Commento al Vangelo del 1 Settembre 2019 – p. Roberto Mela scj

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Non hanno da contraccambiarti

La lettura liturgica di un minuscolo brano del Siracide offre lโ€™occasione per offrire alcune note introduttive a questo libro sapienziale. Non รจ infatti sempre facile orientarsi allโ€™interno di questi libri non molto conosciuti e letti in ambito liturgico cristiano.

Siracide, il poliedrico

Nella sua pregevole introduzione al โ€œPentateuco Sapienzialeโ€ (Pr, Gb, Qo, Sir, Sap), lo specialista Luca Mazzinghi (che ha collaborato criticamente alla nuova traduzione italiana della CEI 2008 e che in questa prima parte del nostro commento seguiamo da vicino, spesso letteralmente) ricorda che il libro del Siracide รจ probabilmente il primo libro โ€œfirmatoโ€ della Bibbia. Nellโ€™Epilogo (Sir 50,27, in greco) lโ€™autore si firma come ยซGesรน, figlio di Sira, figlio di Eleazaro, di Gerusalemme, che ha riversato come pioggia la sapienza del cuoreยป, mentre nel Prologo (testo non canonico con una numerazione di 35 versetti secondo lโ€™edizione del testo greco curata da A. Rahlfs) il traduttore (che รจ poi il nipote dellโ€™autore) lo chiama ยซmio nonno Gesรนยป (v. 7). Il testo ebraico di Sir 50,27 recita invece ยซSimeone, figlio di Gesรน, figlio di Eleร zaro, figlio di Siraยป (cf. anche il testo ebraico di Sir 51,30 nella nota della Bibbia di Gerusalemme).

I codici greci titolano il libro con Sapienza di Sirach oppure Sapienza di Gesรน figlio di Sirach. I moderni preferiscono la dizione ebraica di Libro di Ben Sira (โ€œfiglio di Siraโ€) oppure di Siracide (cosรฌ CEI 2008).

Girolamo lo traduce dandogli il titolo di Ecclesiasticus (liber), e cosรฌ il libro รจ spesso chiamato ancora Ecclesiastico. Rufino (Iulia Concordia, 345 circa โ€“ Sicilia, 411), afferma che tale dizione รจ dovuta al fatto che il Siracide, pur essendo usato nella Chiesa, non รจ canonico, ma comunque โ€œecclesiasticoโ€, a motivo del suo uso didattico nella predicazione cristiana. Naturalmente oggi, a partire dal concilio di Trento e a differenza di quello che afferma Rufino, il testo รจ riconosciuto come canonico, cioรจ appartenente alla lista dei libri normativi e approvati dalla Chiesa.

Il testo ebraico fu composto probabilmente a Gerusalemme intorno allโ€™anno 185 a.C., negli anni tranquilli di Seleuco Filopatore (187-175 a.C.), successo ad Antioco III (il Grande (223-187 a.C.) e predecessore del terribile Antioco IV (175-164 a.C.) persecutore degli ebrei. Lโ€™autore dichiara apertamente di essere un saggio ebreo molto conosciuto, colto, viaggiatore, aperto alla cultura ellenistica.

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Il nipote di Ben Sira giunse ad Alessandria dโ€™Egitto e curรฒ la traduzione in greco nel 132 a.C., come afferma nel Prologo (v. 28). Permise in tal modo alla profonda cultura religiosa ebraica di essere divulgata nel vasto mondo di quella greco-ellenistica, a testimonianza dei grandi traguardi da essa raggiunti, non inferiori a quelli della cultura coeva dominante.

Conosciamo un testo greco lungo e un testo greco breve. Quello breve รจ considerato dagli studiosi il piรน autorevole e seguito dalla traduzione CEI 1974 e 1978. La traduzione CEI 2008 segue, invece, il testo greco lungo (nellโ€™edizione critica curata da J. Ziegler), mettendo in carattere tondo il testo breve e in corsivo le aggiunte del testo lungo.

Lโ€™ottima Bibbia di Gerusalemme (ed. Dehoniane Bologna, che si avvale del lavoro dei padri domenicani dellโ€™ร‰cole Biblique, situata nel Convento di Santo Stefano a Gerusalemme) riporta in corsivo, nelle preziose note a piรจ di pagina, le varianti presenti nelle parti del testo latino della Neovolgata e del testo ebraico rinvenuto. Tra il 1896 e il 1965 sono stati scoperti infatti quattordici manoscritti al Cairo, a Qumran e a Masada, che hanno restituito circa 1.098 versetti su un totale di 1.616 (67,94 %). Mancano i testi di Sir 1โ€“2 e della sezione di Sir 17โ€“29. Siamo in presenza del testo ebraico originale, e non di una retroversione. Purtroppo, anche qui abbiamo un testo ebraico in due recensioni diverse, Ebraico I ed Ebraico II (cf. ad es., la lunga inserzione di Ebr II dopo Sir 51,12: un salmo di lode analogo al Sal 136). Del testo ebraico manca ancora lโ€™edizione critica.

La tradizione sapienziale

La tradizione ebraica piรน antica si era incanalata in modo equilibrato fra la teologia deuteronomistica (Dt/dtr) che si fondava sulle possibilitร  dellโ€™uomo di osservare la Legge e la tradizione sacerdotale (P), fondata piรน sulla promessa e quindi sul culto. La tradizione apocalittica rimandava invece tutto ad un intervento radicale, futuro, di Dio. Giobbe e Qohelet contestano le due prospettive teologiche tradizionali rifiutando perรฒ anche quella dellโ€™apocalittica.

Siracide non nega la fiducia nellโ€™intervento divino e non minimizza il valore del culto. Recupera tuttavia la libertร  dellโ€™uomo e quindi anche il grande tema dellโ€™osservanza della legge di Dio, senza perรฒ appiattirsi su di essa. Siracide ci appare cosรฌ un felice tentativo di sintesi tra le prospettive tradizionali di Israele (il patto e la promessa) e, insieme, lโ€™approccio sapienziale alla realtร  (lโ€™esperienza della vita), senza prendere mai la via proposta dallโ€™apocalittica.

Struttura letteraria di Siracide

Secondo Mazzinghi, la struttura letteraria del Siracide puรฒ essere cosรฌ definita a grandi linee: โ€“ Inno introduttivo alla sapienza: Sir 1,1-10; tutto il resto di Sir 1,1โ€“2,18 รจ in realtร  dedicato alla sapienza; โ€“ Prima Parte: Sir 3โ€“23: prima collezione sapienziale (temi sapienziali diversi); โ€“ Inno con la sapienza personificata come protagonista: Sir 24,1-29; in Sir 24.30-34 รจ il sapiente stesso che si presenta; โ€“ Seconda parte: Sir 25,1โ€“42,14: nuova raccolta di temi sapienziali diversi; โ€“ Inno a Dio per la sua creazione: Sir 42,15โ€“43,33; Terza parte: Sir 44bโ€“50: lโ€™elogio dei padri; Inno conclusivo: Sir 51: salmo conclusivo sul dono della sapienza.

Nel pregevole commentario maggiore a Siracide curato da Maria Carmela Palmisano (ed. San Paolo, Cinisello B. [MI] 2016), sorella della Comunitร  di Loyola e dottore in Esegesi al Pontifico Istituto Biblico con una tesi proprio su Siracide, si troverร  alle pp. 13-14 una struttura letteraria piรน ampia. Attualmente la studiosa lavora allโ€™edizione della Bibbia di Gerusalemme in lingua slovena.

Mitezza e umiltร 

Secondo Maria Carmela Palmisano, Sir 1,1โ€“4,10 raccoglie la propria riflessione attorno al tema dellโ€™origine della sapienza e il suo insegnamento.

Dopo aver tratteggiato nel c. 1 il rapporto tra la sapienza e il timore di Dio (Sir 1,1-30), il c. 2 affronta la tematica esistenziale della โ€œprova/peirasmosโ€ che sempre accompagna la vita e lโ€™esperienza del credente. Essa รจ un vero e proprio โ€œcrogiuolo dellโ€™umiliazione/kaminos tapeinลseลsโ€ (Sir 2,1-20) che purifica e produce le persone โ€œaccette (a Dio) /dektoiโ€ (2,5).

Nel c. 3 lโ€™autore si sofferma dapprima a meditare sul rapporto verso i genitori e lโ€™ascolto del Signore, quasi un commento al quarto comandamento (Sir 3,1-16), mentre nella seconda parte del capitolo (Sir 3,17-31) si riflette sul legame tra lโ€™umiltร  e la sapienza. Sir 4,1-10 conclude la prima sezione parlando della sapienza e del bisogno di aiuto.

Con il tipico fraseggio sapienziale, nel brano di Sir 3,17-31 il maestro si rivolge al discepolo perchรฉ sviluppi nellโ€™ambito familiare e sociale un atteggiamento esistenziale di โ€œumiltร /praรผtฤ“sโ€. Lโ€™agire con misericordia, infatti, permette di ottenere da Dio il perdono dei peccati (cf. Sir 3,3.14) e lโ€™ascolto nel momento della prova (cf. 2,10). Occorre esercitare la mitezza nelle attivitร  quotidiane (v. 17), nellโ€™esercizio del potere (vv. 18-20) e nella sfera intellettuale (vv. 21-24).

Lโ€™umiltร  appartiene al campo semantico della modestia e ai concetti ad essi correlati: โ€œmitezzaโ€, โ€œumiltร โ€ e โ€œcompassione โ€œ, opposti a โ€œorgoglioโ€, โ€œarroganzaโ€ e โ€œsuperbiaโ€. La grazia di Dio si manifesta a coloro che, tanto piรน sono grandi, tanto piรน si umiliano, relativizzando le cose, senza cadere nellโ€™autoesaltazione, nella superbia, anticamera della protervia che impone agli altri le proprie convinzioni, atteggiamenti di vitaโ€ฆ

Grazie alla sua preparazione accurata, il credente puรฒ accedere a tutti i gradini della scala sociale, politica, economica, accademica ecc. (escludiamo decisamente quella ecclesiale). Ma dimostra la sua grandezza nella sua umiltร  e mitezza, nel non attribuire a se stesso tutti i meriti riconosciuti e ottenuti, senza cadere in vanterie e narcisismi vari. Sa tenere un sereno atteggiamento di understatement, di basso profilo. I meriti di un duro lavoro emergeranno e, prima o poi, saranno anche riconosciuti pubblicamente.

Molti sono โ€œesaltati/hypseloiโ€ (< โ€œhypsos/altezzaโ€) โ€“ anticamera della superbia โ€“ e โ€œfamosi/endoxoiโ€ (< โ€œdoxa/gloriaโ€), ma i suoi โ€œmisteri/mysterionโ€ (ebr. sรดd) Dio li rivela agli โ€œumili/tapeinoiโ€, a coloro che โ€œsi abbassanoโ€. Umiltร  non รจ umiliazione e bassa o nulla stima di sรฉ. ยซNon valutatevi piรน di quanto conviene โ€“ chiede san Paolo โ€“, ma valutatevi in modo saggio e giustoยป (Rm 12,3).

Lโ€™autore di Siracide incoraggia a dedicarsi alla rivelazione di Dio espressa dai profeti, piรน che alle speculazioni apocalittiche proprie dei circoli enochici e degli esseni, presenti anche a Qumran (cf. il Libro dei misteri = 1Q27 o 1QMyst).

Orgoglio intellettuale

Per il maestro di sapienza รจ opportuno tenersi lontano dallโ€™orgoglio intellettuale (vv. 21-24). La critica alla scienza e alla possibilitร  di penetrare i misteri dellโ€™universo รจ un motivo antico e presente giร  in Euripide (cf. Le Baccanti, 393-399). Il sapiente invita a non esplorare realtร  superiori alle proprie forze; egli indica nella rivelazione divina contenuta nella Torah/lโ€™Istruzione il bagaglio sapienziale indispensabile e sufficiente perchรฉ il discepolo, che si muove nellโ€™ambito della cultura ellenistica di Alessandria dโ€™Egitto, abbia gli strumenti per confrontarsi con altri indirizzi culturali.

รˆ evidente, dallโ€™insieme della rivelazione biblica e da una sua corretta ermeneutica complessiva, che non si intende escludere, demonizzare o disprezzare la ricerca scientifica. Non vanno trasposti in modo fondamentalista e letteralista al testo biblico le problematiche e gli indirizzi interpretativi propri della modernitร .

Il saggio Siracide intende ammonire coloro che presumono di identificare nelle loro conoscenze scientifiche raggiunte con lโ€™intelligenza umana la totalitร  delle conoscenze ottenibili per comprendere la realtร  e di individuare i giusti cammini dellโ€™uomo per una sua piena umanizzazione.

Il discorso รจ attualissimo. Non tutto ciรฒ che รจ scientificamente possibile รจ eticamente attuabile. La spiegazione scientifica non rende conto della totalitร  delle esperienze e dei bisogni di senso dellโ€™umanitร . I campi della scienza, della filosofia e della teologia si pongono su livelli diversi, che possono perรฒ trovare una grande opportunitร  di dialogo e di integrazione. La superbia sta nellโ€™arroganza di colui che pretende di far assurgere il proprio campo di sapere come lโ€™unico che puรฒ rendere conto della totalitร  e della profonditร  dellโ€™insieme delle realtร  esperite dallโ€™uomo.

Elemosina e giustizia

Nei vv. 30-31 lโ€™umiltร  prende il volto della misericordia praticata verso gli altri. Nella traduzione greca della LXX eleฤ“mosynฤ“ traduce o lโ€™ebr. โ€œแธฅesed /amore misericordioso e fedeleโ€ o โ€œแนฃedฤqฤh/giustiziaโ€ (per il v. 30 il cod. A ha โ€œgiustizia/caritร โ€ invece di โ€œelemosinaโ€). Che lโ€™elemosina fosse efficace per ottenere il perdono di Dio รจ ricordato nei testi recenti dellโ€™AT: Tb 12,9; Dn 4,24; cf. anche il Talmud babilonese nei trattati RoshHaShanah 181; Yevamot 105a; Baba Batra 10b.

รˆ molto interessante il fatto che nella Bibbia il perdono dei peccati sia raccordato a unโ€™opera sociale concreta di umanizzazione e non solo collegato ad unโ€™offerta cultuale al tempio. Il peccato รจ una rottura di rapporti con Dio e con le persone e il ristabilimento della โ€œgiustiziaโ€, cioรจ di un rapporto buono di alleanza con Dio, รจ strettamente connesso con il riallacciamento di relazioni buone anche con il prossimo. Siracide ricorda che coloro che avranno avuto un comportamento di attenzione verso il povero otterranno il perdono dei propri peccati, il ricordo grato imperituro di coloro che saranno beneficiati e lโ€™aiuto divino nel momento della prova.

La riflessione complessiva della tradizione cristiana ha approfondito nei secoli il concetto di elemosina, parlando fra lโ€™altro di โ€œcaritร  lungaโ€ (ยซpoliticaยป, secondo papa Paolo VI) e di ipoteca sociale sulla proprietร  privata.

Lโ€™elemosina oggi รจ percepita come ristabilimento di una giustizia infranta piรน o meno consapevolmente. Lโ€™elemosina/caritร /giustizia deve andare alle radici del verificarsi del fenomeno della povertร /impoverimento di popolazioni e continenti interi causato da un comportamento iniquo e predatorio del primo mondo. In ogni caso, un buon rapporto con Dio รจ collegato ad un rapporto di giustizia con lโ€™uomo. Un grande apporto della religione ebraica e cristiana.

Codice dโ€™onore

Invitato a โ€œpranzo/deipnonโ€ (pasto principale della giornata, serale) in giorno di sabato da uno dei capi della corrente religiosa dei farisei โ€“ la piรน influente sul popolo e che aveva di mira di far vivere a tutto il popolo le regole di puritร  vissute dai sacerdoti nel tempio โ€“ Gesรน impartisce dapprima un insegnamento sapienziale basato sul codice di onore (Lc 14,1.7-11).

Secondo gli studi dellโ€™antropologo americano Bruce J. Malina, questo รจ il codice fondamentale che regge le culture che si affacciano sul Mediterraneo (e dellโ€™Occidente in genere): la persona vale per lโ€™onore che riesce a ottenere e a mantenere con il comportamento proprio e della propria famiglia/clan.

Gesรน osserva la scelta ricercata (exelegonto) da parte degli invitati dei โ€œprimi posti/prลtoklisiaiโ€ su cui porsi a โ€œgiacere/reclinarsi/klinลโ€ per il pranzo (vizio antico e sempre nuovoโ€ฆ; tutti vogliono salire sul carro del vincitore o farsi un selfie col potente di turnoโ€ฆ). Gesรน ne fa unโ€™occasione per impartire a loro una lezione sapienziale inculturata di umiltร , a partire dal codice di onore apprezzato da loro al massimo livello.

Scegliendo โ€œlโ€™ultimo posto/ton eschaton toponโ€ si avrร  (forse) la possibilitร  di esser chiamato dal padrone di casa a โ€œ(lett.) verso dal basso piรน in alto andare/camminare/pros-ana-bฤ“thiโ€, probabilmente verso un posto del convivio piรน vicino a quello occupato dal padrone di casa. Allora lโ€™invitato umile farร  il โ€œtraslocoโ€ ricevendo โ€œgloria/doxaโ€ davanti a tutti i convitati. Lโ€™invitato umile viene esaltato, il suo onore รจ accresciuto pubblicamente. Il suo riconoscimento sociale aumenta enormemente di livello.

Sali piรน in alto

La situazione opposta prevede che lโ€™invitato arrivista e arrampicatore sociale che ha scelto il โ€œprimo posto a giacere/prลtoklisiaโ€ sia declassato dallโ€™ospite padrone di casa allโ€™ultimo posto (ton eschaton topon), dal momento che รจ stato invitato uno โ€œpiรน degno/ragguardevole/entimoterosโ€ di lui (< entimos = caro; di gran valore; prezioso; importante, ragguardevole; degno dโ€™onore, come Epafrodito in Fil 2,29) (< timฤ“ = prezzo, stima, pregio, considerazione, rispetto, ossequio, onore).

In questo caso lโ€™invitato arrivista (e superbamente altezzoso) dovrร  cominciare lentissimamente (โ€œcomincerร /arxฤ“i, pare di vedere la scena pietosa) il โ€œtraslocoโ€ e occupare โ€œcon vergogna/metร  aischynฤ“sโ€ lโ€™ultimo posto (tragitto deprimente al massimo, ancorchรฉ velato e nascosto da camerieri impeccabili, che perรฒ non potranno difendere lโ€™indifendibile). Una scena aborrita nel mondo mediorientale e in tutto il mondo โ€œcivilizzatoโ€ impostato sulla logica della concorrenza spietata, sul look e sullโ€™apparire sempre โ€œbelli, giovani, sani e vincentiโ€.

Gesรน ne trae una conclusione sapienziale indiscutibile, irrefutabile. Normalmente โ€œchi si esalta/ho hypsลn heautonโ€ (cf. gli hypsฤ“loi di Sir 3,19) prima o poi sarร  umiliato dagli uomini o dalla storia, mentre chi si umilia /ho tapeinลn heauton sarร  esaltato. Un passivo humanum-divinum, si potrebbe dire, nella mente di Gesรน: egli sta infatti preparando il trapasso da una lezione sapienziale a una evangelica. La sapienza, infatti โ€“ anche quella biblica โ€“, intende insegnare lโ€™arte del ben vivere. Insegna ciรฒ che si puรฒ ricavare, in tutti gli ambienti, dopo una riflessione sulle esperienze umane universali. Il buon senso, si potrebbe intendere.

Solo che Gesรน vuol andare ben oltre il buon senso. Di buon senso si puรฒ anche morire.

Negazione dialettica

Dopo aver impartito agli invitati una lezione sapienziale su come devono comportarsi a un pranzo โ€“ cioรจ con umiltร  โ€“, Gesรน si rivolge allโ€™โ€œanfitrione, ospite responsabile dellโ€™invito/tลi keklฤ“kotiโ€ fatto a lui e a tutti i presenti. A lui impartisce una lezione di comportamento evangelico che deve essere seguito da ogni munifico padrone di casa che voglia essere discepolo di Gesรน.

Gesรน gli prospetta lโ€™eventualitร  che il suo anfitrione intenda fare degli inviti a un pranzo mattutino (ariston) o a un pranzo serale (deipnon).

Nella sua lezione Gesรน segue una regola semantica presente nel modo di ragionare mediorientale, etichettata dagli studiosi come negazione dialettica. Senza negare il primo membro di una frase, si intende sottolineare soprattutto il secondo. Essa puรฒ essere intesa in questo senso: โ€œNon solo e non tanto, ma anche e soprattuttoโ€. Offro alcuni esempi, che potrebbero chiarire le affermazioni di Gesรน altrimenti in parte contraddittorie con altre sue stesse espressioni.

ยซNon sono venuto tanto e solo per chiamare i giusti, ma anche e soprattutto i peccatoriยป (Mc 2,17). Gesรน chiama tutti โ€“ giusti e peccatori โ€“, ma soprattutto i peccatori (โ€œa conversioneโ€ precisa Lc 5,32). ยซIl Figlio dellโ€™uomo non รจ venuto tanto e solo per essere servito, ma anche e soprattutto per servire e dare la sua vita in riscatto perย moltiยป (Mc 10,45). Gesรน รจ venuto per โ€œservire/diakoneinโ€. Ciรฒ non toglie che anche i discepoli debbano โ€œservire/diakoneinโ€ Gesรน (Mt 8,15, specialmente nella persona del prossimo Mt 25,44-45; 27,55; Gv 12,2 e in particolare 26: ยซSe uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, lร  sarร  anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerร ยป.

Dio non ha tanto inviato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo โ€“ dice Gesรน nel vangelo di Giovanni โ€“, ma anche e soprattutto perchรฉ il mondo sia salvato per mezzo di lui (Gv 3,17). Gesรน infatti, giudica (in parte) il mondo (cf. Gv 5,30, 8,15-16), che di fatto si autogiudica.

ยซNon sono venuto tanto ad abolire (la Legge e i Profeti) โ€“ afferma Gesรน in una frase fondamentale del vangelo di Matteo โ€“, ma anche e soprattutto a portare a compimentoยป (Mt 5,17). Gesรน ha fatto sia lโ€™una che lโ€™altra cosa, con lโ€™accento posto sul compimento. (Cosรฌ vanno intese anche le sei cosiddette โ€œantitesiโ€ di Mt 5,21-48, comprensibili meglio quali โ€œprecisazioniโ€: ยซavete inteso che fu detto, ebbene io vi dico anche e soprattuttoโ€ฆยป).

Poveri, storpi, impossibilitati

Quando fai un โ€œricevimento/dochฤ“โ€ (v. 13; < dechomai = accogliere; โ€œcolazioneโ€ o โ€œcenaโ€ che sia) โ€“ dice Gesรน al suo anfitrione โ€“, non invitare tanto e solo i tuoi amici, i tuoi fratelli, i membri del tuo clan ricchi (ben distinti e individuabili dallโ€™articolo che li precede), ma anche e soprattutto poveri, storpi, zoppi e ciechi (indistintamente, senza articolo che li individui con precisione!). Non si nega la prima parte della frase, ma si sottolinea con forza la seconda.

Non ti propongo โ€“ sembra dire Gesรน al suo anfitrione โ€“ unโ€™azione di buon senso, sapienziale, che accresca il tuo prestigio, onore, gloria, in quanto in linea col buon vivere delineato dal galateo familiare e sociale. Non ti propongo unโ€™azione basata sul do ut des, sulla logica contrattualistica del contraccambio paritetico (ant-apo-doma, antapodounai, antapodothฤ“setai (< ant-apo-didลmi = lett.: โ€œal posto diโ€ โ€œin cambioโ€ โ€œdonareโ€ [qualcosa]). Seguendo questa logica, i tuoi invitati si sentiranno in dovere di contraccambiare alla prima occasione.

Un circolo โ€œviziosoโ€ di doni di convenienza che mantiene tutti in una spirale che non esce mai dai confini del previsto e del dovuto, intristendo nel giร  fatto, nel giร  conosciuto, in unโ€™atmosfera priva di novitร , di speranza, di futuro. Un circolo vizioso entropico.

Ti propongo โ€“ sembra dire Gesรน al suo anfitrione โ€“ unโ€™azione non di buon senso, apparentemente senza senso, unโ€™azione che non segue la logica sapienziale del buon vivere secondo il galateo familiare e sociale predeterminato e accettato da tutti. Unโ€™azione apparentemente stolta, incomprensibile.

Ti propongo unโ€™azione dettata da una mentalitร  evangelica.

Al tuo ricevimento โ€“ dice Gesรน al suo anfitrione โ€“ invita pure le persone a te care e conosciute, ma fai venire anche e soprattutto persone non ricche, male in arnese, mal viste e mal sopportate dal tuo entourage e dalla societร , bisognose di assistenza per poter camminare e orientarsi nella vita. Essi โ€œnon hanno/ouch echousin [di che] contraccabiarti/antapodounai soiโ€.

Beatoโ€ฆ non hanno da contraccambiarti!

Ti assicuro โ€“ gli dice Gesรน โ€“ che ti sentirai โ€œbeato, felice/makariosโ€ โ€œproprio per questo/hotiโ€.

Non avrai agito, infatti, secondo il codice del dovuto, del contraccambio paritetico che avvelena il cuore col giร  visto, con lo scontato, con la noia del galateo. Avrai agito, invece, secondo il codice del gratuito.

Sarai felice perchรฉ avrai immesso nel mondo qualcosa di inatteso, di nuovo, di eccedente il buon senso; qualcosa di fresco, qualcosa che apre al futuro, alla novitร . Qualcosa di creativo, capace di innescare processi di relazioni nuove e inaspettate, ricche di umanitร , di integrazione di mentalitร  e sensibilitร  diverse. Sviluppo e non entropia.

Questa รจ felicitร  umana, profonda.

Questa รจ la felicitร  divina che Dio Padre dona giร  ora a chi vive la gratuitร .

E la darร  in abbondanza quando radunerร  tutti i suoi figli attorno allโ€™unica mensa.

Ci saranno primi posti per tutti vicino al padrone di casa.

Una gioia che ho visto di persona negli occhi di una coppia di sposi che ha realizzato lโ€™invito/comando di Gesรน alla lettera โ€“ come sanno essere radicali i giovani โ€“ il giorno delle loro nozze.

Umili ed evangelici

La ricchezza della Chiesa sono i poveri, dice papa Francesco. Un tesoro prezioso di umanitร  e di gratuitร . Unโ€™โ€œoccasioneโ€ per tutti di restare umani, di diventare e mantenersi evangelici.

Oltre il buon senso, oltre le norme, necessarie ma interpretate spesso in modo ristrettivo ed egoistico.

Alla mensa del cibo e dellโ€™umanitร  cโ€™รจ spazio per tutti.

Non si tratta di elemosina, ma di giustizia rispetto a violenze e iniquitร  commesse in precedenza, anche se non avvertite, conosciute o perpetrate in prima persona.

Il sapiente insegnava lโ€™umiltร  e la mitezza.

Gesรน รจ sulla stessa linea. La porta solo a compimento nellโ€™approfondimento evangelico.

Profonditร  apparentemente straniante.

Irrompe dallโ€™alto della sovranitร  del Padre.

Umili ed evangelici.

Gioia e primi posti per tutti!

Commento a cura di padre Roberto Mela scj
Fonte del commento: Settimana News

Letture della
XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO โ€“ ANNO C

Prima Lettura

Fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore.

Dal libro del Sirร cide
Sir 3,19-21.30.31 (NV) [gr. 3,17-20.28-29]

Figlio, compi le tue opere con mitezza,
e sarai amato piรน di un uomo generoso.
Quanto piรน sei grande, tanto piรน fatti umile,
e troverai grazia davanti al Signore.
ย 
Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi,
ma ai miti Dio rivela i suoi segreti.
Perchรฉ grande รจ la potenza del Signore,
e dagli umili egli รจ glorificato.
ย 
Per la misera condizione del superbo non c’รจ rimedio,
perchรฉ in lui รจ radicata la pianta del male.
Il cuore sapiente medita le parabole,
un orecchio attento รจ quanto desidera il saggio.
Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Salmo 67 (68)

R. Hai preparato, o Dio, una casa per il povero.

I giusti si rallegrano,
esultano davanti a Dio
e cantano di gioia.
Cantate a Dio, inneggiate al suo nome:
Signore รจ il suo nome. R.
ย 
Padre degli orfani e difensore delle vedove
รจ Dio nella sua santa dimora.
A chi รจ solo, Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri. R.
ย 
Pioggia abbondante hai riversato, o Dio,
la tua esausta ereditร  tu hai consolidato
e in essa ha abitato il tuo popolo,
in quella che, nella tua bontร ,
hai reso sicura per il povero, o Dio. R.

Seconda Lettura

Vi siete accostati al monte Sion, alla cittร  del Dio vivente.

Dalla lettera agli Ebrei
Eb 12,18-19.22-24a

ย 
Fratelli, non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile nรฉ a un fuoco ardente nรฉ a oscuritร , tenebra e tempesta, nรฉ a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere piรน a loro la parola.
ย 
Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla cittร  del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, allโ€™adunanza festosa e allโ€™assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesรน, mediatore dellโ€™alleanza nuova.

Parola di Dio

Vangelo

Chiunque si esalta sarร  umiliato, e chi si umilia sarร  esaltato.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14, 1.7-14

Avvenne che un sabato Gesรน si recรฒ a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: ยซQuando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perchรฉ non ci sia un altro invitato piรน degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: โ€œCรจdigli il posto!โ€. Allora dovrai con vergogna occupare lโ€™ultimo posto. Invece, quando sei invitato, vaโ€™ a metterti allโ€™ultimo posto, perchรฉ quando viene colui che ti ha invitato ti dica: โ€œAmico, vieni piรน avanti!โ€. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perchรฉ chiunque si esalta sarร  umiliato, e chi si umilia sarร  esaltatoยป.
Disse poi a colui che lโ€™aveva invitato: ยซQuando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici nรฉ i tuoi fratelli nรฉ i tuoi parenti nรฉ i ricchi vicini, perchรฉ a loro volta non ti invitino anchโ€™essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perchรฉ non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giustiยป.

Parola del Signore

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