don Paolo Scquizzato – Commento al Vangelo del 11 Giugno 2023

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La cena di Gesù è essenzialmente un rito commemorativo: si fa memoria del centro incandescente del vangelo riattualizzandolo nell’oggi.

Fare eucaristia è un ‘ricordare’, letteralmente ‘richiamare in cuore’. È un far memoria: “fate questo in memoria di me” disse il maestro di Nazareth, che non vuol dire ‘moltiplicate Messe in memoria di me’, ma appunto un ricordarsi dove sta l’essenza della logica evangelica: si vive attraverso l’uscita dal sé egoico verso l’altro. Accortisi degli altri dire: ‘prendete e mangiate; prendete e bevete’.

L’eucaristia è un far memoria che ‘se il chicco di grano non muore, non può portare frutto’. Perché il frutto della vita sta nel far fiorire gli altri.

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Chi vive l’eucaristia si nutre per nutrire; mangia per essere mangiato. Distrugge il pane per nutrire le relazioni.

«Gesù ha reso presente Dio nella storia umana con la sua attività e la sua esistenza. Per questo è stato chiamato sacramento di Dio, segno cioè della sua presenza nel mondo. Fare memoria di Cristo significa evocare questa sua missione salvifica e impegnarsi a essere epifanie viventi, àmbiti della sua azione nel mondo. Così, se chi partecipa all’eucarestia non mette in moto la fede, c’è sì l’azione di Dio, ma il rapporto di presenza non si stabilisce» (Carlo Molari).

Per gentile concessione di don Paolo Scquizzato

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