Commento al Vangelo del 22 Luglio 2018 – Don Francesco Cristofaro

XVI Domenica del Tempo Ordinario

Prima Lettura   Ger 23, 1-6
Radunerò il resto delle mie pecore, costituirò sopra di esse pastori.
Dal libro del profeta Geremìa
Dice il Signore:
«Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo. Oracolo del Signore. Perciò dice il Signore, Dio d’Israele, contro i pastori che devono pascere il mio popolo: Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati; ecco io vi punirò per la malvagità delle vostre opere. Oracolo del Signore.
Radunerò io stesso il resto delle mie pecore da tutte le regioni dove le ho scacciate e le farò tornare ai loro pascoli; saranno feconde e si moltiplicheranno. Costituirò sopra di esse pastori che le faranno pascolare, così che non dovranno più temere né sgomentarsi; non ne mancherà neppure una. Oracolo del Signore.
Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –
nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto,
che regnerà da vero re e sarà saggio
ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra.
Nei suoi giorni Giuda sarà salvato
e Israele vivrà tranquillo,
e lo chiameranno con questo nome:
Signore-nostra-giustizia».

Pensiero.

Se un sacerdote vuole fare del male al suo popolo, lo vuole distruggere, disintegrare, è sufficiente che ometta l’insegnamento della Parola. Senza Parola il popolo va alla deriva, si inabissa nell’idolatria, precipita nell’immoralità, percorre solo strade di morte. Ecco di cosa si lamenta il Signore. I suoi pastori hanno abbandonato il gregge. cosa deve fare il Signore? Di certo non può abbandonare il suo gregge. Non può lasciare che esso perisca. Il suo gregge è la sua stessa vita. Ecco allora che Dio decide di farsi Lui stesso pastore delle sue pecore, prendendosi cura di esse. Vigilando personalmente Lui stesso, sempre troverà dei buoni pastori che avranno a cuore il suo popolo. Questa volontà di Dio si compie in Cristo Gesù, il Figlio Unigenito del Padre, il Verbo della vita, che si fa carne e nella carne diviene il Pastore che conduce il gregge del Padre nutrendolo con la sua stessa Carne, dissetandolo con il suo Sangue, nutrendolo con la sua Parola. Cristo Gesù diviene così il modello vero di ogni buon pastore, che in Lui, con Lui, per Lui ha desiderio di condurre il gregge del Padre nutrendolo di grazia, verità, vita eterna.

Seconda Lettura   Ef 2, 13-18
Egli è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola.
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, ora, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo.
Egli infatti è la nostra pace,
colui che di due ha fatto una cosa sola,
abbattendo il muro di separazione che li divideva,
cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne.
Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti,
per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo,
facendo la pace,
e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo,
per mezzo della croce,
eliminando in se stesso l’inimicizia.
Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani,
e pace a coloro che erano vicini.
Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri,
al Padre in un solo Spirito.

Pensiero.

Gesù ha abolito la Legge antica, fatta di prescrizioni e di decreti, ha dato la sua verità, la sua grazia, la Sua Parola, il suo Vangelo. I figli di Abramo sono chiamati a passare a Cristo Gesù. Ma anche i Pagani sono chiamati ad accogliere la sua Parola, abbandonando la vanità dei loro idoli e ogni culto che è manifestazione di idolatria. In Cristo, Giudei e Gentili divengono un solo corpo, una sola vita, una sola fede, una sola speranza, una sola carità. È Cristo la nostra unità, la nostra pace. Perché è Lui la nostra sola verità nella quale il Padre vuole essere adorato. Gesù accorcia ogni forma di distanza ed elimina ogni forma di divisione. Lì dove nascono divisioni e guerre non è certo Dio a volerlo e a crearle. E’ sempre il cuore malato e pazzo dell’uomo a creare scompiglio e divisione.

Vangelo   Mc 6, 30-34
Erano come pecore che non hanno pastore.
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Pensiero.

Gli apostoli vengono mandati in missione a due a due. Da questa missione ritornano con grande entusiasmo per i frutti raccolti. La missione stanca, consuma tutte le energie. Gesù lo sa. È giusto dopo il lavoro riposarsi. È umano. Li invita a mettersi in disparte per ristorarsi. La folla ha sete di Cristo. Sa dove Gesù sta per recarsi con la barca e lo precede a piedi. Quando Gesù giunge vede una folla numerosa che lo sta attendendo. Dinanzi alle anime assetate di Parola di Dio Gesù si dimentica del riposo dei suoi Apostoli. Dedica il suo tempo a tutte queste persone che Lui vede come pecore senza pastore, abbandonate a se stesse, smarrite e confuse. Gesù ha compassione e mostra loro tutta la sua misericordia, la sua pietà, la sua divina carità. Nutre e disseta queste pecore con la Parola di Dio, infonde nei loro cuori la speranza, sana i loro corpi dalle molteplici malattie da cui erano afflitte. Gesù è il Maestro che illumina, conforta, sostiene, espia, redime, salva, giustifica, perdona, sana, guarisce, crea la vera speranza, dona vita, luce, certezza, verità, giustizia, vera conoscenza. È il Pastore il cui cuore batte all’unisono con il cuore delle sue pecore.

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