un altro Paràclito

Proiettati, pro-gettati direbbe Heidegger, per vivere amando. Nello Spirito della verità. Essendo verità, costitutivamente. Non “dicendo” la verità, ma essendo verità, facendo verità, facendosi verità. Gesti e segni di contatto. Verità. Divenire di Dio in me. Costituiti per la santità.

Gesti e segni di contatto. Per vivere la comunicazione con il mondo, quello di adesso, quello reale e non fantastico o, peggio, idolatrico fatto di fughe spiritualiste o di ateismi, che distraggono dalla presa di coscienza della responsabilità che ciascuno di noi ha di unificarsi con gli altri.

Comunicare nella verità.

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Come Gesù ha fatto, primo Paràclito (colui che si metteva accanto ad un imputato od addirittura ad un reo, senza parlare, dava la sua testimonianza di fedeltà), mettendosi a distruggere diaframmi di odio e separatezza e facendosi prossimo a discepoli increduli, infedeli, verrebbe da dire nemici…, come ha fatto negli anni della sua itineranza con tutti coloro che ha trovato sulle e nelle strade (anche quelle pagane).

Com-unicare per abitare la verità. La dimora di me in Dio.

Gesù offre -mentre nel cenacolo è già stato evidentemente frainteso, tradito, non creduto- la possibilità di un progetto nuovo, innovativo, spalancato sul dopo, sul divenire: se mi amate osserverete i miei comandamenti ipotesi grande. Non irrealizzabile, difficile ma possibile, amarlo come lui è, vero e vivo, per osservare i suoi comandamenti: accorgersi che nella vita esistono gli altri, proprio quelli fuori da me.

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Accorgersi che gli altri sono persone. Ricettori viventi di relazioni, fruitori e produttori di relazioni. Perché all’io e al tu sia data la certezza di divenire il noi. Patrimonio investito di eterno. Come lui ha fatto da Adamo in poi. Fino a me, fino a te.

E vorrebbe farlo con me e con te per altri adesso, se amandolo osserviamo i comandamenti che lo Spirito Paràclito soffia nelle nostre menti: quelli di costruire ponti di unificazione. L’umanità, il noi con Dio. Ipotesi divinizzante. Epulone non si accorse del povero Lazzaro.

Con Gesù, il primo Paràclito, dentro di me e con un altro Paràclito accanto a me, imparando lo stare accanto all’altro come Dio fa a me. Gesù mi insegna che lui stesso ha nella sua essenza divina un’alterità e di questa si fida, di questa si compiace, con questa edifica, per mezzo di questa unifica, mediante questa ama e si manifesta. E perdona nella gioia.

Con un altro Paràclito scoprire il divenire del futuro perdonante in me e in ciascuno che incontrerò. Intrecci di vita, di senso, di compagnia, di perdono. Intrecci di Dio in me e di me negli altri.

Progetto ipotetico o speranza in azione? Orfananza d’amore o figliolanza divina?

FONTE | Telegram
Foto di Steve Haselden da Pixabay