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don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 2 Gennaio 2022

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don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 2 Gennaio 2022
Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]

Gesù Cristo, la radice di ogni bene

Nella seconda domenica dopo Natale la Chiesa ci conduce ancora nel contemplare questo evento per riconoscere in Gesù di Nazaret, figlio di Maria e di Giuseppe, il Figlio di Dio. Il Concilio Vaticano II si esprime, infatti, in questi termini: «Nel mistero del Verbo Incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo… Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione» (GS 22).

La prima lettura parla della Sapienza in termini personali, come la prima delle creature. Tra Dio e la Sapienza c’è un rapporto privilegiato ed esclusivo, come quello che unisce il figlio amato, perché unico, al padre. Tale relazione non rimane chiusa nell’intimità di una ineffabile trascendenza ma si apre perché venga narrata e sia partecipata a tutta la creazione e a tutti i popoli. La Sapienza riceve la missione di piantarsi nella terra radicandosi in essa. Il Libro della Sapienza la identifica con la parola della Legge con la quale Dio si fa vicino all’uomo come non lo è nessun’altra divinità.

L’uomo è invitato non solo ad aprire la bocca ma soprattutto il cuore perché quella parola lo abiti e lo fecondi. L’evangelista Giovanni compie un passo ulteriore al Libro della Sapienza quando la identifica con il Logos, tradotto in latino con «Verbum» e in italiano con «Verbo». Cosa è la Sapienza/Verbo se non l’Amore di Dio che è da principio e per sempre? La Parola di Dio non si manifesta più nella Legge data da Mosè, ma nella carne di Gesù che piantando «la sua tenda in mezzo a noi» permette all’Amore di mette radici nella terra.

In tal modo Dio scende verso l’uomo, si fa piccolo e povero spogliandosi della sua gloria per assumere in tutto, eccetto il peccato, la nostra condizione umana mortale. Dio, incarnandosi, si unisce a tutto l’uomo e ad ogni uomo per assumere completamente la nostra natura umana. Questo è un atto di amore e di fiducia che insegna all’uomo il fatto che amare vuol dire credere in qualcuno, cioè piantare le radici nell’altro per entrare in una relazione di accoglienza e di dono.

La funzione della radice è propriamente quella di assimilare, ovvero, diventare simile a qualcun altro. Con l’incarnazione Dio diventa nostro simile affinché noi possiamo credere, cioè assimilarci a Gesù Cristo assumendo la sua immagine. Gesù Cristo è il modello sul quale Dio crea l’uomo; questa creazione si compie se il figlio dell’uomo, credendo in Gesù Cristo, diventa figlio di Dio. Credere significa radicarsi in Dio, come Dio si è piantato nella nostra storia perché noi conoscessimo nel cuore e sperimentassimo la stessa intimità che unisce il Padre al Figlio.

La vocazione che Gesù ci rivela si realizza poco alla volta man mano che impariamo a consacrarci al Padre facendo della nostra vita un dono a Lui. Se attraverso Mosè Dio ha dato la legge perché imparassimo a rinunciare al peccato, solo con Gesù noi riceviamo il dono per eccellenza, lo Spirito dell’Amore, grazie al quale cresciamo nella fede che diventa generativa. Gesù è per noi la radice che ci permette di attingere alla Fonte della Vita perché anche noi possiamo diventare sorgente da cui sgorga l’acqua viva dello Spirito. Il Figlio di Dio, piantando la sua tenda in mezzo a noi, ci fa diventare Casa nella quale Egli dimora. 

Chi accoglie Gesù e crede in Lui riceve il potere del Figlio di Dio. Non è la forza dei potenti del mondo che sfruttano gli altri prendendo dal popolo ciò che appartiene loro per farne bottino. Il potere del Figlio dell’uomo è il potere dell’Amore che trova la sua massima espressione della consacrazione di sé, ovvero nel dono della propria vita per amore. Gesù, prima del sacrificio della croce, prega il Padre dicendo: «Per loro io consacro me stesso» (Gv 17,11). Dopo essersi immerso pienamente nella terra Egli si consacra totalmente nel Padre perché anche noi possiamo consacrarci nella Verità offrendo il nostro corpo come sacrificio santo e gradito a Dio. Questa è la vocazione alla quale siamo chiamati: vivere da figli di Dio offrendo noi stessi come dono d’amore a Dio per i fratelli. La libertà è propria dei figli di Dio. Non c’è libertà più vera che quella di amare e non c’è amore più libero di questo: dare la propria vita per gli amici.

Signore Gesù, Sapienza di Dio piantata nella terra e radice della nuova umanità radicata nel Cielo, ci riveli nel Vangelo della Croce il grande amore che il Padre nutre per gli uomini e il suo ardente desiderio di renderci suoi figli adottivi. Con il dono dell’Eucaristia ci fai pregustare la gioia di partecipare nella tua Casa al banchetto festoso dei Santi. Fa che nutrendoci di Te, pane sul quale Dio Padre ha messo il suo sigillo, possiamo essere assimilati a Te.

Non permettere che il peccato dell’avidità del potere e dell’orgoglio ci impedisca di credere in Te lasciandoci schiavi dell’avarizia e della presunzione. La forza del tuo amore purifichi il nostro cuore e lo renda umile come terra pronta per accogliere il seme della tua Parola affinché metta radice e fruttifichi in opere di carità. Tu che sei il nuovo Adamo nel quale risplende la gloria di Dio, conformaci a Te affinché anche noi possiamo raccontare con i quotidiani gesti d’amore quanto sia bello essere in Te figli suoi e con Te tutti fratelli.

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