Don Luciano Condina – Commento al Vangelo del 29 Novembre 2020

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Entriamo nellโ€™Avvento del nuovo anno liturgico B in cui si celebra il vangelo di Marco: tempo di preparazione e attesa sobria, attenta e ย gioiosa di nostro Signore Gesรน Cristo.

La parola principale del vangelo di questa domenica รจ lโ€™invito a ยซvegliareยป. Per ben quattro volte in questo breve passo Gesรน invita ย a โ€œfare attenzione, vegliare, vigilare, essere prontiโ€, generando quasi ansia nel lettore per lโ€™imminenza di qualcosa di grande che traspare da queste parole: il ritorno del padrone di casa.

Stare svegli o risvegliarsi da stati di torpore pregressi comporta lโ€™aprire gli occhi: molto spesso i nostri occhi sono chiusi, perchรฉ distratti su noi stessi per guardare ombre irreali a cui diamo parvenza di realtร ; ombre che sono tutto ciรฒ che non riguarda il cammino dello spirito verso la casa del Padre. Il distratto non si accorge di cosa gli passi sotto il naso e non puรฒ cogliere nรฉ gustare le grandi opportunitร  che la vita propone momento per momento.
ยซLa vita รจ adessoยป cantava Claudio Baglioni; ma perchรฉ la vita sia โ€œadessoโ€ รจ necessaria la piena luciditร  esistenziale e non puรฒ esserci luciditร  senza sobrietร ; da qui lโ€™invito al digiuno tipico dei tempi forti come lโ€™Avvento e la Quaresima.

รˆ interessante che nel testo greco il termine โ€œvegliateโ€ (in Mc 13,33) sia indicato con agrupneite, parola composta da agros (campo) e upnรฌon (sonnellino): il verbo indica qualcuno che dorme in un campo di sonno leggero, come i pastori nei campi per sorvegliare i loro beni. Vegliare quindi non รจ stare sempre desti e non dormire mai, ma รจ uno stato di attenzione โ€“ presente anche durante il riposo โ€“ volto a proteggere i beni importanti. Un poโ€™ come una mamma con un neonato: pur dormendo, si sveglia al minimo vagito del piccolo.

Cโ€™รจ quindi un tesoro da sorvegliare, che solo noi possiamo tenere dโ€™occhio e nessuno puรฒ vigilare al posto nostro, perchรฉ nessuno puรฒ difendere la propria preziositร  meglio di se stesso. Spetta dunque a ognuno di noi valorizzare il peso specifico della propria esistenza con un atteggiamento consono alla preziositร  da conservare: il Signore ci propone questo atteggiamento di veglia, che non รจ tensione ansiosa, bensรฌ uno โ€œstare sempre sul pezzoโ€.

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Spesso il nemico della vita cristiana รจ lโ€™accontentarsi, il tirare a campare che attirano a sรฉ una mediocritร  esistenziale e spirituale a tratti deprimente, capace di spegnere la luciditร  necessaria per cogliere Cristo che viene in un affamato, in un malato, in un carceratoโ€ฆ come dicevamo domenica scorsa.

Il padrone di casa della parabola dร  potere ai servi ย (cfr. Mc 13,34): riceviamo un potere da esercitare, e abbiamo dunque tutti qualcosa da fare. Tante volte ci chiediamo โ€œcosa devo fare?โ€; ma non รจ la domanda giusta. Lโ€™atteggiamento corretto รจ chiedersi โ€œcosa posso fare?โ€; ed รจ tanto, anzi tantissimo per ognuno di noi, secondo il nostro stato e la nostra condizione, perchรฉ abbiamo ricevuto un potere da Dio. Al portiere poi รจ dato il compito di vegliare: abbiamo delle porte nella nostra esistenza che sono i cinque sensi e vigilare significa non fare entrare nulla di tossico e nocivo. A volte la distruzione di una vita comincia con lโ€™aprire una porta per lasciar entrare un pensiero, qualcosa che non ci porta da nessuna parte e non serve a niente.

La veglia a cui ci invita Gesรน รจ una tensione attiva, spigliata, gioiosa, volta a cogliere la bellezza presente in ogni attimo dellโ€™esistenza. Allora stiamo pronti a non farci scappare quellโ€™onda costante di provvidenza, di amore, di tenerezza che da Dio ci viene nella storia.

Commento di don Luciano Condina

Fonte – Arcidiocesi di Vercelli


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