don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 13 Settembre 2021

469
Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]

Umiltà e umanità sono i fiori più belli della fede

In cosa consista la fede di questo soldato romano lodata da Gesù? lo si evince innanzitutto dall’umanità con la quale tratta il suo servo che è malato gravemente. Quest’uomo è un sottomesso al potere romano e lui stesso ha dei servi che stanno alle sue dipendenze. Egli vive la sua autorità dando dei comandi che vengono eseguiti dai servi verso i quali si rapporta non come un funzionario ma come fratello.

Il suo atteggiamento ci insegna a non trincerarsi dietro una funzione per esercitare un potere oppressivo ma ad interpretare la propria autorità come una missione con la quale ci si prende cura degli altri perché li si ha a cuore! La seconda caratteristica della fede del centurione è l’umiltà che mitiga il senso di onnipotenza nella quale si può cadere se si usa la propria autorità per accrescere il proprio potere piuttosto per far crescere gli altri. L’umiltà si esprime innanzitutto nel rinunciare a far valere la propria autorità e a parlare in prima persona e poi anche nell’usare il canale della mediazione.

La fede mal si coniuga con l’autoreferenzialità ma si concilia benissimo con il coinvolgimento delle altre persone. Umile è chi chiede aiuto e si fa aiutare nel farlo. La pretesa è il contrario dell’umiltà. E infatti il centurione fa un atto di umiltà, quando si professa indegno nell’accogliere Gesù a casa sua, a chi segue una esplicita professione di fede nella potenza della sua parola. Credere significa essere certi che la parola di Dio è efficace anche quando non se ne vedono i segni.

La fede non nasce dai segni, ma è la condizione perché essi si realizzino e che siano riconosciuti. Il vero miracolo è quello che si compie già nell’atto di fede quando si inverte la logica del vedere per credere e diventa credo, perciò vedo. La guarigione del servo rivela che la salvezza operata da Gesù non è il prodotto dei meriti ma è la verità che precede il nostro atto di fede e ne è anche l’oggetto. Credere significa avere la certezza che Dio mi ama a prescindere dai miei meriti come lo è anche l’efficacia della sua parola. 

Signore Gesù, donami l’umiltà che lo Spirito Santo ha messo nel cuore del centurione e accresci in me la fede perché non sia vincolata a desideri e speranze mondane ma sia radicata nella salvezza che tu operi a vantaggio degli uomini a prescindere dai loro meriti. Fammi dono della fede perché mi preservi dalla deriva dell’autoreferenzialità e dalla tentazione di esercitare l’autorità con arroganza e per fini personali. L’umiltà mi faccia progredire nell’umanità con la quale testimoniare la fede nelle quotidiane occasioni che mi sono offerte per amare il prossimo come me stesso, per prendermi cura degli altri come ognuno fa con il proprio corpo.