Gesรน disse loro una parabola: โLa campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sรฉ: โChe farรฒ, poichรฉ non ho dove mettere i miei raccolti? Farรฒ cosรฌ โ disse -: demolirรฒ i miei magazzini e ne costruirรฒ altri piรน grandi e vi raccoglierรฒ tutto il grano e i miei beni. Poi dirรฒ a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripรฒsati, mangia, bevi e divรจrtiti!โ. Ma Dio gli disse: โStolto, questa notte stessa ti sarร richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarร ?โ. Cosรฌ รจ di chi accumula tesori per sรฉ e non si arricchisce presso Dioโยป.
Accumulare tesori per sรฉ, questo รจ il principio della sofferenza.
Tutte le tradizioni ricordano che illudersi di edificare la propria vita edificando, costruendo, attaccandosi al potere, lโavere, il successo รจ il principio della propria sconfitta esistenziale.
T.S. Eliot scrive: โDovโรจ la vita che abbiamo perduto vivendo?โ. Certo, perchรฉ come ricorda Gesรน, vi รจ solo un modo per vivere veramente: morire a sรฉ stessi, ossia risvegliarsi dal sonno dellโillusione. Questo significa: arricchirsi presso Dio: cogliere, esperire, vivere la realtร essenziale, autentica della nostra vita. Sapere che cโรจ una Vita oltre la vita cui merita dedicarsi, e quindi nutrirla, farla crescere.
Come giร detto a commento del vangelo di qualche domenica fa, il rischio mortale che corriamo tutti, รจ dare importanza a ciรฒ che รจ vapore, allโinconsistente, allโimpermanente e che il Qoelet, nella prima lettura di oggi, traduce con vanitร .
Viviamo lโillusione che la realtร , i nostri granai, i nostri attaccamenti, le nostre sicurezze siano fonte della felicitร quando invece sono solo accessori, mezzi ma non il fine.
Riposarsi, mangiare, bere, divertirsi, edificare, ingrandireโฆ son tutte cose importanti, belle magari ma non toccano ancora la Vita. Questa sta oltre, o sotto. ร la Realtร autentica, il Fondamento, ma ad appannaggio solo dei risvegliati, dagli attenti, dei saggi.
Esistere non vuol dire ancora vivere.
La vita stessa di Gesรน testimonia tutto ciรฒ. ยซLa sua morte non รจ lโesaltazione del nulla, della vanitร , ma รจ la negazione della vanitร perchรฉ abbiamo capito, una volta per sempre, che si puรฒ anche morire non morendo. Chi muore perchรฉ cโรจ qualcosa di piรน grande della dialettica vita-morte โ cioรจ lโamore โ costui non muoreยป (E. Balducci).
Esiste un modo di vivere tale da percepire la vita come una metamorfosi continua, per cui da una parte si sente il proprio corpo come un lento disfarsi, ma dallโaltra si ha la forte consapevolezza che la vita vera si sta rinnovando in sรฉ in ogni istante, come un crescendo verso una pienezza e un compimento. ร ciรฒ che Paolo intuรฌ scrivendo ai corinzi: ยซnon ci scoraggiamo, ma, se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore invece si rinnova di giorno in giornoยป (2Cor 4, 16).
Insomma, ยซVivono solo coloro che non hanno trovato pace nelle provviste fatteยป (Antoine de Saint-Exupรฉry, Cittadella).
AUTORE: don Paolo Squizzato
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