don Alessandro Dehò – Commento al Vangelo del 10 Aprile 2022

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Palme e Passione

Intanto Giuda non smette di consegnare, ma non per denaro.

Forse per obbedienza, forse per disperazione, forse per amore, forse.

Giuda si consegna all’ambiguità, il cuore d’uomo rimane oscuro.

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E così sarà per sempre.

Prima ci sono istruzioni e codici, misterioso il gioco nascosto dell’essere discepolo: puledri da slegare, mantelli da stendere e ulivi da agitare, la vita che ci attende sembra un gioco da ragazzi non fosse per la morte che renderà incomprensibile, se non per antichi testamenti, l’entusiasmo dell’ingresso in Gerusalemme.

Poi una cena che è una consegna, sigillare l’amicizia perché solo gli amici possono tradire e tradirsi.

Penso al tradimento come al sigillo di un legame.

Prendere, benedire, spezzare: mi sembra di non essere chiamato a far altro.

Come nascere, benedire, morire. Mi sembra di non dover imparare altro che l’arte della benedizione.

E non preghiamo se non nel cuore dello scandalo: olive spremute per l’unzione del legno. Non c’è preghiera se non nella paura e nell’angoscia Non c’è preghiera se non in un’anima triste fino alla morte.

Passerei la vita a seguire il destino del respiro che da bacio si strozza in un nodo sospeso per sempre a un rimorso. Giuda. Ma anche Pietro che finalmente comprende di non averlo ancora compreso.

Perché solo la morte è comprensiva, questo è il dramma dei viventi. E infine la croce.

Non resta che camminarle incontro, attraversarla, e sperare che la Luce ci risorga.


AUTORE: don Alessandro DehòSITO WEB Leggi altri commenti al Vangelo della domenica