โ๏ธย Commento al brano del Vangelo di: โย Gv 15,9-11
Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio? Chiede la folla a Gesรน nel capitolo 6 di Giovanni. Che cosa devo fare per avere la vita eterna? Chiede il giovane ricco a Gesรน. Si puรฒ tendere a causa dellโeducazione di secoli a ritenere di dover fare cose anche per Dio e quindi ci si puรฒ non sentire degni di lui. Ci sentiamo giudicati e giudichiamo.
Gesรน nel capitolo 6 di Giovanni risponde: questa รจ lโopera di Dio (prima e piรน che degli uomini dunque, evidenzio io), credere in colui che egli ha mandato. Non si tratta di osservare, come erroneamente viene tradotto, la sua parola ma di custodirla. Ossia di lasciarsi portare da questo seme che cresce gradualmente. Sentendosi amati, senza dover fare chissร che cosa ma semplicemente essendo sรฉ stessi, aperti alla grazia che matura in noi gradualmente se cerchiamo di accoglierla. Piccoli e semplici, pieni di buonsenso, nella luce che scende come una colomba e ci porta verso la vita.
Quando riteniamo per lโeducazione ricevuta di dover fare siamo centrati su noi stessi invece di accogliere la luce. Tendiamo a insegnare piรน che ad ascoltare, a credere in colui che Dio manda. Facciamo cose ma il nostro cuore non si scopre amato, non si apre e restiamo con le nostre ferite, paure, coi nostri schemi. Verso Dio e verso gli altri.
Quando, per grazia, intuiamo questo cammino sereno impariamo gradualmente a non lasciarci confondere da tante voci interne ed esterne ma stiamo sempre piรน raccolti in questa luce serena che scende come una colomba e che in vario modo viene anche attraverso gli altri, attraverso gli eventi, le situazioni.
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Maria da parte sua custodiva tutte queste parole-fatti lasciandole condiscendere nel suo cuore (Cfr. Lc 2, 19). La pace, la gioia, la fiducia, che gradualmente vengono in questo abbandono in Dio.
Fonte: il blog di don Giampaolo Centofanti
