Commento al Vangelo di sabato 25 Dicembre 2021 – mons. Giuseppe Mani

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Qualcuno sta bussando

Per celebrare il Natale in un mondo secolarizzato bisogna partire da lontano. Siamo arrivati al comico se non fosse tragico: celebrare in Natale, ma eliminare il nome stesso di Gesù, del presepio e di tutto ciò che costituisce l’essenza del Natale. Proprio come i ragazzini: far festa, ma senza saperne la ragione, come tanti quando fanno sciopero.

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Partiamo da lontano: dal desiderio di Dio. Dio ci ama, ci cerca, siamo importanti per Lui.

Dio, “che abita una luce inaccessibile” (1 Tm 6,16), si è fatto conoscere, mandandoci una lettera: la Bibbia. Nei primi capitoli, in cui ci racconta la creazione del mondo, si riferisce a tutto e a tutti: Dio vuol salvare il mondo intero. Dio ci ha creato per amarci e desidera essere riamato: vuole un amore reciproco.

Questa storia di amore comincia quando va a bussare per la prima volta alla porta della famiglia di Abramo: “Ecco , io sto alla porta e busso”. L’amicizia stabilita con Abramo si allargò alla sua famiglia fino a farla diventare un popolo. Dio riunisce questo popolo, lo fa suo, e comincia una meravigliosa storia di amore, fatta di alti e bassi, fedeltà e tradimenti, ma a cui Dio è sempre stato fedele.

Dopo tanti secoli di fidanzamento tra Dio e l’uomo “venne la pienezza dei tempi” (Gal 4,4). Dio viene di nuovo a bussare alla porta, questa volta, di una giovane Donna a cui chiese di offrirGli ospitalità nel Suo seno, di diventare sua Mamma per diventare, attraverso di Lei, fratello di ogni vivente e fare di ogni uomo suo Figlio. La Donna accettò e “il Verbo si fece carne”, Dio diventò uomo, divenne nostro fratello e siccome la fraternità è reciproca, ogni uomo diventò suo fratello. Essere fratelli di Lui, Figlio naturale di Dio, significa per ogni uomo diventare Figlio di Dio.

Da quel momento ogni creatura umana è diventata Figlio di Dio. Era la nuova creazione. Si cominciò a contare il tempo da quel momento. Prima e dopo la nascita di Cristo. Non si può più prescindere da quel momento, che è centrale nella storia. Erano cominciati i tempi nuovi, l’uomo non aveva più niente da aspettarsi: Dio era diventato uomo.

Il significato del Natale è tutto qui. Il cristianesimo è tutto in queste tre parole: “Verbum caro factum est”, il Verbo si è fatto carne. Il resto è tutto contorno o poesia che purtroppo distrae dall’unica verità. Francesco di Assisi era talmente preso da questo mistero che volle addirittura plasticamente riprodurre il modo con cui Dio si fece uomo e inventò il Presepio. Che è l’espressione più alta del Natale cristiano.

Ma non basta! Dio continua e, come alla famiglia di Abramo e alla vergine Maria, bussa alla porta della nostra casa, alla persona di ciascuno di noi, perché gli apra e col Battesimo faccia quello che ha fatto Maria, gli dia carne per poter formare un nuovo popolo e arrivare in ogni parte del mondo. Cristo arriva nel mondo attraverso i cristiani, agisce attraverso i fratelli, fa sentire il suo amore attraverso coloro che credono in Lui.

Celebrare il Natale non è assolutamente festeggiare il compleanno di Gesù bambino, ma riaprire le porte a Dio che vuole di nuovo, attraverso di noi, entrare nel mondo, nel nostro mondo, per salvarlo attraverso il nostro cuore col suo amore.

Attenzione: Dio sta alla porta e bussa. Maria a Giuseppe ci insegnano come ci si rende disponibili all’accoglienza. Questo è il vero Natale.

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