don Mauro Pozzi – Commento al Vangelo di domenica 4 Giugno 2023

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L’unicità di Dio è un mistero. In Lui, che è Infinito, non c’è numero, Egli è al contempo singolare e plurale. L’unica immagine che possiamo farci di Lui è l’Amore che muove il cielo e le altre stelle.
don Mauro

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UNO E TRINO

Isaia paragona Dio al vasaio e l’uomo al vaso che Egli crea. Domanda il profeta: Un oggetto può dire del suo autore: «Non mi ha fatto lui»? E un vaso può dire del vasaio: «Non capisce»? (Is 29, 16b). Così è per ogni creatura. Non avremmo la possibilità di conoscere Dio, se non fosse Lui stesso a rivelare qualcosa di sé e, in ogni caso, quello che possiamo sapere non può essere tutto, vista l’incolmabile distanza tra noi e l’Infinito.

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Inoltre questa limitata conoscenza riguarda una realtà del tutto superiore a quello cui possiamo avere accesso e che quindi ha caratteristiche assolutamente inconsuete. Noi non adoriamo tre dei, ma un solo Dio che non è limitato da nessuna forma e dunque è singolare e plurale allo stesso tempo, perché non ha numero, è il Tutto. Noi possiamo avere un rapporto con Dio, non tanto perché sappiamo trovarlo, ma piuttosto perché Lui cerca noi.

Le persone della Trinità rivelano i modi in cui Dio si lascia conoscere. Il Padre è il creatore che dà origine all’universo e ne stabilisce le leggi. Mosè sulla montagna riceve i comandamenti da Colui che governa tutte le cose e si prostra davanti a Lui. Il peccato originale è l’incapacità di riconoscere la maestà divina. È l’arroganza del vaso che rinnega il vasaio. Questo vuol dire essere un popolo di dura cervice, cioè gente che non sa piegare la testa e crede di non dipendere da nessuno. Mosè nella sua preghiera fa appello a quella misericordia che Dio stesso gli ha appena annunciato.

Senza di essa saremmo cancellati, ma il Signore vuole salvarci, non condannarci e per questo non si contenta di mandare i profeti a esortare il suo popolo, ma Lui stesso si fa uomo. Ecco la seconda persona della Trinità: Gesù, l’uomo-Dio. Il Messia è l’incarnazione dell’infinita misericordia del Padre, che ci offre un appiglio sicuro per essere portati in cielo: chi crede nel Figlio è salvato. Il suo sacrificio diventa espiazione perpetua dei peccati dell’umanità.

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La presenza di Dio nella storia, cioè nel nostro presente, continua con l’Eucarestia, il suo corpo e il suo sangue, ma soprattutto con il dono dello Spirito Santo, terza manifestazione personale di Dio, su cui abbiamo riflettuto domenica scorsa. Le tre Persone sono legate e unite dall’amore e in questo meraviglioso abbraccio Dio vuole attirare anche noi. Questa è la Trinità, un Dio da amare, un Dio che ci ama.

Mettiamoci allora in ascolto, chiediamogli di manifestarci la sua presenza e di darci la grazia di incontrarlo.

✝️ Commento al brano del Vangelo di:  ✝ Gv 3,16-18 – Santissima Trinità