Don Luciano Labanca – Commento al Vangelo del 20 Marzo 2022

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I segni di Dio nella nostra storia

La pagina evangelica di questa domenica ci presenta lo sguardo di Gesù su due fatti di cronaca ben noti al suo tempo, che gli vengono riferiti per sentirne il suo commento, con un approccio non scevro da provocazione. Il primo episodio, riguardante la morte di alcuni Galilei barbaramente uccisi per volontà di Pilato durante un sacrificio, riguarda l’esplosione della violenza umana.

Il secondo, riferito al crollo di un edificio, la torre di Siloe, presenta la morte di diciotto persone in una disgrazia. Come interpretare questi eventi? Noi stessi, come coloro che interpellano Gesù, siamo messi molto spesso in contatto con fatti simili. Le prime pagine dei giornali e le copertine dei tg ci presentano centinaia di questi eventi. Qual è il nostro approccio di fronte ad essi? Gesù ci invita a leggerli in senso spirituale. Chi è vittima della violenza umana, di eventi naturali, di catastrofi o di incidenti, non è certamente più peccatore degli altri.

Questi eventi dovrebbero richiamare tutti noi ad una verità di fondo: la vita umana è limitata, segnata dall’esperienza della caducità e della morte. Sia che essa derivi da violenza, da incidenti, da disgrazie, la crudeltà della morte ci porta sempre a riflettere sul senso della vita. Lo sguardo di Gesù non si accontenta dei commenti opinionistici sui fatti, ma li penetra in profondità, riscoprendovi oltre la superficie una parola costante di Dio: l’invito alla conversione. L’umana caducità è segno che abbiamo bisogno di Dio, sempre! Abbiamo bisogno di risintonizzarci su di Lui, di guardare a Lui e stare sempre pronti all’incontro decisivo e definitivo con Lui.

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È questa la conversione! Essa non ci esime, né ci libera dalla morte fisica, eredità di ogni uomo, ma  ci immunizza dalla sorte peggiore: quella che San Giovanni nell’Apocalisse chiama la “seconda morte” (Ap 20,6), per indicare la dannazione eterna, l’allontanamento definitivo da Dio. In questo tempo di Quaresima dovremmo tutti chiederci: cosa mi fa più paura, la morte fisica o la morte spirituale? Convertirsi veramente significa vivere nella nostra carne mortale le parole del Salmista: “La tua grazia vale più della vita” (Sal 62,4).

L’amicizia con Dio, infatti, supera le barriere della morte fisica, rendendola innocua. Sono sempre affascinanti le parole che San Francesco ci ha lasciato nel Camitico delle Creature: “Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nulla homo vivente po’ scappare: guai a quelli che morrano ne le peccati mortali; Beati quelli che trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no’ l farrà male”. La seconda parte del brano, poi, ci presenta la pazienza di Dio nei nostri confronti.

Egli ci dona tempo per convertirci e portare frutti, anche mentre la nostra vita è arida e infeconda, come l’albero di fichi che viene descritto nella parabola. Cristo, nostro avvocato, intercede continuamente per noi presso il Padre, perché ci venga dato tempo per pentirci e cambiare. Quante volte riceviamo le attenzioni di questo divino vignaiolo, che zappa e concima la nostra vita! Ne siamo consapevoli? Sentiamo gli effetti di questa premura su di noi? Tutta la vita umana ha questo senso per noi; Dio in Cristo ci invia tante parole, tanti segnali e tante occasioni, ma dobbiamo anche ricordare che il tempo donatoci non è infinito.

Che valore diamo al nostro tempo? Sappiamo che verrà un giorno in cui esso terminerà e dovremo darne conto?


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