don Marco Pozza – Commento al Vangelo di domenica 17 Aprile 2022

1822

Il sepolcro prestato

Gli affittรฒ, gratis, il suo sepolcro come un amico cede all’amico la sua casa quando lo vede di fretta: โ€œPrendi le chiavi: riposati pure un po’. Poi, quando esci, lasciale lรฌ, sotto lo zerbino d’ingressoโ€. Quando vide il corpo penzolare, come un tronco di carne morta, sentรฌ il pudore salirgli in gola. Lui โ€“ che aveva la tessera del Sinedrio, l’organo che firmรฒ la sevizia di Cristoddio โ€“ fu uno dei pochi a non avvallare quella scelta. Vigendo, perรฒ, la regola maggioranza (di viltร ), prese atto della decisione e cercรฒ di distanziarsene a modo suo: โ€œTieni, Madonnasantissima, ciรฒ ch’รจ mio รจ del tuo Dio, che รจ anche il mioโ€.

Andรฒ lui, da Pilato, a chiedergli il suo piรน grande cruccio: โ€œAnche se morto, ridammi il corpo di quest’uomo!โ€ Gli riuscรฌ di portarselo a casa: fu uno dei pochi, eccetto la Madre, a toccare il corpo di Dio morto. Per toccarlo quand’era vivo, c’era una lista di attesa infinita. Per toccarlo da morto non c’era un’ombra nei paraggi. A lui, perรฒ, quel corpo, pure da morto, gli procurava una certa allegrezza: come ci fosse un non so che di ancora vivo che ribatteva in quelle ossa massacrate dal ferro e dalla villaneria.

O, forse, era tutto scritto, da qualche parte, che fossero due uomini di nome Giuseppe a fare da cornice alla vita di Cristo: un (san) Giuseppe lo protegge quand’รจ bambino e gli insegna come piantare i chiodi nel legno, come fare i chiodi di ferro. Un altro Giuseppe, quello d’Arimatea, i chiodi ficcati nel legno glieli toglierร , schiodando Dio dalla croce. Tra i chiodi e i Giuseppe, Cristoddรฌo visse la lode e l’infamia.

Collego, per questo sovrappiรน di delicatezza, questo signor-x d’Arimatea al fascino del pudore. E’ un giusto, dicono i Vangeli: timorato di Dio. Qualcuno dei quattro evangelisti dice ch’era pure discepolo di Gesรน. รˆ il suo pudore, perรฒ, a farlo entrare, seppur all’ultimo, dentro il grande spettacolo della Croce. Per quel gesto, far calare il suoddรฌo dalla Croce, testimoniรฒ al mondo che il vero pudore รจ coprire ciรฒ che non รจ bello far vedere. Nasconderlo con gusto, raffinatezza e non per il solo disgusto di non vederlo appeso: ยซEssi presero allora il corpo di Gesรน e lo avvolsero con teli, insieme ad aromiยป (Gv 19,40).

L’uomo d’Arimatea โ€“ assieme all’altro compagno d’avventure, Nicodemo โ€“ ha il pudore addosso. Anche Iddio, perรฒ, non รจ da meno: pur morto, per uno strano miscuglio d’umanitร  e divinitร , รจ pur sempre capace d’intendere e di volere. Lo calano, abbracciandolo, perchรจ รจ Lui a lasciarsi calare e abbracciare. E in questra fragilitร  pazza e disumana, c’รจ tutto il pudore di chi non si vergogna di mostrare la sua fragilitร , di darsi in pasto a mani di passaggio. Questo pudore, di farsi calare dalla Croce a peso morto, รจ il confine ultimo โ€“ piรน basso della morte โ€“ toccato da Dio. Quaggiรน, in giรน.

Avanza la Madresantissima: occhi gonfi, schiena piegata, la veste ancora tutta piena della confusione della Via Crucis. Nelle sue braccia, Giuseppe, posa ilย pesomortoย di Dio: per tutti รจ diventato un peso, soltanto per Lei quel giogo รจ cosรฌ leggero d’apparirle ancora fanciullo, poco piรน che un pugno di carne, come a Betlemme quella notte. โ€œNon ti preoccupare, Donna, se non ci siamo mai visti prima d’ora โ€“ pare di sentirlo il pudorato d’Arimatea -: ero un suo estimatore. A me, adesso, non serve la tomba: fai come se fosse tua. Mettiamolo lรฌ!โ€ Pure lei, in un battibaleno, si rivestรฌ di pudore: pudore nel mostrarsi grata, nel linguaggio, nell’accettare quell’ultimo gesto di raffinatezza dopo il cabaret d’insulti, sputi e di aceto. Il pudore รจ femmina.

โ€œQuant’รจ bella la Madonna โ€“ avrร  detto Nicodemo a se stesso -: guardala! Si racconta senza pudore. E Giuseppe, ascoltandola, non arrossisceโ€. Lo adagiano lรฌ dentro, come l’amico a cui presti la stanza: โ€œFatti una doccia al volo, sistemati un po’: ti aspettiamo fuoriโ€ fu, piรน o meno, il pensiero di Giuseppe, Maria con Nicodemo. Lui, da dentro il sepolcro, ringraziรฒ per quella accoglienza cosรฌ inaspettata, cosรฌ sfarzosa. Accettรฒ, vi stette a peso morto per tre giorni. Loro, fuori, ad aspettarlo. Con un orecchio ad ascoltare le chiacchiere di Gerusalemme e l’altro a vedere se Lui, dentro, chiedesse aiuto per qualcosa.

Commento a cura di don Marco Pozza
(Qui tutti i precedenti commenti al Vangelo di don Marco)
Sito Web | Licenza: Creative Commons