don Gianvito Sanfilippo commenta il Vangelo del 18 settembre 2016

Nella 25.ma domenica del Tempo ordinario, il Vangelo presenta la parabola dell’amministratore disonesto, in cui Gesù dice:

“Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza”.

Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di don Gianvito Sanfilippo, presbitero della diocesi di Roma:

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[ads2]“Non potete servire Dio e la ricchezza”. Esiste un criterio sicuro per verificare se serviamo l’uno o l’altro, ovvero: che valore diamo alla persona umana e alla sua dignità rispetto all’acquisizione o all’incremento di ogni forma di ricchezza? La persona umana è il campo di battaglia dove cimentarsi per conoscere la veridicità del nostro servire Dio.

Chi sceglie di servire l’uomo si adopera per il rispetto dei suoi diritti, cominciando da quello alla vita, ad avere un padre ed una madre, di ricevere l’annuncio della fede, della vita eterna, di accedere all’istruzione, come il diritto di esprimere liberamente il proprio pensiero e la propria fede, di essere considerato più importante degli animali e quello di morire senza eutanasia; costui sta servendo Dio.

Chi, invece, per ottenere un qualsiasi vantaggio economico o il prestigio sociale o un consenso elettorale è disposto a chiudere un occhio per non difendere uno solo di questi diritti, sta servendo una ricchezza definita a giusto titolo “ingiusta”. Chi per amore a Cristo avrà difeso l’uomo, avrà persecuzioni e false accuse in terra, ma sarà accolto con molta gioia nella casa del Padre, nelle dimore eterne da coloro che avrà servito.

Chi avrà preferito l’iniqua ricchezza, forse, riceverà dal maligno benessere e successo in questo mondo, ma rischia, in seguito, di non avere il cielo, per sempre.

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XXV Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

[ads2]Lc 16, 1-13
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.

L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.

Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.

Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.

Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 18 – 24 Settembre 2016
  • Tempo Ordinario XXV, Colore verde
  • Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 1

Fonte: LaSacraBibbia.net

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