Commento al Vangelo del 9 Luglio 2023 – Piccole Suore della Sacra Famiglia

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TI RENDO LODE, PADRE

XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A – MATTEO 11,25-30

25. In quel tempo Gesù disse: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”. 26. “Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza”.

Nel Vangelo di questa domenica Gesù loda il Padre; parla con il Padre; si offre a noi come modello da seguire.

Cristo loda il Padre perché è convinto che la sua vita e quella dei discepoli è saldamente ancorata nelle mani del Padre, che volge tutto a un fine di bene. Sa che la sua opera non è stata vana, ma che il Padre la porterà a compimento attraverso lo Spirito Santo. Egli darà forza di testimonianza ai discepoli.

“Ti rendo lode”: Gesù compie una proclamazione solenne e pubblica di lode, di ammirazione, di gioia e di esultanza, pur essendo consapevole di avviarsi verso la passione e la croce.

“Le hai rivelate ai piccoli”: sono i semplici che hanno l’intuizione del cuore, la sapienza dall’Alto, pur non sapendo parlare, pur non sapendo fare discorsi teologici o filosofici. Essi colgono la potenza di Dio attraverso le opere di Cristo.

“Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza”: Gesù ringrazia con stupore il Padre perché si rivela agli umili. I sapienti possono aprirsi alla salvezza se si fanno piccoli, se smettono di ragionare con le logiche umane. Dio, infatti, non è un concetto, non è un teorema da imparare a memoria, non è una definizione algebrica. Dio è una persona che ama perdutamente le sue creature. Sta a noi scegliere se accoglierlo oppure rifiutarlo.

  • “Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo”.

Se prima era il Padre che rivelava ai piccoli i suoi misteri, ora è il Cristo, il Figlio, che rivela il Padre a chi vuole. Il Padre, infatti, ha concesso al Figlio tutta l’autorità messianica.

  • “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”.

I piccoli, gli umili, coloro che si sentono gravati da pesi insopportabili posti sulle loro spalle dai sapienti, dai potenti, con le loro leggi, con i loro comandi trovano in Gesù il riposo e la pace. Il riposo non è tanto quello fisico, ma la leggerezza della coscienza, la mentalità liberata dalle paure e dai condizionamenti. Gesù ci è vicino e ci libera da tutte le sovrastrutture, da ciò che non è essenziale. Essenziale è solo il rapporto con Lui e con il Padre.

“Venite a me”: Gesù ci rivolge un invito accorato, un grido di desiderio. Gesù ci vuole salvare e ci chiede di aderire a Lui.

  • “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero”.

Gesù è il primo dei piccoli e dei miti. Sono proprio i semplici e gli ultimi a capire il suo linguaggio, attirati dalla sua parola che tocca il cuore e dal suo amore espresso in ogni gesto e attenzione.

Nel linguaggio biblico la Legge è indicata come “giogo”. È un’immagine utilizzata per indicare un dominio oppressivo, una condizione di dipendenza, legittima o illegittima. Nel contesto indica il “giogo” negativo della legge mosaica, divenuta un peso insopportabile per il popolo perché applicata per dominare, non per aiutare a camminare insieme nell’amore.

“Giogo”: strumento agricolo che veniva usato un tempo per arare. Serviva come attacco di una coppia di bovini usati come bestie da tiro, costituito più comunemente da una trave di legno arcuata

alle due estremità, che poggiano sulla base del collo delle bestie, mentre al centro è applicato un robusto anello di ferro destinato al timone del carro o dell’aratro. Veniva utilizzato per assicurare che i due animali procedessero insieme, con lo stesso passo, alla stessa velocità. Gli animali da soma non possono scappare dal giogo, sono costretti a lavorare insieme.

“Prendete il mio giogo”: prendere il giogo di Gesù per noi significa seguirLo liberamente nell’umiltà e nella mitezza di cuore, proclamata nelle Beatitudini e rivelata nell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, nella lavanda dei piedi, nella passione, nella scelta di non difendersi in tribunale, nel lasciarsi inchiodare sulla croce. Non siamo costretti a seguire Gesù, ma se scegliamo Cristo vivremo con Colui che vuole condividere la nostra stessa vita.

“Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero”: Gesù impone un giogo leggero: l’amore. La Legge di Gesù è l’amore, il dono di sé. È Lui che per primo ci ama e che ci tiene uniti a sé per guidarci nel solco della volontà del Padre e nel suo Regno eterno. Prendere il giogo di Cristo vuol dire condividere la nostra vita con Lui, Sposo dell’anima, che vive unito a noi nell’amore.

“Sono mite e umile di cuore”: Gesù ci insegna ad essere piccoli, ad accettare di essere amati, senza capire tutto, senza orgoglio. Abbassiamo le difese davanti a Dio ed Egli si donerà a noi, portandoci nella dimensione delle realtà divine, dell’Amore infinito.

Il Signore ci insegna a trovare la pace nell’umiltà e nell’apertura al mistero di comunione che intercorre tra il Padre, il Figlio e lo Spirito. Se ci abbandoniamo a Dio scopriremo la “resa”, la gioia di sentirci accolti, amati e perdonati. Il fondo del nostro cuore sarà nella pace e Gesù dentro di noi sarà la forza che ci aiuterà ad affrontare le prove con animo sollevato.

Dio è con noi, Dio condivide la fatica del nostro procedere nell’esistenza. Si congiunge a noi per aiutarci a portare il peso della vita. Vivremo lo stupore e la lode per quello che Dio opera in ciascuno di noi: “Ti rendo lode, Padre!”.

Suor Emanuela Biasiolo delle Piccole Suore della Sacra Famiglia