don Andrea Vena – Commento al Vangelo di domenica 17 Aprile 2022

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Cosa dice la Parola/Gesù

“Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto”.

Sono le parole del vangelo della grande Veglia Pasquale e che oggi risuonano per noi: Gesù è vivo, ha vinto il peccato e la morte e ora vive per sempre! Le donne, diceva il testo, giunsero al sepolcro di primo mattino e “Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro” (cfr Lc 24,2). “Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante”. Le donne cercano di capire il senso di quanto stanno sperimentando, ma solo i due angeli le aiuteranno a comprendere quanto sta avvenendo, accompagnandole a far memoria di quanto Gesù aveva detto loro: “Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno” (cfr discepoli di Emmaus: Lc 24,13ss, vangelo della sera di Pasqua).

La prima cosa che possiamo cogliere è il fatto che il Signore Gesù vuole farmi e farci capire che il mistero della risurrezione lo possiamo comprendere solo alla luce della Parola che Lui stesso ha detto e vissuto. Solo nell’incontro con la Parola è possibile conoscere il Signore ed è possibile conoscere noi stessi. Valeva per le donne, e vale per tutti noi oggi. E cosa dice la Scrittura? Forse anche noi siamo come le donne del vangelo che pensano di provvedere loro a tutto portando gli aromi e quanto serviva per ungere il corpo del defunto. Così anche noi portandoci verso i “sepolcri” della nostra vita, chiusi dalla pietra del pessimismo, della fatica, dello scoraggiamento, della lamentela… quando pensiamo di risolvere tutto con i nostri ragionamenti, le nostre abitudini, le nostre umane abilità.

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Dimenticando che come la pietra del sepolcro di Gesù è stata rimossa da Dio, così Dio ha già rimosso ogni pietra dal nostro cuore. Non ha senso affannarci a conquistare chissà cosa (cfr Lc 10,38ss): è già tutto fatto, non ve ne accorgete? (cfr Is 43,16ss). Questa è la Pasqua di nostro Signore, la nostra Pasqua! Non vale la pena illuderci di poter capire con la ragione ciò che va accolto e compreso col cuore. Come dicevamo in queste domeniche, la vita va abbracciata prima che compresa…. Ancor più il mistero della risurrezione. Se voglio e vogliamo conoscerci, diceva santa Teresa d’Avila, facciamolo con e davanti a Gesù, non davanti ai nostri specchi!

“Maria Maddalena corse e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava… Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario…Allora entrò anche l’altro discepolo…e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, cioè che egli doveva risorgere dai morti” Gv 20,2).

Sono le parole che la liturgia ci fa ascoltare nel vangelo del mattino di Pasqua. E anche in questa esperienza, come conclude il testo, si sottolinea che “non avevano ancora compreso la Scrittura”. Innanzitutto soffermiamoci sulla corsa di Maria Maddalena, la prima apostola, messaggera della buona e bella notizia. Corre a dare l’annuncio. La cosa interessante è che al tempo di Gesù la parola della donna non aveva valore, e qui invece il primo annuncio viene dato proprio a e da una donna.

Corrono verso il sepolcro Simon Pietro e l’altro discepolo, quello che Gesù amava e che la tradizione ci fa identificare in Giovanni. Giunge per primo Giovanni, ma non entra, forse per rispetto di Simon Pietro, al quale Gesù ha dato un primato. Ma osserva. Nel frattempo arriva Pietro, il quale entra, guarda e nota i teli e il sudario, posati là: un dettaglio che vuole suggerire che il corpo non è stato trafugato perché chi ruba non mette in ordine.

Quindi entra anche il discepolo amato che “vide e credette”. Pietro osserva, valuta, ragiona… Giovanni, invece, vede con lo sguardo del cuore; anche al lago di Tiberiade sarà sempre il discepolo amato a riconoscere e dire “E’ il Signore” (cfr Gv 21,4-7). Il discepolo amato coltiva un intuito incredibile, ha un “fiuto spirituale” sopraffino.

Il discepolo amato “vide e credette”. Coglie in ciò che vede il “segno” per cui credere in Gesù, il Vivente. Maria Maddalena “vede” la pietra tolta dal sepolcro; Simon Pietro “vede” le bende e il sudario all’interno del sepolcro; il discepolo amato “vide e credette”. Sembra quasi l’itinerario del credente, quel cammino di crescita che ciascuno di noi è chiamato a compiere e che ci vedrà impegnati tutta la vita: dal semplice osservare esteriormente gli eventi, dall’osservare con il puro criterio umano, al “vedere” gli eventi della vita con lo sguardo della fede, certi che tutto è “segno” per chi crede.

Quando vogliamo chiudere una questione, siamo soliti dire “mettiamoci una pietra sopra”. Ma in questo modo pretendiamo noi di concludere le cose, di soffocarle nelle nostre pretese. Capire la Pasqua di nostro Signore significa invece mettersi in ascolto della sua Parola, della novità che Lui stesso è venuto a portare, dimostrando con questo “fatto” che solo Lui ha ragione, perché solo Lui ha vinto sul peccato e sulla morte. Solo Lui ha fatto rotolare la pietra messa sopra. Ogni altra proposta, al di fuori di Lui, svia dalla verità, perché in nessun altro c’è salvezza (At 4,12).

Entrare in questa logica significa sintonizzarci con il Signore imparando – ricorda san Paolo nella II lettura – a cercare “le cose di lassù e non quelle della terra” (Col 3,1).

La Pasqua di Nostro Signore Gesù ci sprona a guardare alla vita cambiando prospettiva, sintonizzandoci con la logica del vangelo. Gesù è sceso negli inferi, ha svegliato Adamo ed Eva e, prendendoli per mano, li ha accompagnati verso il giardino del paradiso (mostrano le icone); così il Signore fa con ciascuno di noi: ci prende dagli inferi della nostra vita, qualunque essi siano, e ci risolleva, ci porta verso l’alto, ci proietta verso nuovi sentieri. Per chi vive il vangelo non ci sono più muri invalicabili, pietre che ostacolano il desiderio di riscatto perché chi crede “sa” che Gesù con la sua morte e risurrezione ha già rimosso ogni ostacolo e, se mai uno si trovasse di fronte a ostacoli insormontabili o lamentele infinite, vuol dire che sta guardando dalla parte sbagliata.

Che questa Pasqua ci liberi dai falsi culti: il culto del lamento continuo, dell’illusione di poter bastare a noi stessi, dal pessimismo che guasta la vita, dalla sfiducia che non possiamo migliorare, dalle pietre tombali del successo e del denaro, del tornaconto personale… Ci liberi il Signore da tutto questo e ci aiuti a fare della nostra vita una corsa per portare a tutti la “notizia” che il Signore Gesù è il Signore vivente. È lui il Signore della gioia che c’invita a danzare.

Cosa rispondo io oggi alla Parola/Gesù

È il Signore!

Gesù,

mio Signore e mio Dio,

Tu che hai vinto

il peccato con la Misericordia e la morte con la Vita, rafforza la mia fede in Te.

Donami l’entusiasmo della Maddalena per correre e annunciare che sei vivo; la pazienza di Pietro

per osservare e capire;

la sapienza di Giovanni, il discepolo amato per vedere e credere.

Gesù,

mio Signore e mio Dio,

che dopo la morte sei risorto, fortifica la mia fede

perché la tua gioia sia in me e la mia gioia sia piena.

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Il commento al Vangelo di domenica 17 aprile 2022 curato da don Andrea Vena. Canale YouTube.