Don Joseph Ndoum – Commento al Vangelo del 30 Ottobre 2022

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Apriamogli le porte, come Zaccheo

Il tema della prima lettura tratta dal libro della Sapienza dà l’intonazione alla parola di Dio di questa domenica. L’autore sacro ci offre profonde riflessioni sulla misericordia di Dio, che ama appassionatamente le sue creature ed è paziente con i peccatori. Dio perdona perché è misericordioso. Egli usa misericordia perché è onnipotente.

Lo stesso argomento viene ripreso in forma narrativa nell’episodio evangelico di Zaccheo, piccolo di statura, ma potente e pienamente affermato nella vita, che accoglie Gesù in casa sua, dove riceve l’annuncio della salvezza.

Zaccheo è ricco e non proprio onesto. Questo capo dei pubblicani si portava dentro il tormento delle malefatte compiute, e voleva incontrare Gesù eventualmente per risolvere questi grossi problemi della sua coscienza ingarbugliata.

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Il suo progetto viene impedito dalla folla che costituisce come una barriera tra lui e Gesù. Per poterlo vedere, egli sale su un sicomoro. Quando Gesù arriva dove si trova Zaccheo, alza lo sguardo, lo vede e lo invita a scendere subito con questa motivazione: “Oggi devo fermarmi a casa tua”.

Zaccheo scende in fretta e accoglie Gesù in casa sua “pieno di gioia”. Fa esperienza dell’amore gratuito di Dio e prende la sua decisione: “Ecco, Signore, io dò la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. La restituzione dei beni rubati corrisponde alla normativa della legge biblica, ma la distribuzione dei beni ai poveri è un atto di liberalità che rientra nella logica della sequela evangelica.

All’impegno di Zaccheo Gesù può quindi rispondere con questo annuncio: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anche egli è figlio di Abramo; il figlio dell’uomo è infatti venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”. Con queste parole Gesù risponde anche a quelli che mormoravano: “è andato ad alloggiare da un peccatore”.

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Zaccheo cercava prima di “veder” Gesù, ma più che vedere, “viene visto”. Lo sguardo di Gesù l’ha raggiunto e l’ha snidato mentre lui stava sul sicomoro. La folla vedeva in lui l’avido esattore delle imposte, un ladro; lo sguardo di Cristo è diverso, penetra in profondità e non si ferma alla crosta dei difetti. Perciò inventa uno Zaccheo inedito, il vero Zaccheo. Gesù risveglia il suo essere autentico, reale. Il suo sguardo profondo si trasforma spesso in un incontro di salvezza e manifesta allora all’uomo stesso le sue possibilità, la sua vera dimensione.

Zaccheo passa dalla curiosità alla fede, come risposta a Gesù che ha creduto in lui. E questa fede si manifesta con due principali caratteristiche: la liberazione dalle cose e la guarigione dalla cecità. Adesso Zaccheo riesce a vedere gli altri: “Ecco, Signore, io dò la metà dei miei beni ai poveri e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto”.

Per lui la fede si traduce immediatamente in distacco. Adesso si sente figlio di Dio e vede gli altri come fratelli e comincia per la prima volta a coniugare il verbo “condividere”, a usare le mani non per prendere, ma per dare.

Le cose, i beni e il denaro non sono più oggetto di conquista, rapina e possesso, ma diventano subito strumento, sacramento di fraternità e di amicizia. A causa delle ricchezze accumulate Zaccheo era un separato, ora nella condivisione, dopo lo sguardo di Gesù che è riuscito prima a trovarlo, egli diventa l’uomo dell’incontro, l’uomo nuovo in Cristo, un fratello tra i fratelli. Agli occhi di Dio nessuno è irrimediabilmente cattivo e irrecuperabile.

Don Joseph Ndoum


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