Dio su una cassa di patate
Lโaltro giorno mi aggiravo nel chiostro del Santuario della Madonna del Carmine qui sul Lago di Garda, e mi hanno colpito i pannelli di una installazione che ricorda la storia di padre Tito Brandsma. Il carmelitano รจ stato proclamato Santo da papa Francesco a maggio di questโanno, e proprio a fine luglio si sono celebrati gli 80 anni dalla sua morte per iniezione letale nel campo di concentramento di Dachau.
Padre Brandsmanato in Olanda nel 1881, era un grande predicatore, teologo e giornalista, durante lโoccupazione nazista dellโOlanda allโinizio degli anni 40 si oppone apertamente allโideologia nazionalsocialista, anche a rischio della persecuzione personale. Viene infatti arrestato allโinizio del โ42 e dopo vari trasferimenti in vari campi di prigionia e lavori forzati, finisce a Dachau in Germania dove muore.
Tra i vari racconti e immagini che mi hanno colpito nella sua storia esposta nel santuario, cโรจ quella della predica nella baracca del campo di prigionia di Amersfoort il Venerdรฌ Santo del 1942. Di quella sua predica rimane il disegno di un prigioniero e la testimonianza di un altro. Chi racconta quellโevento ammette di non ricordare tutto quello che padre Tito disse, ma di aver ben presente il clima e il calore al cuore che padre Tito trasmise con le sue parole da un pulpito improvvisato di una cassa di patate, rasato a zero e con indosso una puzzolente casacca da prigioniero. Tutti in quella baracca erano ugualmente tristi e miseri in quelle condizioni che bene esprimevano la totale miseria che li accomunava, senza libertร , senza beni, con poco cibo e senza nemmeno la salute e un futuro certo. Eppure i testimoni ricordano bene come quella predica sulla Passione di Cristo arricchรฌ a tal punto il loro cuore che per molti divenne il nutrimento piรน potente di tutti, anche per chi non si dichiarava credente.
Oggi, 80 anni dopo, siamo in un periodo storico molto diverso, ma per molti aspetti molto simile a quello nella violenza e nel pericolo. Oggi le nazioni piรน grandi e ricche, cosรฌ come tanti potenti della terra, mostrano lโuno contro lโaltro i muscoli delle armi e dei mezzi tecnologici e economici, e questo sembra diventare anche lo stile che abbiamo tra di noi, nei rapporti umani. Le parole di Gesรน ai suoi piccoli e poveri discepoli diventano quindi estremamente provocatorie e attuali: โNon temere, piccolo gregge, perchรฉ al Padre vostro รจ piaciuto dare a voi il Regnoโฆโ.
A noi uomini, a noi cristiani, a me con le mie piccolezze e povertร รจ affidato il messaggio di Dio, il suo piano per un mondo di fraternitร e di cuori uniti. Non devo farmi spaventare dalla cattiveria che mi circonda ma nemmeno dalle mie piccole cattiverie e limiti. A me, a noi, รจ affidato il Regno di Dio qui sulla terra, e possiamo farlo crescere nella misura in cui al posto della violenza cerchiamo la pace, al posto dellโaccumulare beni e mezzi di forza apriamo le mani e doniamo, se al posto di fare i muscoli apriamo il cuore al fratello. Forse non tutti ricorderanno quello che faremo nella direzione del bene ma Dio lo ricorda sempre, e continua ad affidare alla nostra povertร la ricchezza del suo amore.
Se padre Tito Brandsma da una cassa di patate in un oscuro campo di concentramento, circondato da violenza e morte, ha saputo trasmettere al cuore degli altri il Regno di Dio, lo posso fare anche io, lo possiamo fare anche noiโฆ anche in mezzo alle violenze del mondo nostro mondo.
don Giovanni
Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)