DOVโร IL TUO DIO?
VENERDI SANTO (PASSIONE DEL SIGNORE)
Dal libro del profeta Isaรฌaย Is 52,13- 53,12
Egli รจ stato trafitto per le nostre colpe. (Quarto canto del Servo del Signore)
Ecco, il mio servo avrร successo,
sarร onorato, esaltato e innalzato grandemente.
Come molti si stupirono di lui
โ tanto era sfigurato per essere dโuomo il suo aspetto
e diversa la sua forma da quella dei figli dellโuomo โ,
cosรฌ si meraviglieranno di lui molte nazioni;
i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
poichรฉ vedranno un fatto mai a essi raccontato
e comprenderanno ciรฒ che mai avevano udito.
Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?
- Pubblicitร -
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
ร cresciuto come un virgulto davanti a lui
e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza nรฉ bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per poterci piacere.
Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si รจ caricato delle nostre sofferenze,
si รจ addossato i nostri dolori;
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
Egli รจ stato trafitto per le nostre colpe,
schiacciato per le nostre iniquitร .
Il castigo che ci dร salvezza si รจ abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
lโiniquitร di noi tutti.
Maltrattato, si lasciรฒ umiliare
e non aprรฌ la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprรฌ la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua posteritร ?
Sรฌ, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza
nรฉ vi fosse inganno nella sua bocca.
Ma al Signore รจ piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirร se stesso in sacrificio di riparazione,
vedrร una discendenza, vivrร a lungo,
si compirร per mezzo suo la volontร del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrร la luce
e si sazierร della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherร molti,
egli si addosserร le loro iniquitร .
Perciรฒ io gli darรฒ in premio le moltitudini,
dei potenti egli farร bottino,
perchรฉ ha spogliato se stesso fino alla morte
ed รจ stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i colpevoli.
La vera bellezza dellโamore di Dio
Il poema รจ unico nel suo genere, perchรฉ sembra essere una creazione letteraria nuova, diversa dai modelli orali comuni, sia nella forma e sia nel contenuto. Inquadrato allโinterno di due pronunciamenti o oracoli divini in Is 52,13-15 e Is 53,11b-12, il corpo del racconto (Is 53,1-11ab) si presenta abbastanza omogeneo, con la presenza di un soggetto anonimo, ossia un noi o voce corale, ben distinto dai re e dai popoli pagani di Is 52,15, che racconta la storia del Servo, sottolineando lโiniziale ostilitร e incomprensione nei suoi confronti, divenuta in seguito paradossale solidarietร . Il suo racconto si apre con una duplice domanda retorica, espressa in Is 53,1.
Segue nei vv. 2-3 lโesposizione della condizione di grande disagio e disprezzo del Servo, cresciuto in una situazione di estrema ariditร e in seguito disprezzato e reietto, senza possibilitร di alcuna stima. Is 53,4, introdotto dalla particella โakรชn (eppure), dร lโavvio al rovesciamento della situazione, con la chiara contrapposizione letteraria Lui-Noi: a noi sembravaโฆma Lui si รจ addossato i nostri dolori; รจ stato trafitto per i nostri delitti; il castigo che ci dร salvezza si รจ abbattuto su di lui. Con Is 53,8b si potrebbe supporre lโintervento di un terzo protagonista, forse il profeta stesso, che si caratterizza a questo punto come ulteriore voce allโinterno del gruppo (Is 53,8c-11b), che conferma lโingiusta umiliazione, sofferenza e morte del Servo fino alla sepoltura. Finalmente, in Is 53,11b-12 lโintervento di Dio conferma lโesaltazione del Servo e chiude il poema.
Lโintroduzione solenne ed elevata in Is 52,13 (hinnฤh = guardate) rimanda allโoracolo di Is 42,1, dove il Servo รจ introdotto con la missione di portare la giustizia(diritto = miลกpaแนญ) alle nazioni. Qui lโattenzione รจ posta sul successo e sulla glorificazione del Servo (cfr. Is 49,3), descritti con quattro verbi al futuro, in una successiva progressione (avrร successo/diventerร luce; sarร onorato; sarร esaltato; sarร molto innalzato), tra cui spicca il primo dei quattro (yaลkรฎl = illuminerร ), inserito tra hinnฤh e โavdรฎ, evidenziando forse una particolare funzione del Servo, espressa giร allโinizio del poema, che รจ quella di svelare il senso di ciรฒ che viene raccontato.
Egli รจ la causa vera della conversione in primo luogo del noi, e quindi in seguito dei popoli e re. Tale cambiamento consiste esattamente in una svolta di lettura e di comprensione dellโevento, che ha visto vittima sofferente il Servo del Signore, finchรฉ questi non diventerร luce e rivelazione (cfr. Is 49,6). Segue, subito dopo, lโannuncio paradossale del grande dolore e sofferenza, in cui il Servo sprofonderร (v. 14), e nello stesso tempo del grande stupore e meraviglia da parte di popoli e re per la sua esaltazione (v. 15). In Is 53,1 entra in scena un altro soggetto, forse un resto di Israele, che fa una confessione raccontando la storia del Servo. La metafora del vedere sembra essere la chiave di lettura del poema, il quale racconta come la visione errata iniziale del noi si sia poi trasformata in visione retta e comprensione autentica grazie allโintervento del Servo. I salvati raccontando lโumiliazione e lโesaltazione del Servo del Signore, riconoscono che รจ a motivo della loro colpa che la sofferenza e il dolore si sono abbattuti sul Servo.
Il poema di Is 52,13-53,12 รจ un invito ad una retta visione e comprensione di una vicenda paradossale, che ha visto come protagonista il Servo per eccellenza del Signore. Il punto di partenza รจ stata una scorretta interpretazione e comprensione della suddetta vicenda: gli occhi di chi racconta erano incapaci di riconoscere ciรฒ che poi sarebbe stato rivelato. La domanda retorica di Is 53,1, che apre il racconto del noi insiste proprio sul paradosso di tale rivelazione e illuminazione.
Agli occhi del noi il Servo appariva senza aspetto nรฉ bellezza; la sua apparenza era indesiderata (Is 53,2). E anche le moltitudini faranno unโanaloga esperienza di rivelazione e di comprensione, perchรฉ vedranno lโinverosimile e comprenderanno lโinaudito (Is 52,15), dal momento che in precedenza si erano meravigliate e stupite per lโapparenza disumana del Servo (Is 52,14). Il passaggio alla retta visione e comprensione dellโevento sembra costituire il cuore del poema: esso รจ affermato dal noi narrante e testimoniante (Is 53,4-7) e confermato dalla voce del profeta, che รจ parte integrante del gruppo confessante (Is 53,8-11a). La voce di Dio incornicia il racconto centrale, introducendolo allโinizio e confermandolo alla fine.
Dalla lettera agli Ebreiย Eb 4,14-16; 5,7-9
Cristo imparรฒ lโobbedienza e divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli obbediscono.
Fratelli, poichรฉ abbiamo un sommo sacerdote grande, che รจ passato attraverso i cieli, Gesรน il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso รจ stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato.
Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, cosรฌ da essere aiutati al momento opportuno.
[Cristo, infatti,] nei giorni della sua vita terrena, offrรฌ preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparรฒ lโobbedienza da ciรฒ che patรฌ e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.
Figliolanza e fraternitร , obbedienza e solidaritร
Lโautore della Lettera agli Ebrei riconosce che la messianicitร di Gesรน consiste nel suo sacerdozio del quale sottolinea prima la solidarietร con gli uomini e poi lโobbedienza a Dio. La solidarietร e lโobbedienza sono le due facce dellโunico sacerdozio di Cristo. Viene instaurato un parallelismo tra il sommo sacerdozio ebraico e il pontificato di Gesรน. Il Sommo Sacerdote ebraico aveva fondamentalmente la funzione di intercedere per i peccatori presso Dio al fine di ottenere il perdono dei peccati. Questo avveniva mediante dei sacrifici che il sommo sacerdote offriva per i peccati suoi e di tutto il popolo. La solidarietร del Sommo Sacerdote era basata sul fatto che era uomo e, dunque, peccatore. Il perdono lo chiedeva per sรฉ e per i suoi fratelli. Anche Gesรน รจ nostro fratello perchรฉ partecipa della debolezza umana e soprattutto della sofferenza subita ingiustamente.
Nessuno puรฒ auto proclamarsi sacerdote, ma questo ministero si esercita in virtรน della chiamata di Dio, come era stato stabilito sin da Aronne. Lโautoritร del Sommo Sacerdote non lo colloca al di sopra degli altri ma a loro servizio. Il sacerdozio, quale servizio agli altri, รจ esercizio di fraternitร . Come non ci si puรฒ autoproclamare Sommo Sacerdote, cosรฌ non si scelgono i fratelli ma si accolgono come un dono da custodire nella stessa maniera con la quale si riceve lโautoritร e la si esercita. Ogni autoritร , che sia regale o sacerdotale, viene da Dio perchรฉ essa sia esercitata a vantaggio di tutti i fratelli. Gesรน riceve la pienezza dellโautoritร perchรฉ nella Pasqua di morte e di risurrezione ottiene la corona regale della vittoria sul peccato e sulla morte e lโinvestitura sacerdotale. Sulla croce Gesรน non offre sacrifici ma sรฉ stesso con preghiere e suppliche, tra grida e lacrime. Il Cristo non ha scelto di soffrire ma ha celebrato il suo sacrifico unendosi totalmente agli uomini peccatori e caricandosi anche del dolore innocente. Dallโaltra parte per la sua piena obbedienza a Dio รจ stato risuscitato portando la liberazione a tutti gli uomini dal peccato e dalla morte.
La vicenda pasquale di Gesรน, letta nellโottica della fede, ci aiuta a comprendere che per essa possiamo crescere nella duplice direzione della maturitร umana: essere figlio e fratello. Lโ obbedienza a Dio, ovvero lโadesione alla Sua volontร , fatta con libertร e fiducia, sโintreccia con la solidarietร fraterna che puรฒ giungere a subire il martirio da innocente. Chi si affida a Dio usa gli strumenti della mitezza per lottare contro il male, il primo dei quali รจ la preghiera. Essa non รจ una formula magica segreta elaborata per perseguire fini personali. Si tratta invece del mondo con cui vivere lโintimitร filiale col Padre e quella fraterna nei gesti di una solidarietร e compassione.
+ Dal Vangelo secondo Giovanniย Gv 18,1โ19,42
assione del Signore.
Passione di nostro Signore Gesรน Cristo secondo Giovanni
Gv 18,1โ19,42
Catturarono Gesรน e lo legarono
In quel tempo, Gesรน uscรฌ con i suoi discepoli al di lร del torrente Cรจdron, dove cโera un giardino, nel quale entrรฒ con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perchรฉ Gesรน spesso si era trovato lร con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andรฒ, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesรน allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: ยซChi cercate?ยป. Gli risposero: ยซGesรน, il Nazarenoยป. Disse loro Gesรน: ยซSono io!ยป. Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse loro ยซSono ioยป, indietreggiarono e caddero a terra. Domandรฒ loro di nuovo: ยซChi cercate?ยป. Risposero: ยซGesรน, il Nazarenoยป. Gesรน replicรฒ: ยซVi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadanoยป, perchรฉ si compisse la parola che egli aveva detto: ยซNon ho perduto nessuno di quelli che mi hai datoยป. Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpรฌ il servo del sommo sacerdote e gli tagliรฒ lโorecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesรน allora disse a Pietro: ยซRimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrรฒ berlo?ยป.
Lo condussero prima da Anna
Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesรน, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quellโanno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: ยซร conveniente che un solo uomo muoia per il popoloยป.
Intanto Simon Pietro seguiva Gesรน insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrรฒ con Gesรน nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermรฒ fuori, vicino alla porta. Allora quellโaltro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornรฒ fuori, parlรฒ alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: ยซNon sei anche tu uno dei discepoli di questโuomo?ยป. Egli rispose: ยซNon lo sonoยป. Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perchรฉ faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.
Il sommo sacerdote, dunque, interrogรฒ Gesรน riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesรน gli rispose: ยซIo ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perchรฉ interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciรฒ che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho dettoยป. Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesรน, dicendo: ยซCosรฌ rispondi al sommo sacerdote?ยป. Gli rispose Gesรน: ยซSe ho parlato male, dimostrami dovโรจ il male. Ma se ho parlato bene, perchรฉ mi percuoti?ยป. Allora Anna lo mandรฒ, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.
Non sei anche tu uno dei suoi discepoli? Non lo sono!
Intanto Simon Pietro stava lรฌ a scaldarsi. Gli dissero: ยซNon sei anche tu uno dei suoi discepoli?ยป. Egli lo negรฒ e disse: ยซNon lo sonoยป. Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato lโorecchio, disse: ยซNon ti ho forse visto con lui nel giardino?ยป. Pietro negรฒ di nuovo, e subito un gallo cantรฒ.
Il mio regno non รจ di questo mondo
Condussero poi Gesรน dalla casa di Caifa nel pretorio. Era lโalba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato dunque uscรฌ verso di loro e domandรฒ: ยซChe accusa portate contro questโuomo?ยป. Gli risposero: ยซSe costui non fosse un malfattore, non te lโavremmo consegnatoยป. Allora Pilato disse loro: ยซPrendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!ยป. Gli risposero i Giudei: ยซA noi non รจ consentito mettere a morte nessunoยป. Cosรฌ si compivano le parole che Gesรน aveva detto, indicando di quale morte doveva morire. Pilato allora rientrรฒ nel pretorio, fece chiamare Gesรน e gli disse: ยซSei tu il re dei Giudei?ยป. Gesรน rispose: ยซDici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?ยป. Pilato disse: ยซSono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?ยป. Rispose Gesรน: ยซIl mio regno non รจ di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perchรฉ non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non รจ di quaggiรนยป. Allora Pilato gli disse: ยซDunque tu sei re?ยป. Rispose Gesรน: ยซTu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla veritร . Chiunque รจ dalla veritร , ascolta la mia voceยป. Gli dice Pilato: ยซChe cosโรจ la veritร ?ยป.
E, detto questo, uscรฌ di nuovo verso i Giudei e disse loro: ยซIo non trovo in lui colpa alcuna. Vi รจ tra voi lโusanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertร per voi: volete dunque che io rimetta in libertร per voi il re dei Giudei?ยป. Allora essi gridarono di nuovo: ยซNon costui, ma Barabba!ยป. Barabba era un brigante.
Salve, re dei Giudei!
Allora Pilato fece prendere Gesรน e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: ยซSalve, re dei Giudei!ยป. E gli davano schiaffi.
Pilato uscรฌ fuori di nuovo e disse loro: ยซEcco, io ve lo conduco fuori, perchรฉ sappiate che non trovo in lui colpa alcunaยป. Allora Gesรน uscรฌ, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: ยซEcco lโuomo!ยป. Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: ยซCrocifiggilo! Crocifiggilo!ยป. Disse loro Pilato: ยซPrendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpaยป. Gli risposero i Giudei: ยซNoi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perchรฉ si รจ fatto Figlio di Dioยป.
Allโudire queste parole, Pilato ebbe ancor piรน paura. Entrรฒ di nuovo nel pretorio e disse a Gesรน: ยซDi dove sei tu?ยป. Ma Gesรน non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: ยซNon mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertร e il potere di metterti in croce?ยป. Gli rispose Gesรน: ยซTu non avresti alcun potere su di me, se ciรฒ non ti fosse stato dato dallโalto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato piรน grandeยป.
Via! Via! Crocifiggilo!
Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertร . Ma i Giudei gridarono: ยซSe liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesareยป. Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesรน e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litรฒstroto, in ebraico Gabbatร . Era la Parascรจve della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: ยซEcco il vostro re!ยป. Ma quelli gridarono: ยซVia! Via! Crocifiggilo!ยป. Disse loro Pilato: ยซMetterรฒ in croce il vostro re?ยป. Risposero i capi dei sacerdoti: ยซNon abbiamo altro re che Cesareยป. Allora lo consegnรฒ loro perchรฉ fosse crocifisso.
Lo crocifissero e con lui altri due
Essi presero Gesรน ed egli, portando la croce, si avviรฒ verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gรฒlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dallโaltra, e Gesรน in mezzo. Pilato compose anche lโiscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: ยซGesรน il Nazareno, il re dei Giudeiยป. Molti Giudei lessero questa iscrizione, perchรฉ il luogo dove Gesรน fu crocifisso era vicino alla cittร ; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: ยซNon scrivere: โIl re dei Giudeiโ, ma: โCostui ha detto: Io sono il re dei Giudeiโยป. Rispose Pilato: ยซQuel che ho scritto, ho scrittoยป.
Si sono divisi tra loro le mie vesti
I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesรน, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti โ una per ciascun soldato โ, e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta dโun pezzo da cima a fondo. Perciรฒ dissero tra loro: ยซNon stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi toccaยป. Cosรฌ si compiva la Scrittura, che dice: ยซSi sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorteยป. E i soldati fecero cosรฌ.
Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!
Stavano presso la croce di Gesรน sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clรจopa e Maria di Mร gdala. Gesรน allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: ยซDonna, ecco tuo figlio!ยป. Poi disse al discepolo: ยซEcco tua madre!ยป. E da quellโora il discepolo lโaccolse con sรฉ.
Dopo questo, Gesรน, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinchรฉ si compisse la Scrittura, disse: ยซHo seteยป. Vi era lรฌ un vaso pieno di aceto; posero perciรฒ una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso lโaceto, Gesรน disse: ยซร compiuto!ยป. E, chinato il capo, consegnรฒ lo spirito.
Qui ci si genuflette e si fa una breve pausa.
E subito ne uscรฌ sangue e acqua
Era il giorno della Parascรจve e i Giudei, perchรฉ i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato โ era infatti un giorno solenne quel sabato โ, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe allโuno e allโaltro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti perรฒ da Gesรน, vedendo che era giร morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpรฌ il fianco, e subito ne uscรฌ sangue e acqua. Chi ha visto ne dร testimonianza e la sua testimonianza รจ vera; egli sa che dice il vero, perchรฉ anche voi crediate. Questo infatti avvenne perchรฉ si compisse la Scrittura: ยซNon gli sarร spezzato alcun ossoยป. E un altro passo della Scrittura dice ancora: ยซVolgeranno lo sguardo a colui che hanno trafittoยป.
Presero il corpo di Gesรน e lo avvolsero con teli insieme ad aromi
Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatรจa, che era discepolo di Gesรน, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesรน. Pilato lo concesse. Allora egli andรฒ e prese il corpo di Gesรน. Vi andรฒ anche Nicodรจmo โ quello che in precedenza era andato da lui di notte โ e portรฒ circa trenta chili di una mistura di mirra e di รกloe. Essi presero allora il corpo di Gesรน e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Lร dunque, poichรฉ era il giorno della Parascรจve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesรน.
Parola del Signore.
LECTIO
Lโultimo respiro del Crocifisso รจ il primo vagito dellโUomo nuovo
Il racconto della Passione secondo Giovanni รจ un dramma ma non รจ drammatico. Il quarto evangelista elimina dal suo racconto ogni riferimento a umiliazioni, oltraggi, offese rivolte a Gesรน la cui fronte rimane sempre alta, fino alla fine. Ne esce fuori il ritratto di Gesรน dal chiaro profilo regale, le cui caratteristiche principali sono la libertร e la consapevolezza. Gesรน, proprio perchรฉ libero e consapevole, affronta la passione con dignitร . Non รจ orgoglioso e sprezzante del pericolo, nรฉ tanto meno รจ talmente esaltato dal galvanizzarsi allโidea di diventare martire.
Lโevangelista Giovanni non ha mancato di segnalare lโumano turbamento di Gesรน davanti alla consapevolezza che era giunto il momento della resa dei conti. La paura, mettendoci in guardia da un pericolo che corriamo, ci permette di compiere le scelte opportune per evitarlo e salvarci. Fin quando non giunge la ยซsua oraยป Gesรน fugge o trova il modo di non cadere nelle trappole che gli vengono tese. Cโรจ dunque un tempo nel quale bisogna fare un passo indietro, in cui รจ necessario riformulare i programmi, un tempo in cui aspettare. Gesรน nei pericoli non si fa prendere dalla paura, ma la prende per mano con delicatezza, perchรฉ il vero pericolo, da cui viene la paura piรน drammatica, รจ quella di non piacere a Dio. Ci si puรฒ far prendere dalla paura e bloccarsi nel fare il bene e nel portare avanti la propria missione. La paura รจ alimentata dalle accuse ingiuste, dallโessere strumentalizzati, beffeggiati, osteggiati, irrisi, perseguitati. Di tutto questo non si fa cenno nel racconto della Passione in quanto tale ma รจ riportato in tutta la narrazione evangelica ad indicare il fatto che la passione attraversa tutta la vita di Gesรน.
Quando giunge la sua ora Gesรน รจ consapevole del fatto che รจ arrivato al vertice della missione per la quale รจ venuto nel mondo. Nellโora finale Gesรน guarda in faccia la morte. Davanti ad essa il timore รจ vinto dalla fiducia amorevole verso il Padre. La morte non รจ la fine di tutto, ma il fine di tutta la sua vita. Egli stesso impiega lโimmagine del seme che deve cadere nella terra e morire in vista del fine per il quale esiste ed รจ stato seminato: portare frutto. Lasciarsi dominare dalla paura comporta la perdita di luciditร e capacitร di ragionevolezza. Per cui istintivamente o ci si ritira o si aggredisce. La paura puรฒ portarci anche a mettere la testa nella sabbia, come gli struzzi, per non vedere e rifugiarci nelle utopie e staccarci dalla realtร . Gesรน invece affronta a viso scoperto la morte, senza maschere per mimetizzarsi e conformarsi alla massa e senza protezioni per salvare le apparenze. Gesรน non guarda altrove, ma attraverso la morte perchรฉ guarda avanti, verso il compimento della promessa del Padre e guarda in alto verso di Lui per non perdere il contatto visivo con Dio, unica fonte di speranza.
Quando vediamo avanzare i nemici, le forze delle tenebre, con lanterne, fiaccole e bastoni, ricordiamo le parole di Gesรน: ยซse cercate me, lasciate andare loroยป. Egli รจ veramente il nostro re, perchรฉ per salvarci, attraversa da solo la passione e la morte, ma non per rimanere da solo, ma per farci entrare con sรฉ a far parte del suo regno. Traducendo il testo greco in maniera diversa rispetto alla traduzione ufficiale, vediamo Gesรน, non Pilato, sedere nel litostroto. ร il vero re, anche se con una corona di spine sul capo e un mantello di porpora sulle spalle. A questo re dobbiamo guardare per lasciarci attirare dalla sua dolente e potente regalitร . Egli non ha nulla a che fare con i potenti di questo mondo, pieni di titoli, onori, ricchezze, potere, ma spesso vuoti interiormente e talmente leggeri che una folata di vento della prima avversitร li porta via. Gesรน, inchiodato alla croce, รจ saldamente seduto sul suo trono di gloria. Cโรจ una differenza tra i troni mondani e quello di Cristo: dagli scranni piรน alti delle gerarchie di potere facilmente si puรฒ cadere perchรฉ cโรจ sempre chi insidia per prenderne il posto. Dallโalto della croce non si cade ma si chiamano gli altri rialzandoli dalle loro cadute. Cosรฌ Gesรน, come il serpente issato da Mosรจ nel deserto, รจ innalzato affinchรฉ chiunque, morso dal serpente del peccato e alzando gli occhi verso di Lui, possa essere salvato.
Nella nostra passione non lasciamoci prendere dalla paura, ma guardiamo sempre avanti, certi che lโapprodo della vita non รจ la morte ma la salvezza, la vita eterna. Quando ci sentiamo smarriti e confusi guardiamo in alto dove, come la vetta della montagna che emerge dalle nuvole, possiamo contemplare il volto del Crocifisso dalle cui labbra fioriscono parole di conforto e dal cui costato aperto sgorga, come da una sorgente zampillante, il dono dello Spirito Santo. Quando ci sentiamo soli perchรฉ distanti, diamoci appuntamento sotto la croce, nel grande abbraccio di Gesรน, sotto la cui guida siamo ricondotti nellโoriginale unica famiglia. Quando ci assale il dubbio di essere inutili, sterili, inconcludenti, falliti apriamo il nostro spirito di figli ad accogliere devotamente e con tenerezza quella Madre che ci viene donata dallโalto. Chi piรน di Lei, stando ferma in piedi sotto la croce, ha avvertito il dolore lancinante della perdita del figlio? Ella ci insegna che anche nel travaglio piรน doloroso della prova si deve rimanere in piedi come le sentinelle nella notte, sorrette dalla speranza dellโarrivo annunciato del nuovo giorno. Nel buio del lutto e della perdita di ciรฒ che ci sta a cuore impariamo da Lei a vedere in ciรฒ che ci manca la presenza dellโessenziale, anche se in unโaltra forma. Anche Maria รจ morta col Figlio sulla croce, anche per lei giunse lโora. Sรฌ, nel momento in cui Gesรน ha reso lo Spirito Maria รจ morta come madre di suo figlio, ma, per il fatto di essere stata fecondata dalla sua parola dallโalto della croce, รจ nata come Madre di tutta la Sua discendenza, Madre della Chiesa. Alzando gli occhi verso il Crocifisso, e lasciandoci accompagnare da Maria, sperimenteremo con loro la morte non come vuoto nel quale precipitare ma quale grembo in cui rinasciamo come figli di Dio.
MEDITATIO
DOVโร IL TUO DIO?
ยซDovโรจ il tuo Dio?ยป (Sal 41, 4. 11); mentre lโuomo soffre, una domanda trafigge il suo cuore come una freccia dalla punta acuminata e mette in crisi la fede. Anche Gesรน รจ stato perseguitato da questa domanda provocatoria. La sua risposta รจ il silenzio perchรฉ nella sua pazienza si mostra un Dio compassionevole che ai ragionamenti e alle arringhe di difesa o di accusa preferisce caricarsi delle nostre sofferenze, della nostra rabbia per le ingiustizie, della nostra tristezza e delle nostre paure. ยซDalle sue piaghe siamo stati guaritiยป (Is 53,5). Le ferite del peccato infettano, quelle dellโamore sanano. Gesรน si รจ lasciato infettare dalla morte perchรฉ fossimo guariti dal peccato.
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Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualitร biblica a Matera
Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna“