Non hanno da contraccambiarti
La lettura liturgica di un minuscolo brano del Siracide offre lโoccasione per offrire alcune note introduttive a questo libro sapienziale. Non รจ infatti sempre facile orientarsi allโinterno di questi libri non molto conosciuti e letti in ambito liturgico cristiano.
Siracide, il poliedrico
Nella sua pregevole introduzione al โPentateuco Sapienzialeโ (Pr, Gb, Qo, Sir, Sap), lo specialista Luca Mazzinghi (che ha collaborato criticamente alla nuova traduzione italiana della CEI 2008 e che in questa prima parte del nostro commento seguiamo da vicino, spesso letteralmente) ricorda che il libro del Siracide รจ probabilmente il primo libro โfirmatoโ della Bibbia. NellโEpilogo (Sir 50,27, in greco) lโautore si firma come ยซGesรน, figlio di Sira, figlio di Eleazaro, di Gerusalemme, che ha riversato come pioggia la sapienza del cuoreยป, mentre nel Prologo (testo non canonico con una numerazione di 35 versetti secondo lโedizione del testo greco curata da A. Rahlfs) il traduttore (che รจ poi il nipote dellโautore) lo chiama ยซmio nonno Gesรนยป (v. 7). Il testo ebraico di Sir 50,27 recita invece ยซSimeone, figlio di Gesรน, figlio di Eleร zaro, figlio di Siraยป (cf. anche il testo ebraico di Sir 51,30 nella nota della Bibbia di Gerusalemme).
I codici greci titolano il libro con Sapienza di Sirach oppure Sapienza di Gesรน figlio di Sirach. I moderni preferiscono la dizione ebraica di Libro di Ben Sira (โfiglio di Siraโ) oppure di Siracide (cosรฌ CEI 2008).
Girolamo lo traduce dandogli il titolo di Ecclesiasticus (liber), e cosรฌ il libro รจ spesso chiamato ancora Ecclesiastico. Rufino (Iulia Concordia, 345 circa โ Sicilia, 411), afferma che tale dizione รจ dovuta al fatto che il Siracide, pur essendo usato nella Chiesa, non รจ canonico, ma comunque โecclesiasticoโ, a motivo del suo uso didattico nella predicazione cristiana. Naturalmente oggi, a partire dal concilio di Trento e a differenza di quello che afferma Rufino, il testo รจ riconosciuto come canonico, cioรจ appartenente alla lista dei libri normativi e approvati dalla Chiesa.
Il testo ebraico fu composto probabilmente a Gerusalemme intorno allโanno 185 a.C., negli anni tranquilli di Seleuco Filopatore (187-175 a.C.), successo ad Antioco III (il Grande (223-187 a.C.) e predecessore del terribile Antioco IV (175-164 a.C.) persecutore degli ebrei. Lโautore dichiara apertamente di essere un saggio ebreo molto conosciuto, colto, viaggiatore, aperto alla cultura ellenistica.
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Il nipote di Ben Sira giunse ad Alessandria dโEgitto e curรฒ la traduzione in greco nel 132 a.C., come afferma nel Prologo (v. 28). Permise in tal modo alla profonda cultura religiosa ebraica di essere divulgata nel vasto mondo di quella greco-ellenistica, a testimonianza dei grandi traguardi da essa raggiunti, non inferiori a quelli della cultura coeva dominante.
Conosciamo un testo greco lungo e un testo greco breve. Quello breve รจ considerato dagli studiosi il piรน autorevole e seguito dalla traduzione CEI 1974 e 1978. La traduzione CEI 2008 segue, invece, il testo greco lungo (nellโedizione critica curata da J. Ziegler), mettendo in carattere tondo il testo breve e in corsivo le aggiunte del testo lungo.
Lโottima Bibbia di Gerusalemme (ed. Dehoniane Bologna, che si avvale del lavoro dei padri domenicani dellโรcole Biblique, situata nel Convento di Santo Stefano a Gerusalemme) riporta in corsivo, nelle preziose note a piรจ di pagina, le varianti presenti nelle parti del testo latino della Neovolgata e del testo ebraico rinvenuto. Tra il 1896 e il 1965 sono stati scoperti infatti quattordici manoscritti al Cairo, a Qumran e a Masada, che hanno restituito circa 1.098 versetti su un totale di 1.616 (67,94 %). Mancano i testi di Sir 1โ2 e della sezione di Sir 17โ29. Siamo in presenza del testo ebraico originale, e non di una retroversione. Purtroppo, anche qui abbiamo un testo ebraico in due recensioni diverse, Ebraico I ed Ebraico II (cf. ad es., la lunga inserzione di Ebr II dopo Sir 51,12: un salmo di lode analogo al Sal 136). Del testo ebraico manca ancora lโedizione critica.
La tradizione sapienziale
La tradizione ebraica piรน antica si era incanalata in modo equilibrato fra la teologia deuteronomistica (Dt/dtr) che si fondava sulle possibilitร dellโuomo di osservare la Legge e la tradizione sacerdotale (P), fondata piรน sulla promessa e quindi sul culto. La tradizione apocalittica rimandava invece tutto ad un intervento radicale, futuro, di Dio. Giobbe e Qohelet contestano le due prospettive teologiche tradizionali rifiutando perรฒ anche quella dellโapocalittica.
Siracide non nega la fiducia nellโintervento divino e non minimizza il valore del culto. Recupera tuttavia la libertร dellโuomo e quindi anche il grande tema dellโosservanza della legge di Dio, senza perรฒ appiattirsi su di essa. Siracide ci appare cosรฌ un felice tentativo di sintesi tra le prospettive tradizionali di Israele (il patto e la promessa) e, insieme, lโapproccio sapienziale alla realtร (lโesperienza della vita), senza prendere mai la via proposta dallโapocalittica.
Struttura letteraria di Siracide
Secondo Mazzinghi, la struttura letteraria del Siracide puรฒ essere cosรฌ definita a grandi linee: โ Inno introduttivo alla sapienza: Sir 1,1-10; tutto il resto di Sir 1,1โ2,18 รจ in realtร dedicato alla sapienza; โ Prima Parte: Sir 3โ23: prima collezione sapienziale (temi sapienziali diversi); โ Inno con la sapienza personificata come protagonista: Sir 24,1-29; in Sir 24.30-34 รจ il sapiente stesso che si presenta; โ Seconda parte: Sir 25,1โ42,14: nuova raccolta di temi sapienziali diversi; โ Inno a Dio per la sua creazione: Sir 42,15โ43,33; Terza parte: Sir 44bโ50: lโelogio dei padri; Inno conclusivo: Sir 51: salmo conclusivo sul dono della sapienza.
Nel pregevole commentario maggiore a Siracide curato da Maria Carmela Palmisano (ed. San Paolo, Cinisello B. [MI] 2016), sorella della Comunitร di Loyola e dottore in Esegesi al Pontifico Istituto Biblico con una tesi proprio su Siracide, si troverร alle pp. 13-14 una struttura letteraria piรน ampia. Attualmente la studiosa lavora allโedizione della Bibbia di Gerusalemme in lingua slovena.
Mitezza e umiltร
Secondo Maria Carmela Palmisano, Sir 1,1โ4,10 raccoglie la propria riflessione attorno al tema dellโorigine della sapienza e il suo insegnamento.
Dopo aver tratteggiato nel c. 1 il rapporto tra la sapienza e il timore di Dio (Sir 1,1-30), il c. 2 affronta la tematica esistenziale della โprova/peirasmosโ che sempre accompagna la vita e lโesperienza del credente. Essa รจ un vero e proprio โcrogiuolo dellโumiliazione/kaminos tapeinลseลsโ (Sir 2,1-20) che purifica e produce le persone โaccette (a Dio) /dektoiโ (2,5).
Nel c. 3 lโautore si sofferma dapprima a meditare sul rapporto verso i genitori e lโascolto del Signore, quasi un commento al quarto comandamento (Sir 3,1-16), mentre nella seconda parte del capitolo (Sir 3,17-31) si riflette sul legame tra lโumiltร e la sapienza. Sir 4,1-10 conclude la prima sezione parlando della sapienza e del bisogno di aiuto.
Con il tipico fraseggio sapienziale, nel brano di Sir 3,17-31 il maestro si rivolge al discepolo perchรฉ sviluppi nellโambito familiare e sociale un atteggiamento esistenziale di โumiltร /praรผtฤsโ. Lโagire con misericordia, infatti, permette di ottenere da Dio il perdono dei peccati (cf. Sir 3,3.14) e lโascolto nel momento della prova (cf. 2,10). Occorre esercitare la mitezza nelle attivitร quotidiane (v. 17), nellโesercizio del potere (vv. 18-20) e nella sfera intellettuale (vv. 21-24).
Lโumiltร appartiene al campo semantico della modestia e ai concetti ad essi correlati: โmitezzaโ, โumiltร โ e โcompassione โ, opposti a โorgoglioโ, โarroganzaโ e โsuperbiaโ. La grazia di Dio si manifesta a coloro che, tanto piรน sono grandi, tanto piรน si umiliano, relativizzando le cose, senza cadere nellโautoesaltazione, nella superbia, anticamera della protervia che impone agli altri le proprie convinzioni, atteggiamenti di vitaโฆ
Grazie alla sua preparazione accurata, il credente puรฒ accedere a tutti i gradini della scala sociale, politica, economica, accademica ecc. (escludiamo decisamente quella ecclesiale). Ma dimostra la sua grandezza nella sua umiltร e mitezza, nel non attribuire a se stesso tutti i meriti riconosciuti e ottenuti, senza cadere in vanterie e narcisismi vari. Sa tenere un sereno atteggiamento di understatement, di basso profilo. I meriti di un duro lavoro emergeranno e, prima o poi, saranno anche riconosciuti pubblicamente.
Molti sono โesaltati/hypseloiโ (< โhypsos/altezzaโ) โ anticamera della superbia โ e โfamosi/endoxoiโ (< โdoxa/gloriaโ), ma i suoi โmisteri/mysterionโ (ebr. sรดd) Dio li rivela agli โumili/tapeinoiโ, a coloro che โsi abbassanoโ. Umiltร non รจ umiliazione e bassa o nulla stima di sรฉ. ยซNon valutatevi piรน di quanto conviene โ chiede san Paolo โ, ma valutatevi in modo saggio e giustoยป (Rm 12,3).
Lโautore di Siracide incoraggia a dedicarsi alla rivelazione di Dio espressa dai profeti, piรน che alle speculazioni apocalittiche proprie dei circoli enochici e degli esseni, presenti anche a Qumran (cf. il Libro dei misteri = 1Q27 o 1QMyst).
Orgoglio intellettuale
Per il maestro di sapienza รจ opportuno tenersi lontano dallโorgoglio intellettuale (vv. 21-24). La critica alla scienza e alla possibilitร di penetrare i misteri dellโuniverso รจ un motivo antico e presente giร in Euripide (cf. Le Baccanti, 393-399). Il sapiente invita a non esplorare realtร superiori alle proprie forze; egli indica nella rivelazione divina contenuta nella Torah/lโIstruzione il bagaglio sapienziale indispensabile e sufficiente perchรฉ il discepolo, che si muove nellโambito della cultura ellenistica di Alessandria dโEgitto, abbia gli strumenti per confrontarsi con altri indirizzi culturali.
ร evidente, dallโinsieme della rivelazione biblica e da una sua corretta ermeneutica complessiva, che non si intende escludere, demonizzare o disprezzare la ricerca scientifica. Non vanno trasposti in modo fondamentalista e letteralista al testo biblico le problematiche e gli indirizzi interpretativi propri della modernitร .
Il saggio Siracide intende ammonire coloro che presumono di identificare nelle loro conoscenze scientifiche raggiunte con lโintelligenza umana la totalitร delle conoscenze ottenibili per comprendere la realtร e di individuare i giusti cammini dellโuomo per una sua piena umanizzazione.
Il discorso รจ attualissimo. Non tutto ciรฒ che รจ scientificamente possibile รจ eticamente attuabile. La spiegazione scientifica non rende conto della totalitร delle esperienze e dei bisogni di senso dellโumanitร . I campi della scienza, della filosofia e della teologia si pongono su livelli diversi, che possono perรฒ trovare una grande opportunitร di dialogo e di integrazione. La superbia sta nellโarroganza di colui che pretende di far assurgere il proprio campo di sapere come lโunico che puรฒ rendere conto della totalitร e della profonditร dellโinsieme delle realtร esperite dallโuomo.
Elemosina e giustizia
Nei vv. 30-31 lโumiltร prende il volto della misericordia praticata verso gli altri. Nella traduzione greca della LXX eleฤmosynฤ traduce o lโebr. โแธฅesed /amore misericordioso e fedeleโ o โแนฃedฤqฤh/giustiziaโ (per il v. 30 il cod. A ha โgiustizia/caritร โ invece di โelemosinaโ). Che lโelemosina fosse efficace per ottenere il perdono di Dio รจ ricordato nei testi recenti dellโAT: Tb 12,9; Dn 4,24; cf. anche il Talmud babilonese nei trattati RoshHaShanah 181; Yevamot 105a; Baba Batra 10b.
ร molto interessante il fatto che nella Bibbia il perdono dei peccati sia raccordato a unโopera sociale concreta di umanizzazione e non solo collegato ad unโofferta cultuale al tempio. Il peccato รจ una rottura di rapporti con Dio e con le persone e il ristabilimento della โgiustiziaโ, cioรจ di un rapporto buono di alleanza con Dio, รจ strettamente connesso con il riallacciamento di relazioni buone anche con il prossimo. Siracide ricorda che coloro che avranno avuto un comportamento di attenzione verso il povero otterranno il perdono dei propri peccati, il ricordo grato imperituro di coloro che saranno beneficiati e lโaiuto divino nel momento della prova.
La riflessione complessiva della tradizione cristiana ha approfondito nei secoli il concetto di elemosina, parlando fra lโaltro di โcaritร lungaโ (ยซpoliticaยป, secondo papa Paolo VI) e di ipoteca sociale sulla proprietร privata.
Lโelemosina oggi รจ percepita come ristabilimento di una giustizia infranta piรน o meno consapevolmente. Lโelemosina/caritร /giustizia deve andare alle radici del verificarsi del fenomeno della povertร /impoverimento di popolazioni e continenti interi causato da un comportamento iniquo e predatorio del primo mondo. In ogni caso, un buon rapporto con Dio รจ collegato ad un rapporto di giustizia con lโuomo. Un grande apporto della religione ebraica e cristiana.
Codice dโonore
Invitato a โpranzo/deipnonโ (pasto principale della giornata, serale) in giorno di sabato da uno dei capi della corrente religiosa dei farisei โ la piรน influente sul popolo e che aveva di mira di far vivere a tutto il popolo le regole di puritร vissute dai sacerdoti nel tempio โ Gesรน impartisce dapprima un insegnamento sapienziale basato sul codice di onore (Lc 14,1.7-11).
Secondo gli studi dellโantropologo americano Bruce J. Malina, questo รจ il codice fondamentale che regge le culture che si affacciano sul Mediterraneo (e dellโOccidente in genere): la persona vale per lโonore che riesce a ottenere e a mantenere con il comportamento proprio e della propria famiglia/clan.
Gesรน osserva la scelta ricercata (exelegonto) da parte degli invitati dei โprimi posti/prลtoklisiaiโ su cui porsi a โgiacere/reclinarsi/klinลโ per il pranzo (vizio antico e sempre nuovoโฆ; tutti vogliono salire sul carro del vincitore o farsi un selfie col potente di turnoโฆ). Gesรน ne fa unโoccasione per impartire a loro una lezione sapienziale inculturata di umiltร , a partire dal codice di onore apprezzato da loro al massimo livello.
Scegliendo โlโultimo posto/ton eschaton toponโ si avrร (forse) la possibilitร di esser chiamato dal padrone di casa a โ(lett.) verso dal basso piรน in alto andare/camminare/pros-ana-bฤthiโ, probabilmente verso un posto del convivio piรน vicino a quello occupato dal padrone di casa. Allora lโinvitato umile farร il โtraslocoโ ricevendo โgloria/doxaโ davanti a tutti i convitati. Lโinvitato umile viene esaltato, il suo onore รจ accresciuto pubblicamente. Il suo riconoscimento sociale aumenta enormemente di livello.
Sali piรน in alto
La situazione opposta prevede che lโinvitato arrivista e arrampicatore sociale che ha scelto il โprimo posto a giacere/prลtoklisiaโ sia declassato dallโospite padrone di casa allโultimo posto (ton eschaton topon), dal momento che รจ stato invitato uno โpiรน degno/ragguardevole/entimoterosโ di lui (< entimos = caro; di gran valore; prezioso; importante, ragguardevole; degno dโonore, come Epafrodito in Fil 2,29) (< timฤ = prezzo, stima, pregio, considerazione, rispetto, ossequio, onore).
In questo caso lโinvitato arrivista (e superbamente altezzoso) dovrร cominciare lentissimamente (โcomincerร /arxฤi, pare di vedere la scena pietosa) il โtraslocoโ e occupare โcon vergogna/metร aischynฤsโ lโultimo posto (tragitto deprimente al massimo, ancorchรฉ velato e nascosto da camerieri impeccabili, che perรฒ non potranno difendere lโindifendibile). Una scena aborrita nel mondo mediorientale e in tutto il mondo โcivilizzatoโ impostato sulla logica della concorrenza spietata, sul look e sullโapparire sempre โbelli, giovani, sani e vincentiโ.
Gesรน ne trae una conclusione sapienziale indiscutibile, irrefutabile. Normalmente โchi si esalta/ho hypsลn heautonโ (cf. gli hypsฤloi di Sir 3,19) prima o poi sarร umiliato dagli uomini o dalla storia, mentre chi si umilia /ho tapeinลn heauton sarร esaltato. Un passivo humanum-divinum, si potrebbe dire, nella mente di Gesรน: egli sta infatti preparando il trapasso da una lezione sapienziale a una evangelica. La sapienza, infatti โ anche quella biblica โ, intende insegnare lโarte del ben vivere. Insegna ciรฒ che si puรฒ ricavare, in tutti gli ambienti, dopo una riflessione sulle esperienze umane universali. Il buon senso, si potrebbe intendere.
Solo che Gesรน vuol andare ben oltre il buon senso. Di buon senso si puรฒ anche morire.
Negazione dialettica
Dopo aver impartito agli invitati una lezione sapienziale su come devono comportarsi a un pranzo โ cioรจ con umiltร โ, Gesรน si rivolge allโโanfitrione, ospite responsabile dellโinvito/tลi keklฤkotiโ fatto a lui e a tutti i presenti. A lui impartisce una lezione di comportamento evangelico che deve essere seguito da ogni munifico padrone di casa che voglia essere discepolo di Gesรน.
Gesรน gli prospetta lโeventualitร che il suo anfitrione intenda fare degli inviti a un pranzo mattutino (ariston) o a un pranzo serale (deipnon).
Nella sua lezione Gesรน segue una regola semantica presente nel modo di ragionare mediorientale, etichettata dagli studiosi come negazione dialettica. Senza negare il primo membro di una frase, si intende sottolineare soprattutto il secondo. Essa puรฒ essere intesa in questo senso: โNon solo e non tanto, ma anche e soprattuttoโ. Offro alcuni esempi, che potrebbero chiarire le affermazioni di Gesรน altrimenti in parte contraddittorie con altre sue stesse espressioni.
ยซNon sono venuto tanto e solo per chiamare i giusti, ma anche e soprattutto i peccatoriยป (Mc 2,17). Gesรน chiama tutti โ giusti e peccatori โ, ma soprattutto i peccatori (โa conversioneโ precisa Lc 5,32). ยซIl Figlio dellโuomo non รจ venuto tanto e solo per essere servito, ma anche e soprattutto per servire e dare la sua vita in riscatto perย moltiยป (Mc 10,45). Gesรน รจ venuto per โservire/diakoneinโ. Ciรฒ non toglie che anche i discepoli debbano โservire/diakoneinโ Gesรน (Mt 8,15, specialmente nella persona del prossimo Mt 25,44-45; 27,55; Gv 12,2 e in particolare 26: ยซSe uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, lร sarร anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerร ยป.
Dio non ha tanto inviato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo โ dice Gesรน nel vangelo di Giovanni โ, ma anche e soprattutto perchรฉ il mondo sia salvato per mezzo di lui (Gv 3,17). Gesรน infatti, giudica (in parte) il mondo (cf. Gv 5,30, 8,15-16), che di fatto si autogiudica.
ยซNon sono venuto tanto ad abolire (la Legge e i Profeti) โ afferma Gesรน in una frase fondamentale del vangelo di Matteo โ, ma anche e soprattutto a portare a compimentoยป (Mt 5,17). Gesรน ha fatto sia lโuna che lโaltra cosa, con lโaccento posto sul compimento. (Cosรฌ vanno intese anche le sei cosiddette โantitesiโ di Mt 5,21-48, comprensibili meglio quali โprecisazioniโ: ยซavete inteso che fu detto, ebbene io vi dico anche e soprattuttoโฆยป).
Poveri, storpi, impossibilitati
Quando fai un โricevimento/dochฤโ (v. 13; < dechomai = accogliere; โcolazioneโ o โcenaโ che sia) โ dice Gesรน al suo anfitrione โ, non invitare tanto e solo i tuoi amici, i tuoi fratelli, i membri del tuo clan ricchi (ben distinti e individuabili dallโarticolo che li precede), ma anche e soprattutto poveri, storpi, zoppi e ciechi (indistintamente, senza articolo che li individui con precisione!). Non si nega la prima parte della frase, ma si sottolinea con forza la seconda.
Non ti propongo โ sembra dire Gesรน al suo anfitrione โ unโazione di buon senso, sapienziale, che accresca il tuo prestigio, onore, gloria, in quanto in linea col buon vivere delineato dal galateo familiare e sociale. Non ti propongo unโazione basata sul do ut des, sulla logica contrattualistica del contraccambio paritetico (ant-apo-doma, antapodounai, antapodothฤsetai (< ant-apo-didลmi = lett.: โal posto diโ โin cambioโ โdonareโ [qualcosa]). Seguendo questa logica, i tuoi invitati si sentiranno in dovere di contraccambiare alla prima occasione.
Un circolo โviziosoโ di doni di convenienza che mantiene tutti in una spirale che non esce mai dai confini del previsto e del dovuto, intristendo nel giร fatto, nel giร conosciuto, in unโatmosfera priva di novitร , di speranza, di futuro. Un circolo vizioso entropico.
Ti propongo โ sembra dire Gesรน al suo anfitrione โ unโazione non di buon senso, apparentemente senza senso, unโazione che non segue la logica sapienziale del buon vivere secondo il galateo familiare e sociale predeterminato e accettato da tutti. Unโazione apparentemente stolta, incomprensibile.
Ti propongo unโazione dettata da una mentalitร evangelica.
Al tuo ricevimento โ dice Gesรน al suo anfitrione โ invita pure le persone a te care e conosciute, ma fai venire anche e soprattutto persone non ricche, male in arnese, mal viste e mal sopportate dal tuo entourage e dalla societร , bisognose di assistenza per poter camminare e orientarsi nella vita. Essi โnon hanno/ouch echousin [di che] contraccabiarti/antapodounai soiโ.
Beatoโฆ non hanno da contraccambiarti!
Ti assicuro โ gli dice Gesรน โ che ti sentirai โbeato, felice/makariosโ โproprio per questo/hotiโ.
Non avrai agito, infatti, secondo il codice del dovuto, del contraccambio paritetico che avvelena il cuore col giร visto, con lo scontato, con la noia del galateo. Avrai agito, invece, secondo il codice del gratuito.
Sarai felice perchรฉ avrai immesso nel mondo qualcosa di inatteso, di nuovo, di eccedente il buon senso; qualcosa di fresco, qualcosa che apre al futuro, alla novitร . Qualcosa di creativo, capace di innescare processi di relazioni nuove e inaspettate, ricche di umanitร , di integrazione di mentalitร e sensibilitร diverse. Sviluppo e non entropia.
Questa รจ felicitร umana, profonda.
Questa รจ la felicitร divina che Dio Padre dona giร ora a chi vive la gratuitร .
E la darร in abbondanza quando radunerร tutti i suoi figli attorno allโunica mensa.
Ci saranno primi posti per tutti vicino al padrone di casa.
Una gioia che ho visto di persona negli occhi di una coppia di sposi che ha realizzato lโinvito/comando di Gesรน alla lettera โ come sanno essere radicali i giovani โ il giorno delle loro nozze.
Umili ed evangelici
La ricchezza della Chiesa sono i poveri, dice papa Francesco. Un tesoro prezioso di umanitร e di gratuitร . Unโโoccasioneโ per tutti di restare umani, di diventare e mantenersi evangelici.
Oltre il buon senso, oltre le norme, necessarie ma interpretate spesso in modo ristrettivo ed egoistico.
Alla mensa del cibo e dellโumanitร cโรจ spazio per tutti.
Non si tratta di elemosina, ma di giustizia rispetto a violenze e iniquitร commesse in precedenza, anche se non avvertite, conosciute o perpetrate in prima persona.
Il sapiente insegnava lโumiltร e la mitezza.
Gesรน รจ sulla stessa linea. La porta solo a compimento nellโapprofondimento evangelico.
Profonditร apparentemente straniante.
Irrompe dallโalto della sovranitร del Padre.
Umili ed evangelici.
Gioia e primi posti per tutti!
Commento a cura di padre Roberto Mela scj
Fonte del commento: Settimana News
Letture della
XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO โ ANNO C
Prima Lettura
Fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore.
Dal libro del Sirร cide
Sir 3,19-21.30.31 (NV) [gr. 3,17-20.28-29]
Figlio, compi le tue opere con mitezza,
e sarai amato piรน di un uomo generoso.
Quanto piรน sei grande, tanto piรน fatti umile,
e troverai grazia davanti al Signore.
ย
Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi,
ma ai miti Dio rivela i suoi segreti.
Perchรฉ grande รจ la potenza del Signore,
e dagli umili egli รจ glorificato.
ย
Per la misera condizione del superbo non c’รจ rimedio,
perchรฉ in lui รจ radicata la pianta del male.
Il cuore sapiente medita le parabole,
un orecchio attento รจ quanto desidera il saggio.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 67 (68)
R. Hai preparato, o Dio, una casa per il povero.
I giusti si rallegrano,
esultano davanti a Dio
e cantano di gioia.
Cantate a Dio, inneggiate al suo nome:
Signore รจ il suo nome. R.
ย
Padre degli orfani e difensore delle vedove
รจ Dio nella sua santa dimora.
A chi รจ solo, Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri. R.
ย
Pioggia abbondante hai riversato, o Dio,
la tua esausta ereditร tu hai consolidato
e in essa ha abitato il tuo popolo,
in quella che, nella tua bontร ,
hai reso sicura per il povero, o Dio. R.
Seconda Lettura
Vi siete accostati al monte Sion, alla cittร del Dio vivente.
Dalla lettera agli Ebrei
Eb 12,18-19.22-24a
ย
Fratelli, non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile nรฉ a un fuoco ardente nรฉ a oscuritร , tenebra e tempesta, nรฉ a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere piรน a loro la parola.
ย
Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla cittร del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, allโadunanza festosa e allโassemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesรน, mediatore dellโalleanza nuova.
Parola di Dio
Vangelo
Chiunque si esalta sarร umiliato, e chi si umilia sarร esaltato.

Lc 14, 1.7-14
Avvenne che un sabato Gesรน si recรฒ a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: ยซQuando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perchรฉ non ci sia un altro invitato piรน degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: โCรจdigli il posto!โ. Allora dovrai con vergogna occupare lโultimo posto. Invece, quando sei invitato, vaโ a metterti allโultimo posto, perchรฉ quando viene colui che ti ha invitato ti dica: โAmico, vieni piรน avanti!โ. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perchรฉ chiunque si esalta sarร umiliato, e chi si umilia sarร esaltatoยป.
Disse poi a colui che lโaveva invitato: ยซQuando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici nรฉ i tuoi fratelli nรฉ i tuoi parenti nรฉ i ricchi vicini, perchรฉ a loro volta non ti invitino anchโessi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perchรฉ non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giustiยป.
Parola del Signore
