don Lucio D’Abbraccio – Commento al Vangelo di domenica 1 Settembre 2019

Chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato!

Un giorno di sabato, mentre Gesù è a pranzo presso un capo dei farisei, «notando come sceglievano i primi posti», disse agli invitati una parabola. La parabola narrata dal Maestro mette in guardia dal protagonismo di chi cerca i primi posti nei banchetti, rischiando di essere retrocesso all’ultimo posto dal padrone di casa, qualora arrivi un ospite più ragguardevole di lui (cf Pr 25, 6-7). Gesù conosce la smania umana di primeggiare, quella di coloro che «si compiacciono di essere salutati nelle piazze, di avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti» (cf Lc 20, 46), spesso semplicemente per apparire potente agli occhi altrui.

Questa scena è l’immagine della nostra vita: quanti arrivismi, quante lotte per i primi posti, per mettersi in mostra, quante guerre e litigi causati dall’orgoglio! Purtroppo anche nella Chiesa, tra sacerdoti, laici, etc, vi sono rivalità, piccole guerre per mettersi in mostra, per apparire! A parole tutti siamo umili, tutti distaccati: ma proviamo a pestare i piedi a qualcuno, a ferirlo nel proprio orgoglio e vedremo quante sorprese avremo!

Gesù allora mette prontamente in crisi questo atteggiamento per il nostro bene. A che serve occupare il primo posto su questa terra? Quanta superbia, arroganza, è finita nel nulla! Imperi grandissimi e potenti sono finiti. Imperatori divinizzati, ora sono dimenticati; persone potentissime, non ricordate più da nessuno. Imperatori e imperatrici, re e regine, politici e uomini di chiesa, caduti nel silenzio. Che cosa conta allora essere potenti, rispettati e a volte anche temuti, se poi saremo dimenticati? Pensiamo ai santi: persone semplici, umili, che a distanza di secoli e di anni ancora ricordiamo. Perché? Perché avevano capito che ciò che conta è cercare il primo posto non davanti agli uomini ma davanti a Dio. Davanti all’Onnipotente colui che si è fatto piccolo è il più grande. Ma cosa significa farsi ultimi, farsi piccoli? Certamente non significa sotterrare i propri talenti. Non significa fare il viso mesto. Non significa fuggire dalle responsabilità. Tutt’altro che questo. Farsi umili significa liberarsi dall’ansia di ogni stima umana: a noi non deve interessare il giudizio degli uomini ma di Dio! Farsi umili significa imparare ad amare, come Cristo ha amato; servire, come Cristo ha servito; obbedire, come Cristo ha obbedito il quale «umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: Gesù Cristo è Signore, a gloria di Dio Padre» (cf Fil 2, 8-11). Farsi umili, dunque, significa servire e donare senza attese, senza che nessuno dica grazie, senza contraccambio, certi, però, che la ricompensa ci sarà data, un giorno, dal Padre nostro celeste.

Di seguito Gesù pronuncia un detto divenuto celebre: «chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». Di fronte a Dio, che guarda il cuore e non l’apparenza, ogni uomo è posto nella giusta collocazione. Ciò significa, come canta il Magnificat, che sarà Dio stesso a umiliare i superbi e a esaltare gli umili. E con Dio la furbizia non funziona! Poi Gesù, annota Luca, dice a colui che lo ospita: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi». Secondo la mentalità tradizionale, nel pranzo solenne del sabato bisognava invitare parenti, amici e persone di riguardo ed era normale che l’invito fosse ricambiato. Gesù, però, sovverte la logica e dice che bisogna invitare coloro che sono esclusi, quelli che nessuno invita, dato che non possono ricambiare. Perché? Perché il banchetto della vita inaugurato da Gesù è per tutti, nessuno deve essere escluso. Questa è la logica che ha animato l’agire di Gesù, colui che ha accordato un privilegio agli ultimi, a coloro che erano trascurati da tutti, per narrare loro la vicinanza di Dio.

Conoscendo il cuore del Padre, egli può dunque concludere: «Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti». Questa è la beatitudine di chi spera: avere come unica ricompensa la comunione con Dio nel suo Regno.

Ebbene sì, l’avere in noi «gli stessi sentimenti di Gesù» (cf Fil 2, 5) ci conduce già oggi alla felicità: perché vivere con lui e come lui è la nostra gioia beata.

Don Lucio D’Abbraccio

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Letture della
XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore.

Dal libro del Siràcide
Sir 3,19-21.30.31 (NV) [gr. 3,17-20.28-29]

Figlio, compi le tue opere con mitezza,
e sarai amato più di un uomo generoso.
Quanto più sei grande, tanto più fatti umile,
e troverai grazia davanti al Signore.
 
Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi,
ma ai miti Dio rivela i suoi segreti.
Perché grande è la potenza del Signore,
e dagli umili egli è glorificato.
 
Per la misera condizione del superbo non c’è rimedio,
perché in lui è radicata la pianta del male.
Il cuore sapiente medita le parabole,
un orecchio attento è quanto desidera il saggio.
Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Salmo 67 (68)

R. Hai preparato, o Dio, una casa per il povero.

I giusti si rallegrano,
esultano davanti a Dio
e cantano di gioia.
Cantate a Dio, inneggiate al suo nome:
Signore è il suo nome. R.
 
Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
A chi è solo, Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri. R.
 
Pioggia abbondante hai riversato, o Dio,
la tua esausta eredità tu hai consolidato
e in essa ha abitato il tuo popolo,
in quella che, nella tua bontà,
hai reso sicura per il povero, o Dio. R.

Seconda Lettura

Vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente.

Dalla lettera agli Ebrei
Eb 12,18-19.22-24a

 
Fratelli, non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola.
 
Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova.

Parola di Dio

Vangelo

Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14, 1.7-14

Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Parola del Signore

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