una conversione mai avvenuta una volta per sempre, ma che va rinnovata giorno dopo giorno alla sequela di Gesรน, perchรฉ i beni, il denaro, quasi sempre ci accompagnano e crescono. Penso spesso alla nostra vita di monaci: giungiamo in monastero rispondendo alla vocazione e non abbiamo nulla, siamo veramente poveri, perchรฉ, se avevamo beni o denaro, li abbiamo lasciati; poi perรฒ, poco per volta, partecipiamo ai beni e al denaro, senza i quali una comunitร non puรฒ vivere, e purtroppo li lasciamo crescere e finiamo per giustificare lโaccumulo, fino a confidare in essi. Allora โ occorre dirlo โ non siamo piรน il piccolo gregge di Gesรน!
Per questo Gesรน chiede grande vigilanza e profonda intelligenza nella vita cristiana. Chiede di restare nellโatteggiamento e nella tenuta dei servi, che per servire si cingevano la veste ai fianchi; chiede di tenere le lampade accese, di restare in attesa della venuta del Signore, per ascoltare lui che bussa alla porta e potergli aprire quando arriva. Servi in attesa del Signore che viene: ecco chi sono i cristiani, per i quali risuona la beatitudine: โBeati quei servi che il Signore al suo arrivo troverร vigilantiโ, cioรจ beato chi, avendo come suo tesoro il Signore, sarร in attesa di trovarlo e lo incontrerร alla sua venuta, a qualunque ora arrivi, anche se dovesse tardare.
Gesรน aggiunge un brevissimo detto, performativo per i discepoli, seguito da unโesortazione: โSe il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi restate pronti perchรฉ, nellโora che non immaginate, viene il Figlio dellโuomoโ. Vegliare, non dormire, non essere preda del sonnambulismo e dellโintontimento spirituale, tenere gli occhi aperti non รจ facile: la stanchezza del giorno, il lavoro, i molti servizi fatti, la lunghezza della vita cristiana, la monotonia del quotidiano, sono tutti attentati alla vigilanza, che significa anche consapevolezza e responsabilitร . โLo spirito รจ pronto ma la carne รจ deboleโ (Mc 14,38; Mt 26,41), dice altrove Gesรน a tre discepoli che non riescono a vegliare con lui nella notte della passione.
E se รจ vero che tutti i discepoli, i servi, devono vigilare, cโรจ qualcuno che di questa attenzione รจ piรน responsabile degli altri. Nel piccolo gregge tutti sono fratelli e sorelle, tutti hanno ricevuto il compito di vigilare, ma non tutti hanno la stessa responsabilitร . Ecco perchรฉ, sollecitato da Pietro, Gesรน dice con chiarezza che nella comunitร cโรจ una distinzione tra i semplici discepoli e i responsabili, che non devono separarsi ma anzi realizzare di piรน la fraternitร e lโuguaglianza dei figli di Dio. Cโรจ qualcuno che nella comunitร ha un compito preciso, quello dellโoikonรณmos, del preposto alla casa, chiamato a svolgere il suo servizio nel dare da mangiare ai suoi fratelli e sorelle, nel dare il cibo della parola e della sapienza di Dio, โministroโ perchรฉ dร a ciascuno la minestra: questo รจ il sostentamento necessario, che fa vivere, di cui lโoikonรณmosย รจ responsabile. Spetta a lui la cura spirituale e materiale dei fratelli, ed egli deve svolgere il servizio di servo affidabile (pistรณs) e intelligente, sapiente (phrรณnimos).
Ma se questo servo si pone al centro della vita comunitaria; se afferma solo se stesso e non fa crescere gli altri; se pensa a fare la โsua vitaโ, senza una condivisione con i fratelli e le sorelle; se organizza il consenso intorno a sรฉ perchรฉ ha nel cuore i sentimenti del tiranno, per il quale gli altri sono nientโaltro che strumenti del suo potere e successo; se non sa mostrare umanitari misericordia nei rapporti comunitari; e se, nutrito di narcisismo, pensa di essere โirreprensibileโe fustiga solo i difetti degli altri, alloraโฆ
Non aggiungiamo piรน nulla, basta leggere il brano evangelico fino alla fine. Allora il Signore veniente si separerร da quel servo e lo metterร tra le persone non affidabiliโฆ Attenzione dunque: a chi piรน รจ dotato di doni, piรน รจ intelligente, piรน a responsabilitร nella comunitร del Signore, piรน sarร richiesto! Perchรฉ il giudizio di Dio, che si manifesterร quando staremo davanti a lui dopo la nostra morte, dipenderร non solo da ciรฒ che abbiamo operato ma anche dal grado di coscienza e di responsabilitร avuto e dallโuso dei doni di cui siamo stati dotati. Tutti i cristiani, ma soprattutto le loro guide, devono sempre tenere lo sguardo fisso sullโorizzonte escatologico: il Signore รจ il Veniente, dunque occorre essere vigilanti e capaci di attenderlo!
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Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi



