don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 14 Settembre 2023

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In principio è la Croce – ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE

Dal libro dei Numeri Nm 21,4-9

Chiunque sarà stato morso e guarderà il serpente, resterà in vita.

In quei giorni, il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero».

Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì.

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Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo.

Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.

Parole di vita contro le chiacchiere di morte

La mormorazione è come un veleno che uccide in maniera subdola ma inesorabile. L’immagine dei serpenti brucianti si oppone a quelli degli angeli Serafini (che in ebraico significa anche bruciante) che invece sono al servizio di Dio. Un serafino purifica con un carbone ardente, tratto dall’altare dei sacrifici del tempio, le labbra del profeta Isaia che riconoscere di essere un uomo peccatore che pronuncia parole impure.

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La mormorazione brucia e distrugge ogni relazione personale, decretando la morte di chi la pronuncia. Tuttavia, la prova sortisce il suo effetto, perché il popolo riconosce il suo peccato e chiede l’aiuto di Mosè affinché interceda presso Dio al fine di essere perdonati e salvati da quella piaga. Probabilmente questo episodio va collegato allo sfruttamento delle miniere di rame nel deserto dell’Araba dove sono stati trovati molti piccoli serpenti di rame che erano considerati talismani o rimedio contro il veleno dei serpenti.

Il serpente costruito da Mosè è un messaggio che Dio rivolge al popolo. Egli lo invita a fidarsi di Lui e della sua Parola, ad alzare lo sguardo sollevandolo dal proprio io per rivolgerlo verso Dio. È necessario passare dalla presunzione di sapere ciò che è bene e ciò che è male, dalla diffidenza e dall’invidia all’umiltà di lasciarsi guidare ed educare da Dio. L’ascolto della Parola di Dio e la umile obbedienza educano il popolo ad una sana comunicazione, fondamento di una comunità solida e vitale.

+ Dal Vangelo secondo Gv 3,13-17

Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo.

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:

«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.

Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

In principio è la Croce

Guardando il nome di questa festa spontaneamente ci chiederemmo il motivo per cui celebrare la croce. Da sempre essa è associata alla morte, ovvero alla conclusione della vita e questo nel modo più vergognoso e ignobile. In realtà non esaltiamo la croce quale simbolo religioso o ideologico, ma la croce di Cristo, quella sulla quale ha manifestato quanto grande sia l’amore di Dio per l’uomo.

Ciò che per l’uomo è segno della fine di ogni cosa Gesù ne ha fatto il principio della nuova creazione. La croce è l’ultimo sigillo tolto dal libro della vita sicché ogni uomo può conoscere la verità e sperimentarla. La verità è l’amore di Dio che è all’origine di ogni cosa. Proprio perché è il principio esso è gratuito e libero. Dio non ci ama perché ce lo meritiamo e non ci rende felici perché ci ricompensa per i sacrifici compiuti per fare il bene; Egli ci ama perché possiamo essere veramente salvi.

La salvezza la sperimentiamo non solamente quando, feriti mortalmente dal peccato ne riconosciamo la drammatica gravità e chiediamo aiuto per essere liberati dalla colpa, ma quando il nostro cuore si apre ad accogliere la misericordia di Dio che lo cambia dandogli la forma di quello suo. Nella misura in cui la croce diventa stile di vita l’uomo impara ad essere veramente libero. La croce è l’inizio della via della libertà che è a senso unico e non ammette la possibilità di tornare indietro. Su questa via si può solo progredire.

Se ci si ferma si viene risucchiati nuovamente nella logica del peccato che rende schiavi. La libertà che Dio ci dona è quella che si concretizza quando scegliamo di fare della nostra vita un dono gratuito e incondizionato. Questo è l’amore che genera vita.

Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera

Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna