Don Luciano Labanca – Commento al Vangelo del 11 Giugno 2023

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La solennitร  odierna รจ come una eco di quanto abbiamo celebrato lo scorso Giovedi santo, quando nellโ€™apertura del Triduo Pasquale, abbiamo contemplato lโ€™istituzione del sacramento dellโ€™amore, che Gesรน ha voluto lasciarci per perpetuare il memoriale della sua Passione, morte e resurrezione in mezzo a noi. Mentre in quella celebrazione si รจ sottolineato il senso dellโ€™istituzione, in questa solennitร  odierna, nata in Belgio e poi estesa a tutta la Chiesa nel XIII secolo, specialmente come risposta a grandi errori dottrinali che negavano la presenza reale del Signore, si vuole contemplare, adorare e testimoniare con forza la fede della Chiesa nella presenza reale di Cristo con il suo corpo, il suo sangue, la sua anima e la sua divinitร , sotto i veli del pane e del vino consacrati.

Nella famosa sequenza che da secoli la Chiesa canta in questa festa, abbiamo pocโ€™anzi ripetuto: โ€œรˆ certezza a noi cristiani: si trasforma il pane in carne, si fa sangue il vino. Tu non vedi, non comprendi, ma la fede ti conferma, oltre la naturaโ€ (Sequenza del Corpus Domini). รˆ veritร  di fede, rivelata da Cristo nelle Scritture, custodita e accolta dalla Chiesa, che quando il sacerdote invoca lo Spirito su due semplici elementi, che sono il pane e il vino, attraverso le parole dellโ€™istituzione consegnateci da Cristo, Lui stesso si dona a noi, facendosi nostro cibo e bevanda per la vita del mondo. Non vediamo con gli occhi della carne, non comprendiamo con la ragione, come il Dio vivo e vero, infinito ed eterno, possa nascondersi in un pezzo di pane ed in poche gocce di vino. Solo la fede ci conferma e ci permette di andare oltre le nostre umane comprensioni. Pane e vino, come si ripete nella liturgia alla loro presentazione sullโ€™altare, sono โ€œfrutti della terra e del lavoro dellโ€™uomoโ€.

Essi sono originati dalla natura, nei loro elementi essenziali che sono il grano e lโ€™uva, ma non prenderebbero la forma di cibo e bevanda graditi e piacevoli, senza il lungo processo che vede lโ€™uomo protagonista. Il pane รจ emblema del nutrimento per eccellenza, fonte di sostegno ed energia per lโ€™uomo, per questo si dice che โ€œsostiene il suo cuoreโ€; il vino รจ bevanda per eccellenza, perchรฉ disseta, riscalda, distende, quindi โ€œallieta il cuore dellโ€™uomoโ€. Il profumo del pane e del vino attraversa tutta la Scrittura, dal momento che si tratta di elementi fondamentali per la vita dellโ€™uomo.

Il pane, da elemento di sofferenza per Adamo, costretto a produrlo con il sudore del suo volto (cfr. Gen 3,19), diventa oggetto di offerta gradita a Dio, fino a giungere allโ€™identificazione di Cristo stesso con esso: โ€œIo sono il pane vivoโ€ (Gv 6,51) e alla sua scelta di renderlo segno sacramentale del suo Corpo. Cosรฌ il vino, causa di peccato e di disordine quando abusato, diventa segno della festa, della condivisione e della gioia ritrovata dallโ€™annuncio dellโ€™ora di Cristo nelle nozze di Cana (cfr. Gv 2,1-12), fino alla scelta di esso come segno sacramentale del suo Sangue nellโ€™Eucaristia. Per poter entrare nel vivo di questo mistero โ€“ come accennavamo โ€“ รจ necessaria la fede. E questa fede si nutre dellโ€™ascolto della Parola di Cristo, consegnata a noi dagli Apostoli.

Questa parola รจ dura, causa incomprensioni e conflitti, come abbiamo ascoltato nella pagina evangelica di oggi, tratta dallo splendido capitolo VI del Vangelo di Giovanni. Dio, in Cristo, si interessa di noi, non vuole lasciarci affamati e assetati in questo cammino della vita. Lโ€™uomo non vive di solo pane materiale, ma ha bisogno di Dio, sempre! Fu questa la lezione data ad Israele nel deserto, mentre nella calura e nellโ€™arsura, Dio inviรฒ loro la manna e lโ€™acqua. Mentre lรฌ erano solo figure, in Cristo, tutto raggiunge il suo compimento e lโ€™Eucaristia da Lui istituita รจ il pane vivo, che viene dal cielo, da Dio, per rispondere a questa fame di assoluto che lโ€™uomo si porta dentro. Troppo spesso lโ€™umanitร  tende a nascondere questa fame in molti modi, riempiendosi di cose che non sono di Dio e cosรฌ precludendosi di avere in Lui la vera vita senza fine. Comprendere la centralitร  dellโ€™Eucaristia nella nostra vita significa riscoprire che noi non possiamo vivere senza Cristo, perchรฉ entrando in comunione con Lui, veniamo trasformati in Lui.

Mentre per gli altri cibi, quando li consumiamo, accade che vengano trasformati in noi, in cellule, sangue e tessuti, al contrario, quando ci nutriamo di Cristo, con una coscienza pura e riconciliata, siamo noi ad essere trasformati in Lui. Nelle Confessioni, Santโ€™Agostino pone sulla bocca di Gesรน queste parole meravigliose: โ€œSono il cibo dei grandi: cresci e mi mangerai. E non io sarรฒ assimilato a te come cibo della tua carne, ma tu sarai assimilato a meโ€ (VII, 10, 16). Benedetto XVI, riferendosi a queste parole del grande Agostino, cosรฌ commentava: โ€œNon รจ lโ€™alimento eucaristico che si trasforma in noi, ma siamo noi che veniamo da esso misteriosamente cambiati. Cristo ci nutre unendoci a sรฉ; ยซci attira dentro di sรฉยปโ€ (Sacramentum Caritatis, n. 70).

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