don Paolo Scquizzato – Commento al Vangelo del 5 Maggio 2024

Domenica 5 Maggio 2024
Commento al brano del Vangelo di: Gv 15, 9-17

Data:

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ยซVi ho detto queste cose perchรฉ la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia pienaยป (v.11).

Gesรน parla qui di gioia, non di piacere o felicitร .

Gioia รจ la parola piรน โ€œaltaโ€ del nostro vocabolario esistenziale.

Se il piacere riguarda i sensi: una volta appagati il piacere svanisce, la felicitร  dipende dalle fortuite circostanze della vita. Si sarร  felici nella misura andranno a verificarsi quelle circostanze immaginate benevoli per sรฉ stessi. Il problema รจ che la vita non va quasi mai come lโ€™abbiamo preventivata.

Piacere e felicitร  sono sentimenti sotto condizione.

E poi cโ€™รจ la gioia, che altrove nel vangelo viene chiamata anche beatitudine. Essa รจ incondizionata, ossia non soggetta nรฉ ai sensi e tanto meno alle circostanze.

Si tratta piuttosto di โ€˜uno-stato-dellโ€™essereโ€™. Non deve giungere, accadere. รˆ giร  data, come lโ€™anima informa il corpo. Il problema รจ che non ne siamo consapevoli. La gioia รจ la sorella povera del piacere e della felicitร , di continuo agognati come se una manciata di bigiotteria โ€“ procacciata a volte a costi altissimi โ€“ potesse valere quanto lโ€™oro di cui siamo giร  costituiti.

San Francesco la definรฌ โ€˜perfetta letiziaโ€™. E abita nei fondali esistenziali, a profonditร  abissali, che frequentiamo troppo poco, perchรฉ impegnati a stare sulla vivacitร  della superficie.

Etty Hillesum la chiamรฒ sorgente e corrente interiore, e pian piano divenne consapevole di doversene occupare, con cura, in una costante โ€˜igiene interioreโ€™.

Per Francesco, Etty, Gesรน di Nazarethโ€ฆ una cosa รจ chiara, che questa gioia, questo โ€˜stato dellโ€™essereโ€™, questo sapersi radicati nel Tutto non potrร  essere toccato da nulla e da nessuno. Niente nella vita potrร  accedere a tali profonditร : ยซnessuno vi potrร  togliere la vostra gioiaยป (Gv 16, 23).

Va da sรฉ che questa gioia perfetta, โ€˜assolutaโ€™ ossia sciolta da prestazioni e legami, non risiede nella positivitร  della vita. Non ci deriva dal costatare che le cose vanno bene, o dallโ€™assenza di prove, malattie, sofferenze, ma piuttosto dalla negativitร  โ€˜assuntaโ€™ e accolta. รˆ solo questione di integrazione delle proprie ombre e al contempo di disidentificazione con le medesime: io-non-sono-tutto-ciรฒ che la vita mi riserva. Il mio centro, il mio vero Sรฉ โ€“ Dio โ€“ sorgente interiore โ€“ fuoco (ognuno lo chiami come vuole) โ€“ rimane, nei miei abissi interiore, fortezza inattaccabile e inespugnabile.

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Poco prima di morire ad Auschwitz, Etty in una lettera scrive: โ€˜Io non mi sento affatto derubata della mia libertร , e in fondo nessuno puรฒ farmi veramente del male. Sรฌ, ragazzi miei, รจ cosรฌ, ospito in me una curiosa specie di triste letizia. [โ€ฆ] si puรฒ ben soffrire senza per questo cadere nella disperazione. [โ€ฆ] Sai, qui se non hai una forza cosรฌ grande dentro di te da poter vedere il mondo esterno come nientโ€™altro che una serie di pittoreschi accidenti incapaci di rivaleggiare con la piรน grande beatitudine, che puรฒ costituire la parte inalienabile della nostra interioritร  โ€“ allora qui รจ proprio una disperazioneโ€™. (Lettere 44 e 45, dal Campo di smistamento di Westerbork, 29 giugno e 11 agosto 1943).

Per gentile concessione di don Paolo Scquizzato

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