Commento al Vangelo di domenica 15 Marzo 2020 – p. Alessandro Cortesi op

L’Esodo è faticoso cammino del popolo d’Israele che vive la durezza del deserto fino alla rivolta contro Mosè mormorò contro Mosè: ‘Perché ci hai fatti uscire dall’Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?’

La mormorazione è una protesta carica di sospetto, si nutre del dubbio che le fatiche del cammino non abbiano un senso. In particolare è rivolta contro Dio che non corrisponde alle attese: aveva promesso liberazione ma c’è solo sofferenza. Il popolo avverte l’attrazione per le facili sicurezze della schiavitù: non valeva la pena tutto questo cammino per venire a morire di sete nel deserto. ‘il Signore è in mezzo a noi sì o no?’. Massa (tentazione) e Meriba (protesta) rimangono nella memoria d’Israele come momento della tentazione nel credere.

Come credere di fronte ad un Dio che non risponde e rimane in silenzio?

La donna di Samaria, come molti dei personaggi del IV vangelo è un esempio di un itinerario di ricerca e di fede: il suo incontro con Gesù si svolge come dialogo. Gesù per primo le si fa incontro. Al suo farsi avanti corrisponde nella donna stupore e ricerca, ma anche incomprensione. Gesù suscita un cammino nel cuore di questa donna e la apre ad interrogarsi sulla sua inquietudine e le sue attese. Il dialogo continua fino al momento in cui Gesù dice: ‘Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice ‘dammi da bere’, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva”. L’acqua è bene essenziale per la vita. Da questa ricerca e da questa sete Gesù guida la donna ad aprirsi ad una attesa profonda: non è un attesa diversa e distante dalla sua quotidianità ma sta al cuore della sua ricerca.

Dall’attesa dell’acqua il dialogo si apre alla questione del luogo dove adorare Dio. Nel conversare si apre anche un manifestarsi a poco a poco del volto di Gesù: non solo un giudeo, forse grande come Giacobbe (4,12), non solo un profeta (4,19) ma il Messia, colui che annunzierà ogni cosa, che fa incontrare il Dio (4,25-26).

Gesù aiuta la donna a compiere un percorso a partire dalle sue ricerche e attese, la aiuta a scendere in profondità (il pozzo) e ad aprirsi ad un credere che diviene incontro. Gesù si rende luogo di incontro con Dio, e Dio si adora non su un monte o su di un altro ma ‘in spirito e verità’, nel coinvolgimento della vita. Il futuro atteso legato all’attesa di un messia ha già avuto inizio: ‘Sono io che ti parlo’ (4,26). Egli stesso è via aperta, luogo di incontro con il Padre.

Il percorso del credere sta dentro la vita, va oltre i luoghi e la fissazione di Dio in costruzioni umane, apre a profondità racchiuse nel quotidiano, nella vita umana. E’ un cammino che coinvolge personalmente ma si apre anche ad altri passando per una testimonianza: “Molti più credettero per la sua parola e dicevano alla donna: non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo” (4,41-42).

Alessandro Cortesi op

Fonte

p. Alessandro Cortesi op

Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia. Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.

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