don Gabriele Nanni – Commento al Vangelo del 30 Agosto 2021

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Lo Spirito del Signore è sopra di me

Il proclama del testo del profeta Isaia sembra eminentemente politico: infatti parla ai poveri, ai prigionieri, agli oppressi, quei poveri di Yahweh di cui si occupa il Signore poiché i potenti ne fanno carne da macello.
Questo rimaneva il contenuto più caro alla speranza di Israele, per cui l’attesa del Messia si configurava come il Signore che liberava i poveri dall’oppressione dei potenti.

Del resto il cantico della Madre del Messia durante l’incontro con la cugina Elisabetta affermava:
“Ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.” (Lc 1, 51-54).

Tuttavia il testo di Isaia proclama la vista ai ciechi: si tratta del dono della vista fisica, senza dubbio, ma il contesto lega tale grazia alla liberazione, come se il carcere e l’oppressione togliesse la visuale di una prospettiva di speranza, e confinasse nella cecità più ampia di quella fisica.

Il Battista incarcerato, mandò i suoi discepoli a chiedere a Gesù se fosse lui l’atteso, quasi per spingere i suoi verso il Messia da lui indicato sul Giordano; in quel frangente Gesù fu inequivocabile: “In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella.” (Lc 7, 21-22).

Ma ai miracoli si associa il significato che oltrepassa la guarigione fisica, poiché Gesù guarisce i cuori ed è venuto per la salvezza delle anime, per donare la vita eterna, mediante il perdono dei peccati, come il Battista aveva annunciato: “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!” (Gv 1, 29).

Così la prospettiva dei concittadini di Nazareth, puramente materiale e campanilistica, viene superata da quella spirituale: la cecità è quella che è provocata dal peccato, che tenendo prigionieri, non solo lega al vizio ed alla ineluttabilità della propensione al peccato, ma toglie la prospettiva della visione spirituale che solo Dio concede.
Il Messia è colui che ripieno dello Spirito dona la vista ai ciechi, apre cioè la coscienza allo stato miserando di schiavitù e di morte del peccato. Il peccato dunque impone una catena ed una benda chiude nell’oscurità il peccatore.

La parola del Cristo proclamando la verità rende liberi, con un’azione sulla mente, cioè la visione spirituale del reale stato delle cose e l’effetto concreto di liberazione dal Male. I concittadini di Nazareth, maldisposti per la loro grettezza spirituale, non accettano un messaggio diverso da quello materiale, mentre la guarigione del corpo è strettamente legata alla fede nel Messia e rimane il segno essenziale della guarigione dell’anima resa deforme e cieca dal peccato.

L’odio per Gesù diventa furia omicida, proprio per il fatto che la tenebra rifiuta la luce, il peccato odia la libertà, ma a chi accoglie la luce e la liberazione è fatto il dono di diventare figli di Dio.

Dio vi benedica!
Gabriele Nanni

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