don Antonino Sgrò – Commento al Vangelo di domenica 16 Luglio 2023

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15a Domenica del Tempo Ordinario

Seminare, il principio dell’amare

Mt 13,1-23

1 Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. 2 Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. 3 Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4 Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5 Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6 ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7 Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8 Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9 Chi ha orecchi, ascolti». 10 Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». 11 Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. 12 Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. 13 Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono. 14 Così si compie per loro la profezia di Isaia che dice: “Udrete, sì, ma non comprenderete, guarderete, sì, ma non vedrete. 15 Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano e io li guarisca! 16 Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. 17 In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono! 18 Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. 19 Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. 20 Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, 21 ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. 22 Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. 23 Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

Una sera mi sono recato con un gruppo di adolescenti in spiaggia per guardare le stelle…ma non avevo fatto i conti col bagliore della luna piena, col fumo fastidioso di un falò di sterpaglie, col suono delle cicale e col rumore in lontananza di musica da discoteca. Solo la fantasia del Creatore ha permesso di evitare un flop totale, perché ci ha suggerito di attribuire ad ogni elemento un significato legato a tappe e stati di vita dei ragazzi, valorizzando anche le stelle, che costituivano il motivo per cui eravamo lì: la loro scarsa visibilità ci ha ricordato che noi, in quanto amati, siamo luce, anche se gli altri non se ne accorgono e qualche volta noi stessi non ci crediamo.

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Penso che Gesù (con le dovute differenze!) facesse più o meno così quando raccontava le parabole. Può apparire strano che il mare diventi l’ambientazione naturale per narrare una storia che ha al centro la semina, ma Egli sapeva unire mare, terra e cielo in una sintesi mirabile, che aveva al centro il cuore del Padre. È da questo centro d’amore per l’uomo che nasce il desiderio di elargire il seme della Parola del Figlio in maniera abbondante e senza discriminazioni; la caratteristica della semina divina è infatti di donare dando quasi l’impressione di uno spreco: è ovvio che non tutta la semente attecchirà e che non ogni terreno saprà accogliere il seme. Eppure, caparbiamente, il seme viene sparso senza sosta. Qui scorgiamo una logica divina del tutto differente dalla nostra, calcolatrice e misurata; noi mai sprecheremmo tempo ed energie con chi sappiamo che non farà tesoro del nostro impegno, anzi lo disperderà.

La parabola spiega lucidamente l’esito dell’annuncio della Parola nel terreno particolarissimo del cuore umano. La strada rappresenta il luogo della provvisorietà dell’ascolto, che non è sufficiente o è mancante perché la testa è piena delle proprie presunzioni. Chi ad esempio ritiene di essere giusto, non si lascerà scalfire dalla forza trasformante della Parola; chi si sente perennemente inadeguato, penserà che la Parola stessa sia incapace di produrre un effetto benefico nella propria vita.

Il terreno sassoso è il luogo dell’ascolto poco profondo, che non ha un riverbero interiore, non scava dentro e non mette radici, per cui si soccombe dinanzi al timore delle conseguenze che il vangelo determina nella vita. La Parola di Dio muove l’esistenza, provoca, ma se non si è capaci di assumersi il rischio dell’adesione ad essa, di pagare di persona il prezzo del proprio discepolato, essa scompare dal cuore umano.

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I rovi sono le potenze che con prepotenza si impongono alla coscienza del soggetto, i vizi di cui tanti sono vittima, avendo perso la libertà di dire un sì pieno al bene, per cui la Parola risulta soffocata. Quante persone appaiono sensibilissime ai richiami di verità, giustizia e condivisione che il vangelo suscita, eppure non riescono a scrollarsi di dosso la patina di sensualità o di insicurezza che li accompagna dall’adolescenza e impediscono alla Parola di renderli persone nuove e pronte alle sollecitazioni dello Spirito.

Cosa dobbiamo fare per diventare terreno accogliente? Forse il segreto sta nel non fare, non alterare la bontà e fecondità originarie di cui il Creatore ci ha dotati, non inquinare col peccato il terreno. Anche se il cuore è in grado di produrre tante cose, l’importante è però che si generino frutti secondo il cuore del Padre. E non è neanche essenziale che il frutto sia sovrabbondante, quanto piuttosto che il movimento della vita sia avviato. Non so cosa la veglia alle stelle genererà nella vita dei ragazzi, però so che per una sera hanno preso le distanze dai giochi online, dall’urgenza di raccogliere più ‘mi piace’ possibili sui social, forse da qualche superalcolico rifilato durante una festa estiva.

La semina nel cuore della gente, soprattutto dei giovani, è un investimento a fondo perduto, ma ci sono alleati il cielo, la terra e il mare, le sterpaglie, le cicale e persino le casse acustiche. In altre parole, dobbiamo ricordarci che Dio ci ha creati pienamente ricettivi al fascino e alla forza della sua Parola; si tratta di assecondare in ciascuno tale inclinazione naturale e suscitare il desiderio dei frutti: ecco, i frutti che il vangelo produce in noi non hanno nulla a che fare con ciò che l’uomo si dà senza la grazia del Signore. I frutti della Parola aprono il cuore, fanno vedere ogni cosa nella luce del Risorto, ci gridano che esiste una riserva d’amore anche quando il primo raccolto è stato fallimentare. La Parola ci rende generativi nell’amore!

Testo tratto (per gentile concessione dell’autore) dal libro “Parole che si vivono. Commenti ai Vangeli della Domeniche dell’Anno A” disponibile presso:

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