โHรดy/Guai!โ
Nel commento alla prima lettura della domenica scorsa, XXV del tempo ordinario C, abbiamo giร introdotto la figura del profeta Amos, allevatore e coltivatore di sicomori che da Tekรฒa, un villaggio del regno di Giuda a 9 km a sud-est di Betlemme, si trova catapultato a predicare nel santuario di Betel e a Samaria, la capitale del regno del Nord (= โIsraeleโ nel linguaggio di Amos) sotto Geroboamo II (789-748 a.C.). La sua predicazione รจ rivolta contro le disparitร sociali e le sopraffazioni dei ricchi verso i poveri, combinate con una religiositร esteriore e vuota vissuta dai potenti.
La seconda sezione del libro (Am 5,1โ6,14) รจ costituita dal โLibro dei guaiโ. Lโaccorato grido profetico โhรดy/guaiโ non รจ una maledizione, ma unโinvettiva addolorata e piena di pathos che il profeta rivolge agli interlocutori per rimproverarli delle loro mancanze verso YHWH e le fasce piรน deboli della popolazione, in vista della loro conversione.
Am 6,1-14 รจ la parte conclusiva della sezione dei โguaiโ e, con un tono oracolare, prende di mira soprattutto il senso di sicurezza dei capi di Samaria. Essa sarร disintegrata miseramente. Am 6,1-7 accusa i benestanti di Samaria, gaudenti e infingardi, mentre 6,8-14 รจ una collezione di frammenti sul castigo che attende gli abitanti di Israele. Tutti due i brani sono specificazioni articolate del primo โguaiโ di Am 6,1a, sottinteso anche in 6,3 e 6,13.
Spensierati
Amos si rivolge con parole sferzanti, anche se addolorate, contro coloro che, con un atteggiamento continuato nel tempo, โsi sentono sicuri/spensieratiโ e โsono fiduciosiโ in ciรฒ che rappresenta โSionโ in Giuda e โSamariaโ in Israele: organizzazione politica, potere economico e sicurezza religiosa. La comprensione del testo non รจ del tutto agevole. Ci aiutiamo con le indicazioni degli esegeti Horacio Simian-Yofre e Laila Lucci nei loro pregevoli commentari.
Con ยซcasa di Giacobbeยป (Am 3,13) e ยซcasa di Giuseppeยป (Am 5,16) Amos designa la casa regale. ยซCasa di Israeleยป (Am 6,1b) sembra invece riferirsi a un gruppo previlegiato del popolo. ยซResto di Giuseppeยป (5,15) e ยซrovine di Giuseppeยป (6,6) indicano, infine, lโinsieme del popolo.
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โCremaโ o โfecciaโ?
Gli โspensierati e fiduciosiโ sono definiti da Amos come โi marchiati/i designati/i notabiliโ. Sono i membri della โcasa di Israeleโ in qualche modo distinti o previlegiati da parte dei loro protettori potenti, sempre che rimangano fedeli ad essi. Il privilegio di โmarchiati/notabiliโ รจ stato dato loro dalla (a differenza della traduzione CEI 2008) ยซprima della nazioneยป, un titolo applicato altrove solamente ad Amalek (Nm 24,20). Si tratta di Israele e della sua capitale Samaria. ยซPrimaยป รจ chiamata anche Babilonia come cittร (Gen 10), assieme ad altre del regno di Nimrod (Gen 10,10).
I notabili della casa di Israele si sono rivolti fiduciosi ai regnanti della prima fra le nazioni. Il โconfidare/bฤแนญaแธฅโ puรฒ avere significato positivo (di fiducia nel Signore (Is 12,2; 26,4) o negativo per la fiducia in se stessi, negli alleati militari o negli idoli (Is 32,9; 36,4-9; Mi 2,8; 7,5; Ab 2,18; Sof 2,15; 3,2). ยซLa prima delle nazioniยป rimanda forse anche al senso di continua protezione che il popolo presumeva di avere continuamente da parte del proprio Dio, YHWH. Lโelezione diventa presunzione di impunitร (cf. Am 6,2ss). La tranquillitร economica e politica goduta sotto il lungo regno di Geroboamo II poteva indurre a questa fallace presunzione.
Le persone altolocate (i โperforati/incisi/designati/notabiliโ) sono designati con un termine raro, forse aristocratico: il loro essere โnotabili/nequbรชโ potrebbe trasmettere lโidea di โcrema della societร โ, intendendo invece dire โla feccia della societร โโฆ A questa gente, dalla moralitร discutibile, si rivolge nonostante tutto la casa di Israele, intesa qui forse come lโinsieme del popolo.
Questo quadro dei capi della nazione, ricchi gaudenti e spensierati, completa la descrizione delle ingiustizie sociali da essi commesse, descritte nei capitoli precedenti e sintetizzate piรน avanti in Am 6,6b: ยซNon soffrono per la rovina di Giuseppeยป.
Orge e avori
I โmarchiati/notabiliโ non possono certo soffrire o dolersi per la sorte del popolino (il ยซResto di Giuseppeยป, 5,15; le ยซRovine di Giuseppeยป, 6,6a). โRovine di Giuseppeโ chi?
Sono troppo presi dal loro stile di vita lussuoso, spensierato, avulso dalla realtร , forse addirittura uno strumento della loro politica. Un mondo fatto di orge megagalattiche, lauti pranzi a base di teneri agnelli e vitelli succulenti strappati ai poveri contadini o procurati da fidati amici del โmondo di mezzoโ. Crapule stratosferiche consumate attingendo senza pudore da larghi crateri di vini prelibati, senza accontentarsi delle piรน normali coppeโฆ Meglio usarli per questo scopo i โcrateriโ โ devono aver pensato โ, invece che per il servizio al tempio (Nm 7; 1Re 7; Ger 52,18-19).
Troppo comodi questi divani-letti su cui stravaccarsi, sbracati comodamente fra compiacenti โamici di merendeโ. Lโavorio dei letti (ritrovato negli scavi archeologici insieme a vari pettini) brillano alla luce delle lampade, fino a stordire.
Non cโรจ bisogno della band. Pensano di essere loro stessi imitatori piรน che degni del grande cantore di salmi, il re Davide. Si azzardano addirittura a fabbricare loro stessi strumenti musicali alla bisogna, e non sono certo salmi quelli che escono dalle loro tumide labbra. ยซCanticchiano al suono dellโarpaยป (L. Lucci) oppure ยซParlano al modo dei balordiยป (H. Simian-Yofre), sentenzia seccamente Amos.
Flessuosi i loro corpi, ammorbiditi e profumati da intensi oli ricercati. A che serve usarli per i re (Davide, 1Sam 6,12-13), sacerdoti (Aronne, e figli, Lv 8,12.30), per le offerte e gli oggetti sacri (Es 25,6; 29,2.7.36; 30,25-26, Lv 2,4 ecc.)? Meglio usarli per il fitness e il welnessโฆ
Un clima da orgia rumorosa, piรน che banchetti raffinati. Bunga bunga. Baccanali di gentaglia, parvenus. Peones dalla testa ormai andata in fumo, drogata dallโatmosfera della capitale, lontani da casaโฆ Drogati di โaltaโ lega.
Perciรฒ, lโesilio!
Lโesilio รจ la punizione ben meritata di questa โcremaโ (andata a male)/fecciaโ.
Dopo lโoracolo di accusa addolorato, lโhรดy, giunge infatti puntuale come una stilettata lโannuncio classico del castigo: โPer questo/lฤkฤnโโฆ (cf. Am 5,5.27; 7,11.17). Appartenenti privilegiati alla โprima/rฤโลกรฎtโ delle nazioni (6,1c), i โmarchiati/notabiliโ se ne โandranno in esilio/yiglรปโ (< gฤlฤh) โper primi/be rฤโลกรฎtโ come scelta avanguardiaโฆ (cf. 4,2).
Finiranno i โcrateri di vino/mizraแธฅรช yayinโ (v. 6a), e con essi โfinirร /sฤrโ anche il โcratere/orgia/baldoria/mizraแธฅโ (v. 6b; cf. v. 6a) degli โsdraiati/serรปแธฅรฎmโ. E non sono i giovani a essere sdraiatiโฆ
Un attimo. Finito il vino, finita la musica, finita lโorgia. Lโocchio si apre, il pensiero tenta di far memoria locale e giร ci si trova in cammino verso lโesilio.
Nel 722 a.C., caduta Samaria sotto Sargon II, camminando in colonna verso Damasco gli โsdraiatiโ avranno tutto il tempo per rimettersi in piedi, smaltire la sbronza, rimpiangere i boriosi sogni di potere annichiliti in un attimo, contemplare amaramente il pallone gonfiato del loro senso di impunitร , ammosciato per sempre ai bordi delle piste del deserto siriano.
Il grosso del popolo, povero, rimarrร a casa.
Povero sรฌ, esiliato no.
A sรฉ-itร
La musica non cambia nella parabola evangelica raccontata da Gesรน. Lโevangelista Luca la recupera, solo fra i sinottici, forse perchรฉ il problema della ricchezza e della povertร era molto sentito nella comunitร destinataria del suo vangelo.
Il ricco che ogni giorno banchetta lautamente, riccamente vestito, vive in un mondo tutto suo. Anche lui non si cura certamente delle โrovine di Giuseppeโ. Banchetta tutti i giorni (che noia!), ammalato di bulimia asociale. Nessun commensale รจ menzionato accanto a lui. I cinque fratelli compaiono solo alla fine del racconto. Sei fratelli, una famiglia โimperfettaโ e senza alcun tocco di delicatezza femminile proprio di una sorella.
Al ricco di solito si porta la spesa a casa. Cosรฌ non ha bisogno di uscire per strada e ac-cor-gersi che ci sono anche delle persone umane a questo mondo. Non occorre vedere gli altri per sopravvivere, altrimenti si sarebbe costretti a vivere da esseri umani, di badare al corโฆ
Vive da solo, mangia da solo. Una monade, una a sรฉ-itร completa.
Il ricco โepuloneโ, lo si chiama. Il suo nome combacia con ciรฒ che mangia: โlat. epulae: vivande, cibi, alimenti, convito, banchetto, pasto, pranziโ. Qui lโuomo รจ veramente un tubo digerente, รจ ciรฒ che mangia.
Senza nome, senza origine, senza futuro di fama e di ricordo riconoscente. Senza volto e senza anima. Innominato. Banalitร del puro esserci. Sommato ai suoi fratelli, una globalizzazione dellโindifferenza.
Il ciel lโaiuta
Il โpovero/ptลchosโ Lazzaro (gr. Lazaros, ebr. โEl โฤzar/Dio aiutaโ) giace alla porta del ricco, โbuttato /ebeblฤtoโ lรฌ (< ballล = gettare) dalla vita e dalla malvagitร degli uomini. Desidera riempirsi la pancia degli avanzi che cadono dalla mensa del ricco, ma il suo desiderio viene frustrato. La donna sirofenicia vedrร invece soddisfatto il suo desiderio di mangiare le briciole dei figli (Mc 7,24-30)/dei padroni (Mt 15,21-28). Gesรน โcambia ideaโ e decide di ac-cor-gersi di lei, guarendo a distanza la sua figlioletta.
Non sarร il caso del povero Lazzaro. Di fronte a lui sta uno cieco, sordo e muto. La bocca solo per ingoiare, non per emettere suoni propri della specie umana.
Solo i pericolosi cani randagi (kynes) vengono da Lazzaro e gli leccano le ferite, aggravando la sua situazione. I kynes infatti non sono i cagnolini domestici di cui parla la donna sirofeniciaโฆ (kynaria, Mt 7,27; Mt 15,26).
Lazzaro รจ solo come un cane eโฆ di fatto Cane non mangia cane, come dice il proverbio.
Muore il povero, muore il ricco. Muoiono allo stesso modo. Sorte comune dei mortali. No comment.
Lazzaro, secondo lโimmaginario del tempo, viene portato nellโintimitร del padre di Israele, Abramo. Si ricongiunge con la sua radice lontana.
Non ha fatto niente di bene, niente di male. Non ha pregato, non ha imprecato, Non ha fatto nulla, ma โil povero il ciel lโaiutaโ. La beatitudine รจ per loro, il regno รจ per loro: ยซBeati i poveri/hoi ptลchoi, perchรฉ vostro รจ il regno di Dioยป, รจ la prima beatitudine pronunciata nel โdiscorso della pianuraโ nel Vangelo di Luca (Lc 6,20b).
Dio dona la sua felicitร al povero, a prescindere. Egli รจ beato perchรฉ viene Gesรน con il Regno, e venendo prende la loro parte.
A prescindere.
Grande abisso
Muore il ricco. ยซFu sepoltoยป. Si trova nellโAde (greco, di Luca), regno non solo delle ombre in attesa di vita migliore (lo ล eโลl ebraico), ma ormai visto come sede dei puniti con i tormenti del fuoco, del freddo e dello stridore dei denti.
La lontananza totale da Dio fa male. Freddo glaciale, caldo mortale.
Il ricco non ha maledetto, nรฉ bestemmiato, non ha neppure pregato. Non ha fatto alcunchรฉ di male, non ha fatto mai niente di alcunchรฉ nella sua vita. Ha solo mangiato. Questo non sembra una colpa cosรฌ grave per cui si debba andare nellโAde/gli Inferi.
Eppure รจ lรฌ che si trova. Ed รจ da lรฌ che intravede il padre dimenticato da tanto tempo, Abramo.
Chiede sollievo al suo bruciore, il misero. Chiede un servizio di schiavo al povero Lazzaro che neppure conosce, ma che adesso ricorda molto bene, col suo nome addirittura.
Il tormento aguzza la memoria. Troppo tardi.
ยซCโรจ un grande abisso fra noi e voiยป, ricorda โil padreโ Abramo al โfiglioโ perso epulone. Questi non ha nome nรฉ nellโaldiqua nรฉ nellโaldilร . ร da sempre e per sempre un emerito โSignor Nessunoโ.
La radice cโรจ โ Abramo โ, il popolo di appartenenza pure โ Israele โ, ma il ramo si รจ staccato da tempo.
Non cโรจ solo il ribaltamento delle situazioni post mortem, come se la vita futura fosse una semplice ricompensa che ribalta le sorti e ricompensa le sventure vissute in terra secondo una ferrea legge della retribuzione.
Il dramma non sta solo nellโopposizione dei destini finali di Lazzaro e del ricco epulone, ma nel โgrande abisso/chasma megaโ che esiste da sempre โ fin da questa vita โ fra chi non si accorge degli altri e il Dio di Israele che invece ha un occhio tutto particolare per i poveri.
Chi non si ac-cor-ge e non si cura degli altri, in special modo dei poveri, non รจ in linea col cuore del Dio della Bibbia, il cuore di YHWH.
Il ricco doveva conoscere il contenuto della Torah e le ammonizioni dei libri sapienziali.
Non serve appellarsi ad Abramo, dopo aver ignorato per tutta la vita le normative di YHWH emanate per mano di Mosรจ.
Troppo tardi qui, troppo tardi lร .
YHWH, il Dio dei poveri
Per i poveri YHWH ha stabilito molte leggi, messe per iscritto nella Torah, nei Profeti/Nebiโรฎm e negli Scritti/Ketubรฎm.
La Torah รจ chiara. I libri del Levitico e del Deuteronomio sono infatti ricchi di regolamentazioni in materia.
La protezione per i leviti, i forestieri, lโorfano e la vedova โ poveri per antonomasia secondo la Bibbia โ era assicurata dalla decima triennale: ยซAlla fine di ogni triennio metterai da parte tutte le decime del tuo provento in quellโanno e le deporrai entro le tue porte. Il levita, che non ha parte nรฉ ereditร con te, il forestiero, lโorfano e la vedova che abiteranno le tue cittร , mangeranno e si sazieranno, perchรฉ il Signore, tuo Dio, ti benedica in ogni lavoro a cui avrai messo manoยป (Dt 14,28-29).
Ci sono anche norme per le spigolature e le racimolature: ยซQuando mieterete la messe della vostra terra, non mieterete fino ai margini del campo, nรฉ raccoglierete ciรฒ che resta da spigolare della messe; quanto alla tua vigna, non coglierai i racimoli e non raccoglierai gli acini caduti: li lascerai per il povero e per il forestiero. Io sono il Signore, vostro Dioยป (Lv 19,9-10).
Secondo il Deuteronomio, in Israele non ci sarร (utopicamente) alcun povero e bisogna lavorare perchรฉ questo avvenga di fatto. La realtร perรฒ รจ sempre diversa dal traguardo finale: ยซDel resto, non vi sarร alcun bisognoso in mezzo a voi; perchรฉ il Signore certo ti benedirร nella terra che il Signore, tuo Dio, ti dร in possesso ereditario. [โฆ] Se vi sarร in mezzo a te qualche tuo fratello che sia bisognoso in una delle tue cittร nella terra che il Signore, tuo Dio, ti dร , non indurirai il tuo cuore e non chiuderai la mano davanti al tuo fratello bisognoso, ma gli aprirai la mano e gli presterai quanto occorre alla necessitร in cui si trovaยป (Dt 15,4.7-8). Lo stesso Gesรน deve riconoscere: ยซI poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando voleteโฆยป (Mc 14,7).
Il libro del Deuteronomio ricorda anche che al salariato la paga doveva essere data subito, a fine giornata, senza alcun ritardo: ยซNon defrauderai il salariato povero e bisognoso, sia egli uno dei tuoi fratelli o uno dei forestieri che stanno nella tua terra, nelle tue cittร . Gli darai il suo salario il giorno stesso, prima che tramonti il sole, perchรฉ egli รจ povero e a quello aspira. Cosรฌ egli non griderร contro di te al Signore e tu non sarai in peccatoยป (Dt 24,14-15).
Il profeta Isaia, da parte sua, descrive bene la missione di un vero profeta: unโattenzione privilegiata per i miseri, per liberarli da ogni oppressione: ยซLo spirito del Signore Dio รจ su di me, perchรฉ il Signore mi ha consacrato con lโunzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertร degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare lโanno di grazia del Signore, il giorno di vendetta del nostro Dio, per consolare tutti gli afflitti, per dare agli afflitti di Sion una corona invece della cenere, olio di letizia invece dellโabito da lutto, veste di lode invece di uno spirito mestoยป (Is 61,1-3a).
Dio, infatti, ama i poveri, come ricorda il libro dei Salmi: ยซ[YHWH] rende giustizia agli oppressi, dร il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri, il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi รจ caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge i forestieri, egli sostiene lโorfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagiยป (Sal 146, 7-9).
Da parte sua, il sapiente Siracide ammonisce chiaramente, e ogni buon ebreo doveva conoscere bene il suo insegnamento: ยซFiglio, non rifiutare al povero il necessario per la vita, non essere insensibile allo sguardo dei bisognosi. Non rattristare chi ha fame, non esasperare chi รจ in difficoltร . Non turbare un cuore giร esasperato, non negare un dono al bisognoso. Non respingere la supplica del povero, non distogliere lo sguardo dallโindigente. Da chi ti chiede non distogliere lo sguardo, non dare a lui lโoccasione di maledirtiยป (Sir 4,1-5).
Giobbe ricorda come vanto la propria cura per i poveri richiesta dal Siracide: ยซSe ho rifiutato ai poveri quanto desideravano, se ho lasciato languire gli occhi della vedova, se da solo ho mangiato il mio tozzo di pane, senza che ne mangiasse anche lโorfano โ poichรฉ fin dallโinfanzia come un padre io lโho allevato e, appena generato, gli ho fatto da guida โ, se mai ho visto un misero senza vestito o un indigente che non aveva di che coprirsi, se non mi hanno benedetto i suoi fianchi, riscaldร ti con la lana dei miei agnelli, se contro lโorfano ho alzato la mano, perchรฉ avevo in tribunale chi mi favoriva, mi si stacchi la scapola dalla spalla e si rompa al gomito il mio braccioยป (Gb 31,16-22).
Hanno Mosรจ e i Profeti
Meglio tardi che mai.
Il ricco epulone si premura con Abramo di far ammonire i cinque fratelli ancora in vita perchรฉ non lo seguano nella sua misera condizione finale. Chiede a lui di mandare Lazzaro, risorto, a supplicarli di cambiare vita, che molto probabilmente si strascinava sulla stessa scia di quella dello sventurato fratello โepuloneโ.
ยซHanno Mosรจ e i Profeti, ascoltino loroยป, risponde seccamente Abramo al ricco epulone, pur chiamandolo con affetto โfiglioโ. ยซSe non ascoltano loro nella lettura settimanale della Torah e dei Nebiโim โ risponde Abramo โ non crederanno neppure a un risorto che apparisse loroยป.
Noi abbiamo Mosรจ (= la Torah) e i Profeti (i Nebiโรฎm). E abbiamo pure i Ketubรฎm (= gli Scritti).
Forte รจ dunque lโammonimento di Gesรน e dellโevangelista Luca che conserva e trasmette le sue parola quando nellโ80-85 d.C. compone il suo vangelo per una comunitร etnico-cristiana. Un suo grande problema era forse quello della ricchezza, del suo uso evangelico, del pericolo di un suo uso che si dimenticasse completamente dei poveri.
Ma dove mette Gesรน/Luca la โpunta/pointeโ della parabola?
Sono due le โpunteโ? Attenzione ai poveri e ascolto della parola di Dio?
Meno dei cani?
Luca non vuol ricordarci innanzitutto il ribaltamento di situazioni finali tra il povero e il ricco, ma guidarci a una vita piena fin dโora, perchรฉ attenta a โvedereโ gli altri, specialmente i poveri. Ad ac-cor-gersi di loro. Questo รจ ciรฒ che dice la parola di Dio letta ogni settimana.
Occorre ascoltare la parola di Dio. Ad essa occorre fare attenzione, ricordano con forza Gesรน (e lโevangelista Luca), specialmente nel giorno del Signore risorto, la domenica.
Occorre ascoltare la parola di Dio proclamata da Cristo Signore risorto presente nellโassemblea.
Essa ci ri-cor-da di ac-cor-gerci dei poveri.
Portarli al cuore.
Luca desidera una Chiesa povera con i poveri. Una Chiesa che impara dai poveri la sobrietร e la solidarietร .
Mosรจ e i Profeti ce lo ricordano ogni domenica.
Gesรน risorto assume la loro voce nel vangelo.
I cani randagi pensavano di essere solidali con Lazzaro.
Il ricco epulone, invece, non si accorge neppure che Lazzaro esiste, pur essendo un povero come lui.
โAscoltino Mosรจ e i Profetiโ.
Vogliamo essere meno dei cani?
Commento a cura di padre Roberto Mela scj
Fonte del commento: Settimana News
