Mandati due a due: la missione della vita quotidiana!
In queste calde domeniche dโestate, forse anche noi sentiamo il bisogno di rallentare, di prenderci una pausa. Ma proprio ora, nella XIV Domenica del Tempo Ordinario, il Vangelo ci sorprende con una parola forte e chiara: ยซAndate!ยป. Gesรน non si rivolge solo ai Dodici, ma invia ยซsettantadue discepoliยป, un numero simbolico che rappresenta tutto il popolo di Dio, ogni battezzato, in ogni tempo. Dunque, anche noi siamo inviati.
E non ci manda da soli. Li invia ยซa due a dueยป. Perchรฉ la fede non si vive in solitudine. Come scrive san Gregorio Magno, ยซnessuno puรฒ essere apostolo da solo, se non รจ anche fratelloยป. La missione nasce dalla relazione, dal camminare insieme. Anche noi, nella nostra quotidianitร , sperimentiamo quanto sia importante avere qualcuno accanto: un coniuge con cui condividere la vita, un amico fidato, un familiare che ci incoraggia. ร proprio in queste relazioni che prende forma la missione: lโamore che unisce diventa giร annuncio del Vangelo.
La famiglia, come ricorda la Chiesa, รจ la prima โchiesa domesticaโ: il luogo dove la fede si vive ogni giorno, nella semplicitร delle relazioni e dei gesti quotidiani. ร lรฌ che si impara ad amare, a perdonare, a donarsi. E tutto questo รจ giร una vera missione.
Gesรน, scrive lโevangelista Luca, afferma: ยซLa messe รจ abbondante, ma sono pochi gli operaiยป. ร un invito a pregare, non per ottenere piรน risultati, ma perchรฉ nascano cuori disponibili. La messe non รจ in terre lontane: รจ qui, attorno a noi. ร nelle nostre case, tra i figli che si sono allontanati dalla fede, i vicini soli, gli amici scoraggiati. ร lรฌ che la missione comincia.
E come si annuncia il Vangelo nella vita quotidiana? Ce lo ricordano i santi. SantโAmbrogio diceva: ยซOgni uomo che incontri รจ un tuo prossimo: in lui รจ nascosto Cristoยป. E non servono grandi discorsi. A volte basta un sorriso, una parola gentile, una telefonata, una presenza discreta. Anche solo esserci con amore รจ giร un Vangelo vivente.
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Ricordo le parole di mia nonna che mi diceva: ยซSe vedi qualcuno triste, dagli un sorriso. ร come una benedizione che non costa nullaยป. Questo รจ evangelizzare. San Giovanni Crisostomo lo conferma: ยซNon dire: non posso predicare. Anche con la vita, con i tuoi gesti, tu annunci il Vangeloยป. ร la testimonianza silenziosa e quotidiana che parla piรน forte di mille discorsi.
Ma Gesรน รจ realistico: ci manda ยซcome agnelli in mezzo a lupiยป. Cosa significa? Portare il Vangelo significa affrontare ostacoli. A volte anche solo proporre una preghiera in famiglia, o parlare di Dio tra amici, sembra difficile. Eppure non siamo soli. Lโagnello รจ fragile, sรฌ, ma ha il Buon Pastore che lo guida e protegge. Origene diceva: ยซColui che รจ mite e umile come lโagnello, vince con la pazienza coloro che sembrano piรน fortiยป. Lโamore disarmato ha una forza che il mondo non conosce.
Un altro insegnamento importante del Vangelo di oggi รจ questo: Gesรน ci invita ad andare leggeri. Dice: ยซNon portate borsa, nรฉ sacca, nรฉ sandaliยป. ร unโimmagine forte, che ci interroga. Di cosa dobbiamo alleggerirci per essere davvero disponibili? SantโAgostino, in una delle sue omelie, spiega che ยซLโuomo ha il cuore in alto solo se ha vuoto il fondoยป. La โborsaโ, allora, puรฒ essere lโansia che ci blocca, la โsaccaโ i rancori mai superati, i โsandaliโ le abitudini che ci chiudono agli altri. Il Vangelo si annuncia con mani libere, un cuore aperto, piedi pronti a camminare.
Gesรน aggiunge un altro elemento decisivo: il primo dono da portare รจ la pace. ยซPace a questa casa!ยป. San Gregorio Magno scrive: ยซLโannunciatore del Vangelo รจ prima di tutto un portatore di pace, e solo poi un predicatore di paroleยป. La pace non รจ solo assenza di conflitti: รจ la pienezza della benedizione di Dio. Portare pace significa essere presenza riconciliata: dove cโรจ rancore, offrire perdono; dove cโรจ silenzio, offrire ascolto; dove cโรจ solitudine, offrire compagnia. E anche quando la pace non viene accolta, dice santโAgostino, ยซnon si perde: ritorna su di te e ti rende piรน simile a Dioยป.
E proprio qui, nellโEucaristia, ci prepariamo a ricevere e donare questa pace. Ci nutriamo della Parola e del Pane, per essere โ una volta usciti da questa chiesa โ missionari del quotidiano, strumenti discreti ma veri del Vangelo. Anche la nostra comunitร parrocchiale deve essere un luogo in cui ci si sostiene a vicenda, โdue a dueโ, con amicizia e fede, per affrontare insieme la missione.
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Infine, cโรจ un passaggio bellissimo. I discepoli tornano pieni di entusiasmo: ยซSignore, anche i demรฒni si sottomettono a noi nel tuo nomeยป. Ma Gesรน li corregge con dolcezza: ยซNon rallegratevi perรฒ perchรฉ i demรฒni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perchรฉ i vostri nomi sono scritti nei cieliยป. La vera gioia, dunque, non รจ nei risultati, ma nella relazione con Dio. Non รจ in ciรฒ che facciamo, ma in ciรฒ che siamo. La vera gioia consiste nel fatto che Dio ci conosce per nome, ci ama, e ci ha preparato un posto presso di sรฉ.
SantโAmbrogio scriveva: ยซLa vera grandezza non sta nel fare miracoli, ma nellโessere amati da Dioยป, mentre santโAgostino, con parole meravigliose, diceva: ยซPer te, uomo, Dio si รจ fatto uomo, affinchรฉ tu riconosca quanto vali ai suoi occhiยป. Anche una vita nascosta, fatta di preghiera, di cura silenziosa, di fedeltร nei piccoli gesti, รจ scritta a lettere dโoro nel libro del Cielo.
Affidiamo questo nostro desiderio di essere missionari semplici e gioiosi alla Vergine Santa.
Maria non ha girato il mondo per predicare, ma nessuno piรน di Lei รจ stato missionario. Con il suo โsรฌโ ha portato Gesรน nel mondo. Con la sua vita silenziosa a Nazareth ci ha insegnato la santitร del quotidiano. Lei รจ la donna il cui nome รจ benedetto nei cieli e sulla terra. Che Lei, causa della nostra letizia, ci insegni a trovare la nostra gioia piรน vera non nel successo delle nostre opere, ma nella certezza che i nostri nomi, grazie a suo Figlio, sono scritti per sempre in Cielo, nel cuore di Dio.
Amen!
Per gentile concessione di don Lucio, dal suo blog.
Chi รจ Don Lucio D’Abbraccio?
Don Lucio D’Abbraccio
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