d. Giampaolo Centofanti – Commento al Vangelo del 19 Marzo 2020 – Mt 1, 16.18-21. 24

Il coraggio, la fiducia, la generosità, di Maria che sarà trovata incinta senza spiegazioni comprensibili, rischiando la lapidazione, dunque anche del concepito. E il profondo turbamento, lo spiazzamento totale, di Giuseppe. Si percepisce che ha la mente in ebollizione: farà questo, farà quello…

Si porta tale arrovellarsi anche nel sonno. Dio ci orienta al graduale abbandonarci a lui mostrandoci che le risposte le troviamo non a tavolino ma nel tempo, cercando di vivere nel bene, dietro a Lui se abbiamo ricevuto il dono della fede. E ci aiuta anche col sonno. Giuseppe alla fine della giornata sfinito dai pensieri si addormenta e finalmente il corpo stesso lo aiuta a fare silenzio. E allora può parlare Dio, lo Spirito.

E lo Spirito aiuta il cuore di Giuseppe a chetarsi. Ogni cosa tende a tornare al suo posto: perché non credere a Maria? Una ragazza così buona e sincera e allora ecco Giuseppe ricorda la scrittura sulla vergine che concepirà un figlio… Le ansie si placano e Giudeppe comincia a percepire il mistero delle promesse bibliche che si sta compiendo. Maria, sua sposa, voluta da Dio… Giuseppe è pazzamente innamorato, felice…

Si stava perdendo tutto questo: l’amore di Maria, l’amore di Dio, il figlio, la salvezza per tutti… Ogni uomo, anche un ateo ha i suoi doni particolari, è portato dalla Luce. La notte porta consiglio è un proverbio della sapienza umana, non solo cristiana…

Quante storie d’amore, quanti rapporti, possono perdersi per ingannevoli turbamenti, per difficoltà nel tempo superabili. Come è importante chiedere aiuto a Dio, anche a qualche bravo sacerdote…

Un giorno dialogando in una comunità del vangelo mi sono avveduto del fatto che tutte le coppie che negli anni precedenti erano venute a chiedermi aiuto per la loro crisi avevano nel tempo superato il problema. Ma non per merito mio. Quando nella coppia si cerca aiuto insieme e in Dio mille sono le possibilità che, in un modo o nell’altro, avvenga qualcosa di bello.

Ecco tre poesiole tratte da Piccolo magnificat, un canto di tanti canti (poesie che un prete ha sentito cantare, inavvertitamente, dalla vita, dalla sua gente) : https://gpcentofanti.wordpress.com/2015/07/02/piccolo-magnificat-5/

Canto di Giuseppe

Sei come l’erba danzata dal vento,
docile, leggera, ma ferma nel vero
radicamento. E come questo campo
che amo tu sei, dove crebbe l’ulivo
d’argento che piantai per gioco,
fanciullo, non sapendo che il cielo
seminava per noi il suo bel tempo.
E se abbiamo patito, tanto sofferto,
è come ogni ruga d’ulivo d’argento.
Il mare in fondo alla campagna
sei anche, ché in te sempre mi perdo,
fiducioso, certo, di toccare la riva.

Il canto di Maria

Tutto e niente.
Niente senza di voi,
senza la gente.
Il canto che sento
è un canto che sente.
Shema’ Israel.

La croce del sud (una coppia)

Ho amato la tua dedizione canina
più di ogni cosa. Non per comodo
uso da schiava, ma per la pace
di questo amore sicuro. Hai amato
la trasparenza colombina della mia
vita con la sua debolezza più della
forza felina, per poggiare il tuo viso
sul mio petto, fiduciosa. Ma come
ogni cosa, anche la più bella, senza
la stella è ben poca cosa, ci perdevamo
nel niente, per niente, come chi troppe
volte ha aperto e chiuso porte e finestre
della sua casa e più non vede oltre.
Tu sei il dolore ed il riso dell’amore
perduto per niente e ritrovato scoprendo
presente da sempre lì fuori a due
passi, nel cielo, una piccola stella.

A cura di don Giampaolo Centofanti su il suo blog


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